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Una volta perfezionato l’accordo per tornare in Italia, da allenatore del Genoa, siamo quasi certi che una delle prime cose che avrà fatto Shevechenko sia quella di aver cercato proprio questa data e questa partita. E magari l’avrà anche cerchiata in rosso sul calendario. Perché certe storie, certi trascorsi, non si possono ovviamente dimenticare tanto facilmente. E molto probabilmente sarà stato così anche per numerosi tifosi rossoneri, una volta appresa l’ufficialità del ritorno dell’ex attaccante ucraino.

Shevchenko, è addirittura superfluo ricordarlo, ha indossato la casacca del Milan dal 1999 al 2009 (tranne che per una parentesi di 2 anni, trascorsi a Londra con il Chelsea, dal 2006 al 2008), diventando, di fatto, il secondo marcatore più prolifico della storia rossonera, con 175 reti in 322 presenze. Davanti a lui solo una leggenda come Gunnar Nordahl, ma è innegabile che anche l’attaccante ucraino sia entrato decisamente nella storia del club meneghino, grazie anche ai numerosi titoli conquistati in questi anni (1 Coppa Italia, 1 Supercoppa italiana, 1 Scudetto, 1 Supercoppa Europea e, soprattutto, 1 Champions League ed 1 Pallone d’oro, quest’ultimo nel 2004) a suon di prestazioni da autentico protagonista e di gol, spesso decisivi.

Oggi Sheva, come detto, è l’allenatore del Genoa. Dopo aver guidato, con ottimi risultati, la nazionale dell’Ucraina, è approdato in Liguria, per la sua prima avventura da tecnico di una squadra di club. Un ritorno segnato da un esordio non propriamente esaltante, vista la sconfitta casalinga contro la Roma di Josè Mourinho ed il pareggio a reti bianche in quel di Udine. E visto anche quanto avvenuto contro la sua ex squadra.

Ad attenderlo, infatti, dall’altra parte della barricata, e su un campo decisamente piuttosto scivoloso, c’era un Ibrahimovic in grande spolvero, un funambolico Diaz, un Tonali onnipresente ed un Messias preciso ed opportunista, tra gli altri, che già nel secondo tempo riescono ad annichilire la formazione di casa, andando al riposo sul 2 a 0. Meraviglioso il gol direttamente su calcio di punizione di Ibra (la sua marcatura numero 90 in rossonero); beffardo il colpo di testa di Messias che si insacca alle spalle di Sirigu in pieno recupero.

Nel secondo tempo la formazione ligure prova anche una timida reazione, ma sul colpo di testa di Hernani si fa trovare prontissimo Maignan, che devia il pallone ed evita il gol del Genoa. Pochi minuti più tardi fa il suo ingresso sul terreno di gioco, con la maglia rossonera, l’ex di turno Pietro Pellegri, che proprio con la squadra rossoblù aveva avuto modo di esordire in Serie A nel 2016 contro il Torino, all’età di quasi 16 anni (eguagliando il record di Amedeo Amedei come più giovane esordiente nella massima serie nostrana, primato successivamente superato, nel 2021, dal difensore del Bologna Widsom Amey), per poi accasarsi al Monaco, nel 2018, per una cifra superiore ai 30 milioni di euro. Ora il giovane attaccante, entrato anche nel giro della nazionale, prova a ritagliarsi uno spazio nel club rossonero, dopo una serie di infortuni che hanno caratterizzato la prima parte della sua carriera.

Intanto, passano pochissimi istanti ed il Milan la chiude definitivamente, ancora con Messias, che con un diagonale velenoso, di piatto sinistro, segna a fil di palo e porta la sua squadra sul 3 a 0, vanificando gli sforzi profusi dalla formazione di casa alla disperata ricerca del gol che avrebbe potuto riaprire la partita. Molto importante, da questo punto di vista, la prestazione di Rovella, ultimo ad arrendersi e quasi certamente il migliore dei suoi.

Sul 3 a 0 per la squadra rossonera, la gradinata genoana, che fino a quel momento aveva comunque sostenuto con continuità i propri 11 in campo (e che, ad inizio partita, aveva anche inteso ricordare Claudio Spagnolo, il tifoso rossoblù ucciso il 29 gennaio del 1995 da una coltellata inferta da un sostenitore del Milan all’esterno del Ferraris) inizia a dare letteralmente spettacolo, quasi incurante del risultato maturato sul rettangolo di gioco.

E mentre la partita si avvicina, inesorabilmente, alla sua conclusione, c’è ancora spazio per una parata dal coefficiente di difficoltà piuttosto alto di Maignan, sul tentativo di pallonetto, dalla trequarti, di Portanova (figlio d’arte), subentrato da poco istanti, e destinato sotto la traversa. Poco dopo, però, ecco il triplice fischio del direttore di gara, che scatena, ulteriormente, l’entusiasmo dei tifosi del Milan assiepati nel settore ospiti e che non hanno mai smesso di cantare, per tutto il corso del match, e di sventolare le proprie bandiere.

I calciatori del Genoa, nel contempo, vengono chiamati a gran voce dai sostenitoro rossoblù e applauditi intensamente nonostante la sconfitta. Un atteggiamento sottolineato anche dallo stesso Sheva in conferenza stampa, che ha voluto ringraziare i propri tifosi per il supporto ed il sostegno dimostrato alla squadra. In tutti i casi, che questo debba essere un anno di transizione (l’ennesimo) per il Genoa è ormai assodato: la nuova proprietà sembra piuttosto ambiziosa, ma per vedere qualche risultato importante bisognerà attendere ovviamente ancora un po’. Così come, evidentemente, bisognerà ancora aspettare per assistere all’impostazione di gioco di Mister Shevchenko.

Dal canto suo, la formazione di Pioli (che in conferenza stampa ha espresso tutto il suo sconforto per l’infortunio di Kjar, avvenuto ad inizio partita), dopo l’inaspettato stop di domenica, riprende la sua corsa all’inseguimento della capolista Napoli (contemporaneamente fermato da un pareggio contro il Sassuolo) e di un sogno che, per il momento, dalle parti di Milano, non vogliono neanche pronunciare.

 

 

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Di Daniele Caroleo

Giornalista pubblicista. Direttore Responsabile de "Il Calcio Quotidiano"