Non c’è due senza tre. Ma questa volta fa più male. L’Inter pareggia 0-0 con lo Shakhtar Donetsk e vede sfumare (per il terzo anno di fila) la qualificazione agli ottavi di Champions League. Una vittoria, tre pareggi e due sconfitte; numeri che condannano la squadra guidata da Antonio Conte all’ultimo posto nel girone. Mai successo prima d’ora. E questo dato deve far riflettere.
“Le difficoltà devono esaltarci e spingerci a superare l’ostacolo.” Un ostacolo per nulla insormontabile. Solo pochi mesi fa, l’Inter liquidava agevolmente lo stesso Shakthar e volava in finale di Europa League (poi persa contro il Siviglia). Ma da quel giorno, molte cose sono cambiate.
Cercasi Lautaro Martínez
Da Toro Scatenato a Toro Seduto, la metamorfosi è completa. L’argentino, grande protagonista della passata stagione, da un po’ di mesi zoppica. Prima le voci di mercato che lo vedevano vicino al Barcellona, poi la corte del Manchester City di Guardiola. Ora si parla di rinnovo, a cifre che lo avvicinano ai top della Serie A. Una stagione vissuta all’ombra di Icardi, sei mesi da favola e poi di nuovo alti e bassi. A 23 anni, è arrivato il momento della maturità calcistica. Anche perché, alle sue spalle, un certo Alexis Sánchez scalpita…
Un Sensi a questa Inter
Qualità e quantità. Quando gira lui, l’Inter va a mille. Indispensabile per Conte, quando Sensi è stato a disposizione (poco a dire il vero per l’investimento fatto) in campo si è vista un’altra squadra. Un giocatore di raccordo tra i reparti, in grado di aiutare in fase di impostazione, abile sui calci piazzati e nel servire assist decisivi alla coppia d’attacco. Con lui in campo forse, sarebbe andata diversamente.
Identità tattica di Conte
Se chiudiamo gli occhi, è difficile capire da chi è allenata questa squadra. Nel corso della sua carriera, l’ex commissario tecnico della nazionale, è riuscito sempre a trasmettere la sua idea di gioco. Un calcio diretto, fatto di verticalizzazioni continue. L’ampiezza di gioco garantita da esterni capaci di giocare a tutta fascia, pressing asfissiante sui portatori di palla avversarsi, marcature preventive e soprattutto una maniacale fase difensiva. Un ingranaggio che però, sembra non essere stato ancora impiantato nel motore di questa Inter. E se anche i suoi uomini di fiducia iniziano a voltargli le spalle (Vidal su tutti) allora è arrivato il momento di cambiare. Perché, vincere non è l’unica cosa che conta. Ma farlo all’Inter non è da tutti.