pandemiafonte: sito ufficiale Borussia Moenchengladbach

Era la sera del 20 febbraio del 2020 quando per la prima volta l’Italia si trovò a fare i conti con il Covid-19. Primo caso registrato a Codogno, dove a un trentottenne venne diagnosticato il virus che avrebbe cambiato la nostra vita. A poco più di un anno di distanza dal “paziente 1” italiano ci troviamo a vivere in maniera totalmente diversa da come eravamo abituati: lockdown, regioni a colori, mascherine, gel igienizzanti, tamponi. Nuove abitudini che per molti hanno significato la fine di un’era e l’inizio di una nuova.

Ad oggi quasi facciamo fatica ad immaginare un mondo normale. Un mondo in cui si esce per andare al cinema, si cena al ristorante, ci si reca allo stadio o si passa una serata tra amici a bere una birra in piazza. Tutte abitudini che davamo per scontate tanto quanto ora diamo per scontato l’esatto contrario.

LA VITA CAMBIA… MA FORSE ERA GIÀ CAMBIATA

Di pari passo con la pandemia, il mondo sta subendo l’innesto di nuove varianti. Un processo di cambiamento avvenuto in un anno ma che probabilmente si sarebbe ugualmente compiuto nel corso di qualche decennio. Già prima del virus, cinema e teatri vivevano una profonda crisi: sempre più persone optavano per l’intrattenimento casalingo tramite piattaforme come Netflix o Prime Video. I ristoranti, ad oggi inaccessibili negli orari serali, da tempo avevano iniziato a puntare sul delivery con ottimi risultati; colossi come Just Eat, Glovo o Uber Eats avevano cominciato a crescere in maniera esponenziale già prima della pandemia. La consegna a domicilio di beni di vario genere ha iniziato a minacciare le piccole attività diversi anni fa, tanto che davanti allo strapotere di Amazon, molti negozi (elettronica e arredamento tra i più colpiti) hanno dovuto soccombere.

CALCIO E POP-CORN

Anche il mondo del calcio ha risentito del cambiamento, dovuto alla pandemia, in maniera non indifferente. Prima la sospensione del campionato, poi la riapertura con le gare a porte chiuse. Sugli spalti cartonati di tifosi, giochi di luce colorati, cori registrati fatti partire dagli altoparlanti. Uno scenario impensabile fino a qualche mese fa, diventato consuetudine in questo momento. Ma parliamo di un fulmine a ciel sereno o di qualcosa a cui saremmo comunque arrivati prima o poi? Dall’avvento delle Pay-Tv verso la fine degli anni ’90, si sono cominciati ad avvertire i primi scricchiolii, diventati sempre più forti con l’avanzare del tempo. Prima del 2020, gli stadi avevano già iniziato a svuotarsi con sempre più persone propense maggiormente agli abbonamenti televisivi piuttosto che a quelli dello stadio. Si è sempre data la colpa alla mancanza di stadi di proprietà e alle strutture spesso fatiscenti. Tutto vero, ma dopo un normale appeal iniziale, siamo sicuri che la maggior parte dei tifosi preferirebbe la presenza sulle tribune a quella sulla poltrona di casa?

TECNOLOGIA ED EROI IN 3D

Il calcio, così come altri sport, viene assorbito sempre di più dalla tecnologia. La VAR ha sì affinato (non sempre) le scelte degli arbitri, ma allo stesso tempo ha senza ombra di dubbio tolto del fascino cancellando l’istinto. Sia degli uomini in campo chiamati a prendere decisioni (non è raro vedere fischiare dei fuorigioco spesso evidenti dopo moltissimi secondi) sia del tifoso che non può mai esultare in maniera del tutto istintiva davanti ad un gol che potrebbe essere annullato nei minuti successivi. Un po’ come il navigatore rende difficile imparare strade nuove, la VAR rischia di far sentire gli arbitri sempre più adagiati e di conseguenza sempre meno preparati in futuro.

Tralasciando i discorsi tecnologici strettamente legati al campo, uno dei settori che ha maggiormente beneficiato del nuovo scenario è quello degli eGames. Durante la sospensione del campionato, in tanti hanno iniziato a seguire le partite delle proprie squadre giocate su console da esperti videogiocatori. Sono nati anche dei canali dedicati esclusivamente agli eSports, con partite e tornei trasmessi per intero con un grosso seguito di spettatori. Qua stiamo forse valutando uno scenario al limite del fantascientifico ma il dubbio vien da sé: ci sarà un futuro in cui i campioni che osanneremo saranno fatti di pixel? Potranno mai gli eSports vincere sul calcio giocato? La risposta, almeno nell’immediato, è no. Ma molte società hanno già fiutato il possibile business, creando delle affiliazioni con alcuni tra i più importanti eGamers.

COVID-19: TRIAL EDITION

Nel 2008 la Pixar lancia nelle sale cinematografiche il film d’animazione Wall-E. In un lontano futuro, l’umanità è costretta a vivere su delle astronavi da crociera per far sì che dei robot ripuliscano la terra dai grandi quantitativi di rifiuti accumulati negli anni. Su queste astronavi gli umani si spostano su poltrone fluttuanti, non compiono più il minimo sforzo fisico e vivono tutti in condizione di grave obesità, tanto da non riuscire a deambulare autonomamente. Comunicano a distanza tramite ologrammi e non hanno il minimo rapporto ravvicinato. In poche parole, un’evoluzione del distanziamento sociale sotto forma animata. Pensare ad un futuro fantascientifico di questo tipo è ovviamente provocatorio. Ma quello che stiamo vivendo oggi potrebbe essere una “demo” di quello che sarà il futuro. Perché una volta terminata la pandemia, le persone avranno sicuramente tanta voglia di vivere come prima del 2020. Una volta esaurito l’entusiasmo, c’è però il rischio che quello vissuto attualmente sia uno specchio del domani. Ricorderemo questa pandemia come una terribile parentesi tornando a vivere come prima? O ci renderemo conto che quanto accaduto ha solo accelerato i tempi di un destino già scritto?

Di Dante Chichiarelli

Nato a Roma, il 26 agosto del 1984, inizia ad appassionarsi al calcio a non ancora 6 anni, durante i Mondiali di Italia '90, quelli delle Notti Magiche e di Totò Schillaci. L'amore per questo sport è nel DNA della famiglia: il suo bisnonno, Silvio Blasetti, mosse i suoi primi passi nel calcio nei primi decenni del '900 con la maglia della Lazio. Oltre a questo affianca un'altra grande passione, quella per la scrittura e per il giornalismo. Dopo le scuole, frequenta la facoltà di Scienze della Comunicazione presso "La Sapienza" di Roma e nel 2009, dopo aver collaborato per oltre due anni con "Sportlocale", settimanale sul calcio dilettantistico e giovanile, diventa giornalista pubblicista. Sempre in quegli anni inizia a frequentare il corso di giornalismo sportivo curato da Guido De Angelis e di lì a breve diventerà uno dei redattori della rivista "Lazialità". Nel corso del tempo numerose sono le collaborazioni con periodici on-line e cartacei. Nel 2011, per circa un anno, diventa Direttore Responsabile del mensile "Futuro Giovani Magazine". Da aprile 2020 collabora con la redazione di "Noi Biancocelesti". Ad oggi, nonostante gli impegni lavorativi, continua a coltivare le sue due grandi passioni che lo accompagnano sin dai primi passi della vita.