giocofonte: profilo Twitter ufficiale SSC Napoli

Qualsiasi professione si possa esercitare, quando questa impone una visibilità, un pubblico, allievi in adorazione, si corre il rischio di vedere i protagonisti elevarsi dalle acque. Quando si è principi del foro, celebrità universitarie, star del cinema o tv, l’atteggiamento non è lo stesso di chi attende il 18 barrato alle 5 del mattino sotto una pensilina lercia. Succede, anche nel calcio. La serie A, brillante vetrina dove i tatuaggi hanno sostituito l’epidermide (in estinzione gli specialisti in dermatologia). I tifosi più piccoli credono che il vero lavoro dei calciatori sia quello di passare il tempo dal parrucchiere, utilizzando il terreno di gioco come meritato riposo tra un taglio e un decolorante. La conseguenza è che i giocatori potrebbero coltivare atteggiamenti di spocchiosa superiorità. Quello che viene definito: “fare la primadonna”. L’ego più che latente li induce a voler giocare sempre. Sempre in bella mostra, fregandosene del compagno in panchina che a maggio avrà collezionato 32 minuti in tutto, ragnatele comprese. Sono gli “stacanovisti” della pelota. Gran bella storia quella di Aleksej Stachanov, legata a filo doppio alla nascita di una nota squadra europea. Stachanov era un minatore sovietico del bacino del Donec, quando quel territorio ucraino apparteneva all’Unione Sovietica. Nel 1935 divenne una celebrità per aver ideato un nuovo metodo di estrazione del carbone. Utilizzando i propri compagni per il trasporto del minerale, riuscì ad aumentare la produttività fino a 14 volte rispetto ad un normale turno di lavoro. Nel 1936 nella città sovietica di Donec’k fu fondata una squadra di calcio chiamata Stachanovec in suo onore. Il club in seguito cambiò il nome in Sachtar. Oggi la conoscono tutti (soprattutto l’Inter) come Sachtar Donec’k. Se afferrate un qualunque vocabolario, “stacanovista” è sinonimo di zelante, gran lavoratore. Ed è a questo punto che ci permettiamo di fare alcuni esempi di indefessi lavoratori. I primi due nominati si sono salvati nella giornata di campionato appena conclusa, sfoderando ottime prove, gol compresi. Ronaldo ha realizzato una doppietta in quel di Parma, anche se le ultime prestazioni del portoghese avevano suscitato più di qualche interrogativo. Fino alla disastrosa serata contro l’Atalanta, dove la scialba ed interrogativa prestazione è culminata con uno svogliato rigore, parato senza patemi dall’orobico Gollini. Cristiano è il prototipo di un vero stacanovista. Sempre in campo, mai una sostituzione neanche al 94’. Chiedete a Sarri quanti filtri ha dovuto ingoiare quando, in una delle peggiori serate del campione portoghese, trovò il coraggio di sostituirlo, dopo neanche un’ora, con Dybala, autore del gol vittoria (Juve-Milan 1-0). Tocca ora a Luis Alberto, fresco autore di un bellissimo gol contro un derelitto Napoli. Ma gli ultimi tempi non sono stati rose e fiori per l’andaluso. Sempre voluto in campo da Inzaghi, il trequartista, forse conscio delle sue prestazioni non tutte all’altezza, ha prima festeggiato con il Bologna quello che era stato l’unico gol della stagione, con un atteggiamento polemico con dito all’orecchio ad invocare dagli spalti deserti chissà quale sonoro. Si è poi perso in una sterile diatriba social, seguita dalle ormai canoniche scuse, accusando la società di comprare aerei invece di staccare assegni. La polemica che ne è seguita ha causato alcuni danni, come l’aspro confronto tra il presidente Lotito ed il manager Peruzzi che, in difesa del “Mago”, ha preferito per qualche tempo girare a largo dai campi di Formello. Non se la passano meglio due campioni del calibro di Ribery e Callejon. L’edizione di Firenze del Corriere demolisce gli acquisti viola: “dovevano essere il valore aggiunto, e invece di loro non c’è traccia, nemmeno contro il Genoa, confusionari e mai davvero dentro il gioco”. Tra i casi più enigmatici, quello di Lorenzo Insigne, sempre votato da Gattuso. L’azzurro è capace di alternare giocate di notevole fattura a periodi di stenosi cardiaca. Le sue scelte di gioco, sempre all’indietro, fatte di tocchetti brevi e lenti fanno infuriare i tifosi, ai quali è stata propinata la favola che un figlio di Napoli è sempre visto di cattivo occhio nella propria città. Una sciocchezza emerita.

Se non volete credere a noi leggete quello che ha scritto Mario Piccirillo su “Il Napolista”, sito serio sul Calcio Napoli che annovera penne finissime del giornalismo e della cultura napoletana: “Insigne è specialista dei momenti, più che delle punizioni. Non è uno specialista, i numeri lo testimoniano. Ma sa cogliere l’attimo: segna gol “iconici” quando serve (più a lui che alla squadra). Ogni tot settimane piazza una perla, accumula credito che spenderà quando il giro non prenderà rotazione e finirà in curva. Per settimane”.

A chiosare ci ha pensato un lucidissimo De Zerbi dopo lo 1-2 subito dal Milan: “Ci sono alcuni giocatori non così forti come io li vedo e altri che fan fatica a tenere il livello. A qualcuno chiedo troppo. Sono io il primo responsabile. È una cosa che devo analizzare”.

Stacanovisti all’erta! Oltre ai tunnel che portano sul terreno di gioco ci sono sempre quelli che portano in miniera!