bordon

Il Calcio Quotidiano ha avuto il piacere di parlare con l’immenso Ivano Bordon. Dopo Zoff, un altro campione del mondo si concede ai nostri microfoni con grande gentilezza e disponibilità, per le quali lo ringraziamo. L’ex portiere di Samp, Inter, Brescia e Sanremese ci ha lasciato un ricordo del suo vecchio compagno di Nazionale Paolo Rossi e ha rivissuto le vittorie della sua carriera da calciatore e allenatore. Bordon ci ha poi raccontato storia e obiettivi del suo libro In presa alta – Le parate di una vita di un portiere gentiluomo d’altri tempi, uscito a marzo, prima di dirci la sua su argomenti attuali del nostro ‘calcio quotidiano’. 

Signor Bordon, un periodo abbastanza particolare per il mondo del calcio e non solo: le scomparse ravvicinate di Maradona e Paolo Rossi. Che sensazioni le hanno dato queste notizie? 

“In generale è una situazione terribile. Ci hanno lasciato tante persone e ovviamente quando si tratta di tuoi amici e persone che hai frequentato, è inevitabile che lo si senta maggiormente. Paolo l’ho conosciuto molto bene, con lui ho giocato due mondiali e lo ho affrontato diverse volte da avversario. Lo ha apprezzato come uomo nei due ritiri in Argentina nel ‘78 e in Spagna nell’82”. 

La coppa Italia con la Samp, gli scudetti con l’Inter, il Mondiale ‘82. Di cosa va più fiero e cosa le ricordano di più i tifosi che la incontrano? 

“Io sono stato fortunato e con la mia costanza e la mia passione sono riuscito a raggiungere traguardi e successi importanti. La Coppa Italia con la Sampdoria è stata bella perché si è trattato del primo successo di quella società. Hanno grande valore anche i due scudetti e le due Coppe Italia all’Inter, che è stata la mia casa dai 15 ai 32 anni. Poi ho avuto anche la soddisfazione di vincere due mondiali, nell’82 da calciatore e poi nel 2006 da allenatore dei portieri. Son tutti ricordi che ho voluto raccontare nel mio libro”. 

A proposito di questo, a marzo è stato pubblicato il suo libro ‘In presa alta’, che lei ha definito una vera e propria biografia. Come sta andando? Cosa c’è che vale la pena non perdersi e a chi è rivolto in particolare? 

“Le persone che incrocio e che lo hanno letto mi dicono che è un libro piacevole e anche molto scorrevole perché invoglia a continuare la lettura della mia vita, da quando ero bambino fino ai giorni nostri. Sono stato contento di averlo pubblicato, insieme allo scrittore Jacopo Dalla Palma. Volevo fare una biografia dedicata ai miei due nipoti e a tutti i più giovani, che leggendolo possano rivivere la mia passione e i miei sacrifici, calcistici e umani, indispensabili per arrivare in fondo nelle cose. Ci tenevo poi a far conoscere alla gente quella che è stata la mia storia e devo dire che nelle poche presentazioni che ho fatto ho incrociato tante persone che mi hanno dimostrato un grande affetto, ancora oggi”. 

Capitolo portieri. Da una parte Inter e Milan si affidano sempre al loro titolare, dall’altra Juve, Roma e Napoli, ma anche la Lazio, quest’anno alternano spesso. Avendo ricoperto il ruolo pensa che questo sia positivo per gli stimoli o invece tolga certezze anche alla squadra? 

“Da qualche anno il ruolo del portiere è cambiato molto, così come sono cambiati gli interessi delle società. Si tratta però di un ruolo particolare dove la componente psicologica è importante. Non è facile giocare 3-4 partite, poi andare in panchina e rientrare nuovamente, perché non c’è continuità. Quando giocavo io c’era il titolare che giocava sempre mentre al secondo toccava la Coppa Italia, e non sempre. Penso che oggi molti allenatori facciano queste scelte per far sentire la fiducia anche al secondo portiere, tenendo anche conto dei possibili infortuni muscolari o squalifiche, viste le tante gare in programma”. 

La sorprende vedere Buffon ancora protagonista fra i pali della Juve a quasi 43 anni? Sabato a Parma è stato decisivo 

“Sicuramente c’è un fattore di testa, la voglia di continuare il percorso di tutti questi anni. Poi è anche una questione fisica: se lui riesce a mantenere un buon rendimento quando viene chiamato in causa, come abbiamo visto a Parma e non solo, non vedo perché non debba proseguire. L’ho detto anche a inizio anno, l’importante è che si diverta”. 

Da Gianluigi a Gianluigi. Donnarumma può ripercorrere le sue orme in Nazionale?

“Penso proprio di sì. Lui ha esordito giovanissimo e ha dimostrato di avere grandi qualità. Può sicuramente ancora migliorare negli anni grazie all’esperienza che farà. Direi proprio che vedo davanti a lui una carriera brillantissima, sulle orme di Gigi, anche se siamo in un calcio diverso da quello in cui ho iniziato io o anche Buffon”. 

Un tuffo sul campionato. Juve ancora ancora favorita o Inter senza coppe? 

“In questo momento non escludo neanche il Milan, sebbene sia un po’ presto per stabilire se possa continuare così fino alla fine. La Juventus ha l’esperienza giusta per gestire anche la Champions e per poter lottare con un’Inter che adesso potrà concentrarsi totalmente sull’obiettivo del campionato. Mi sento di dire che Inter e Juventus si giocheranno lo scudetto con i rossoneri da terzo incomodo, visto che hanno dimostrato di saper far fronte alle difficoltà anche senza Ibrahimovic”.