11 luglio 2021, Italia campione d’Europa. Il commosso abbraccio tra Roberto Mancini e Gianluca Vialli. La passeggiata tranquilla di Gianluigi Donnarumma dopo aver intercettato il rigore di Saka, convinto che la battaglia ai rigori non fosse finita. Il “porca puttèna” di Ciro Immobile e i tiraggir di Lorenzo Insigne. Il Belpaese intero in festa per un’impresa che sembra titatnica, in seguito alla dolorosa mancata partecipazione a Russia 2018. Il capitano Giorgio Chiellini alza la coppa che mancava nella bacheca azzurra dal 1968, quando a sollevarla era stato l’indimenticato Giacinto Facchetti. Come allora, la sorte, che aiuta gli audaci, ci bacia. 53 anni fa grazie alla monetina in semifinale sulla Jugoslavia con la monetina, oggi con la lotteria dal dischetto su Spagna e gli spavaldi inglesi a Wembley. Emozioni di nuovo indelebili.

5 settembre 2021, passano nemmeno 2 mesi. È il tempo di rituffarsi sulle qualificazioni in Qatar 2022. A Berna, gli azzurri non vanno oltre lo 0-0 contro una coriacea Svizzera, sconfitta due mesi prima all’Olimpico, nonostante le chance fallite da Berardi e Jorginho dagli 11 metri. Il tutto dopo il pari interno contro la Bulgaria a Firenze, l’ex teatro di Federico Chiesa, che il Franchi applaude comunque. Tutto è dimenticato. Parte il gioco al massacro, di stampa e tifosi. Aprono le danze gli impietosi giudizi sull’Italia, paragonata incredibilmente all’Italia di Giampiero Ventura, riportando l’amaro ricordo degli spareggi mondiali. La meravigliosa avventura europea itinerante viene giù come un castello di carte, al suono degli impietosi paragoni.

Italia, lasciamoli giocare!

Andiamo un po’ con ordine. Innanzitutto, non si può non tenere conto della condizione degli elvetici. Gli 11 titolari, escludendo Ricardo Rodríguez e Seferovic, giocano in Bundesliga o Super League, il campionato svizzero, iniziati il 13 agosto e 24 luglio rispettivamente. É chiaro quindi che la preparazione fisica e le diverse gare già giocate abbiano fatto la differenza. Poi il paragone con l’Italia di Ventura… Ma per davvero? Siamo totalmente padroni del nostro destino, a differenza di 4 anni fa. A differenza di 4 anni fa, abbiamo una Nazionale unita, che gioca a calcio, che fa bel gioco nonostante i mancati successi, ha un’identità e coesione ben definite. Con l’ex Torino lo spogliatoio era spaccato, con lo stesso CT ad un passo dalle dimissioni allo spareggio contro la Svezia.

Nel girone era presente la Spagna, mentre oggi ci troviamo di fronte la Svizzera. Con tutto il rispetto, sicuramente non paragonabile alla forza delle Furie Rosse. E infatti, ieri è arrivato un pari a reti bianche con l’Irlanda del Nord, che ci garantisce comunque il primato. Persino Insigne e Jorginho, protagonisti assoluti nella kermesse, sono inghiottiti nel tritacarne. Basta una prestazione incolore e sottotono e tutto è rimesso in discussione. Un bipolarismo di opinione che, come abbiamo osservato, distoglie dalla realtà e non fa altro che far male.

Fortunatamente, ci pensa Mancini a tenere compatto il gruppo, trasmettendo sempre serenità e tranquillità. Come alla vigilia di Italia-Inghilterra. Andatevi a rivedere il video: pacato, disteso e senza apparente pressione. Come lui stesso ha affermato, il lavoro passa dal divertimento. Quando si va a lavorare, se non ci si diverte, cosa si lavora a fare. Allora, per una volta, i nostri giocatori, lasciateli sfogare, lasciateli giocare!

 

Di Luca Ripari

Sono Luca Ripari, ho 26 anni e provengo da Perugia. Nel giugno 2019 mi sono laureato in Mediazione Linguistica, in inglese e spagnolo. Ho una grande passione per il calcio, tanto da aver dedicato la mia tesi finale a questo argomento, lo sport interconnesso con società e cultura. Ho iniziato a collaborare con alcune testate e anche la radiocronaca mi appassiona. Mi piace scrivere, raccontare di calcio, viaggiare e leggere.