Eusebio Di Francesco ha fallito anche a Cagliari, venendo, per forza di cose, esonerato, a causa di una situazione di classifica davvero deficitaria. Per l’allenatore pescarese continua quindi il periodo negativo, iniziato nella sua seconda stagione alla Roma e proseguito alla Sampdoria prima e adesso anche in Sardegna. Che fine ha fatto l’allenatore protagonista della cavalcata della squadra giallorossa fino alla semifinale della Champions League nel 2018? Cosa è successo in quest’ultimo periodo al tecnico abruzzese? Sarà stato forse un po’ sopravvalutato dalla stampa e dai media? Possiamo dire sicuramente che non si può mettere in dubbio la preparazione tattica di Di Francesco, ma questa componente, purtroppo, spesso non basta per poter essere un grande allenatore.
Il top della carriera di Eusebio Di Francesco
Di Francesco il meglio di sé lo ha dato, indubbiamente, sulla panchina del Sassuolo, sulla quale si è reso protagonista di una percorso davvero incredibile, iniziato nel 2013 con la storica promozione in Serie A fino alla qualificazione in Europa League nel 2016. I neroverdi, in quegli anni, hanno dimostrato di saper giocare un calcio davvero spettacolare ed offensivo, con l’allenatore bravo, tra l’altro, a lanciare diversi giovani come ad esempio Berardi e Pellegrini. Quest’ultimo, Di Francesco, lo ha poi riavuto anche alla Roma nel 2017, nella sua prima esperienza in un grande club nella sua carriera da allenatore. Proprio nella squadra con cui aveva vinto uno Scudetto da giocatore nel 2001 è riuscito, un po’ a sorpresa, a riconfermarsi, sfatando anche lo scetticismo iniziale proveniente da una parte della tifoseria. I giallorossi infatti, con lui in panchina, sono riusciti a centrare il terzo posto e soprattutto una storica qualificazione in semifinale di Champions, rendendosi protagonisti di un’emozionate ed epica rimonta 3-0 all’Olimpico contro il Barcellona. Una partita, quella, che è riuscita ad emozionare tutto il tifo romanista, e non solo, e che possiamo considerare, senza timori di essere smentiti, l’apice della carriera del tecnico abruzzese. La stagione successiva è iniziato invece il declino, anche causa anche di un mercato per certi versi senza senso del dirigente spagnolo Monchi, con una squadra smantellata e privata di leader come Alisson, Nainggolan e Strootman. Da lì in poi, infatti, Di Francesco ha perso le redini dello spogliatoio, allontanandosi sempre più dai primi quattro posti in campionato e soprattutto venendo eliminato dalla Coppa Italia con un vergognoso 7-1 al Franchi contro la Fiorentina. La sua avventura nella Capitale è terminata, poi, con l’eliminazione anche dalla Champions League, a causa della sconfitta ai tempi supplementari contro il Porto nel ritorno degli ottavi di finale.
Il declino del tecnico abruzzese e gli esoneri con Sampdoria e Cagliari
Di Francesco dopo l’esonero alla Roma ha deciso, l’estate successiva, di ripartire subito, sposando il progetto della Sampdoria di Massimo Ferrero. Un’esperienza, quella dell’allenatore, tuttavia molto breve e terminata dopo appena 2 mesi, a causa di un inizio di campionato davvero schock, con la squadra relegata all’ultimo posto in classifica. Dopo un periodo di riposo, ecco invece la scorsa estate la chiamata del Cagliari: un progetto che sembrava molto interessante e adatto per le caratteristiche dell’abruzzese, ma terminato, purtroppo per lui, con un epilogo piuttosto simile. La squadra sarda ha vissuto una stagione di alti e bassi, fino alla crisi profonda iniziata a dicembre, con un appuntamento con la vittoria che manca addirittura dalla gara interna contro la Sampdoria dello scorso 7 novembre. Una serie negativa davvero imbarazzante, considerando anche la rosa di tutto rispetto consegnatogli dalla dirigenza rossoblù.
Le possibili motivazioni di questo declino di Di Francesco
Di Francesco viene spesso raccontato e descritto, dagli addetti ai lavori, come un tecnico molto preparato tatticamente ed ha dimostrato anche di saperci molto fare con i giovani. Un aspetto, questo, notato soprattutto nel corso delle sue esperienze al Sassuolo e alla Roma, dove tra l’altro ha avuto il coraggio di lanciare titolare, al Santiago Bernabeu, in Champions League un certo Nicolò Zaniolo, all’età di soli 19 anni. La cosa che è mancata, probabilmente, nella sua esperienza nella Capitale è stata invece la capacità di ascoltare i propri giocatori e di sapersi adattare in maniera differente nei momenti di difficoltà. Un aspetto sul quale ad esempio Fonseca è stato bravo, modificando il suo modo di giocare e il suo modulo preferito, adattandolo alla squadra. Un integralismo, quello dell’abruzzese, che non è stato visto molto bene dai giocatori, che lo hanno ad un certo punto rigettato anche per questione fisiche, visto l’impegno troppo elevato dato dal continuo pressing richiesto. Un Di Francesco che è voluto subito ripartire dalla Sampdoria, ma probabilmente sarebbe stato meglio per lui aspettare una chiamata da un club più prestigioso e adatto al suo modo di giocare. Un’esperienza quella in blucerchiato insieme a quella profondamente negativa di quest’anno al Cagliari, che potrebbe a questo punto avergli fatto perdere quella credibilità costruita negli anni precedenti.