Il Wembley Stadium si veste di lusso per ospitare gli ultimi atti di Euro 2020. Un vero e proprio tempio per il popolo inglese, che nel tempo ha accolto le gare della Nazionale e non solo. Nel 1966, infatti, fu palcoscenico dell’indimenticabile Inghillterra-Germania 4-2, finale del Mondiale, oltre ad Euro 1996, ancora i teutonici protagonisti sulla Repubblica Ceca. Oltre all’epilogo della Coppa Campioni 1962-1963, col trionfo del Milan sul Benfica di Eusebio. Impianto che venne demolito però nel 2002, per fare posto a un nuovo omonimo stadio, con l’addio alle vecchie torri ai lati e l’emblematico arco in acciaio. Struttura conclusa e ipotecata dalla FA il 9 marzo 2007. Il 24 marzo seguente, Wembley è pronto ad accogliere nel suo splendore un’amichevole tra Inghilterra e Italia Under-21. La bella gioventù si prepara a dare spettacolo.
Wembley, nel segno di Pazzini
Tanta la curiosità per assistere a questo match. Da una parte, il fratello minore di Rio Ferdinand, Anton, e il “nuovo Beckham” Bentley. Dall’altra, la selezione di Pierluigi Casiraghi infarcita di giovani talenti. Dall’astro nascente Giorgio Chiellini (protagonista già contro l’Austria), al talentuoso Rosina, fino ad arrivare alla Fiorentina, sempre forno attivo di nuovi giocatori emergenti. Lupoli, oggi alla Virtus Verona, eterna promessa incompiuta. Ma soprattutto, i grandi amici Riccardo Montolivo e Giampaolo Pazzini, partiti a braccetto dall’Atalanta e ritrovatosi alla Viola, entrambi al Milan dal 2013. Un legame indissolubile. Un’amicizia che lega anche una grande alchimia sul manto verde. Dopo pochi secondi, è questo asse a rompere il ghiaccio: lancio da dietro del regista, scatto del nativo di Pescia che con una sberla dai 20 metri beffa un incolpevole Camp. È il preludio a un pomeriggio di emozioni.
Al 31′ ci pensa la mancata promessa Bentley a pareggiare con una magnifica punizione a scendere. All’intervallo è 1-1. I Tre Leoni passeranno due volte in vantaggio, sfruttando delle lacune difensive azzurre, con Routledge e Derbyshire. Pazzini, però, è letteralmente infuocato, infervorito dall’adrenalina del nuovo stadio. Due gol da grande rapace d’area, su pallonetto di Mantovani prima e su contropiede di Rosina poi, fissa il punteggio sul 3-3. È tripudio e sportività sugli spalti, che applaudono affascinati le giocate dell’allora 22enne. Tutti gli italiani attaccati al televisore sono estasiati, speranzosi di aver visionato una nuova stella da lucidare per il grande calcio. Sarà in parte così. Oggi, resta lo sbiadito ricordo di eterne promosse non mantenute. Dal già menzionato Lupoli, all’eterno rimpianto del fragilissimo Pepito Rossi, dal talismano Padoin all’one hit wonder 2011/2012 Nocerino.
Un giorno di gloria
Ancora oggi, però, restano vive le giocate del Pazzo, che ha inciso su pietra il suo nome nel glorioso Wembley.
“Non me l’ero nemmeno goduta davvero, ero troppo giovane. Mi sono reso conto guardando le immagini in TV. Il pallone è in una teca alle scarpe, me li aveva chiesti il museo di wembley. Risposi di no per gelosia delle mie cose, forse oggi direi di sì”.
Come una teca, tanti tifosi mettono da parte e ricordano con affetto quella giornata di gloria. Da quel lontano 2007 al 2021, tante cose sono cambiate, ma alcune sono le stesse. Come la speranza per il colore Savoia.