“Qualcosa nel calcio spagnolo è andato storto”, queste le parole di Xabi Alonso, tecnico del Bayer Leverkusen al termine della partita che, con il suo rocambolesco finale, ha negato l’accesso agli ottavi con una giornata d’anticipo all’Atletico Madrid. Con Barcellona e Siviglia incappate nella stessa sorte degli uomini del Cholo Simeone, prende ancora più senso il pensiero del tecnico del Leverkusen, che di fatto certifica la fine di un ciclo a livello nazionale, al quale, al momento, l’unico ad essersi sottratto è solo il Real del nostrano Ancelotti.
Da quando sono stati istituiti gli ottavi di Champions, è la prima volta nella storia che solo una squadra spagnola, i Blancos per l’appunto, superasse la fase a gironi. Il dato in questione è ancor più lampante quando questa debacle accade matematicamente anche con una giornata d’anticipo rispetto al calendario del girone stesso, ed in relazione al valore complessivo delle rose di tre squadre abituate, chi più chi meno, a far parte dell’elite del calcio europeo.
Il Siviglia che nel proprio girone, oltre allo schiacciasassi Manchester City, aveva Borussia Dortmund e Copenaghen e ad una giornata dalla fine si è attestata al terzo posto. L’attuale classifica garantirà agli spagnoli il ritorno in Europa League, di fatto, il loro habitat naturale, basti pensare che tra il 2005 ed il 2020, la formazione biancorossa ha conquistato per ben 6 volte il trofeo, di cui 3 consecutivamente.
Il Barcellona di Xavi e soprattutto del dopo-Messi, è una società in stato confusionale, con le dovute proporzioni, più che altro in relazione al passato che è stato. I blaugrana, capitati indubbiamente in un girone di buon livello, scenderanno anche loro in Europa League, a seguito delle due sconfitte con il Bayern Monaco ed un pareggio ed una sconfitta contro l’Inter. Sembrano infatti lontanissimi e decisamente finiti i tempi in cui il Barca, già da inizio competizione, prenotava quasi di diritto l’accesso alla fase finale della Champions. Bisogna tornare indietro di quasi un quarto di secolo, ovvero alle stagioni ’97-’98 e ’98-’99, per ritrovare una simile situazione.
L’Atletico Madrid, ora, forse, l’esempio più chiaro di questo declino spagnolo di massa dai vertici del calcio europeo, è incappato probabilmente nell’eliminazione più eclatante e, a tratti, crudele di questa edizione a gironi. La formazione del Cholo Simeone, capitata, a detta di tutti, in quello che sembrava il gruppo più abbordabile tra quelli sorteggiati, arrivava alla vigilia della sfida con il Leverkusen a solo due lunghezze dal Porto seconda in classifica (poi vincente in casa del Brugge), e quindi alla ricerca dei 3 punti per continuare a sperare. Quella contro i tedeschi si è rivelata però una beffa grandiosa. In vantaggio per due volte e sempre raggiunta dagli avversari, ha avuto la possibilità di raggiungere la vittoria paradossalmente anche dopo il 90’, quando cioè il direttore di gara, richiamato dal VAR, a seguito delle ultime azioni di gioco in cui non aveva ravvisato irregolarità, ha poi assegnato agli spagnoli un calcio di rigore per tocco di mano. Carrasco calcia dagli 11 metri, Hradecky para, sulla ribattuta Saul prende la traversa a porta vuota, Reinildo sull’ennesima ribattuta calcia a botta sicura ma proprio Carrasco, sulla linea di porta, involontariamente, devia la palla che termina fuori decretando la fine del match e quindi le speranze dei colchoneros.
Quel che sta accadendo in Spagna non è nulla di particolare, ma è un qualcosa piuttosto ciclico e naturale. Ci si è passati in Italia, in Inghilterra e così via. Capita e capita a tutti, pazienza, che poi una situazione del genere faccia effetto ed il tutto offra più di qualche spunto di riflessione, specie in ambito economico, più nello specifico su quanto costi realmente (e spropositatamente) oggi investire per tentar di restare ai vertici del mondo del calcio, quello è un altro discorso.