Mondiale del 1974. Un’edizione spesso ricordata per la temibile Arancia Meccanica dell’Olanda, fermata solo dalla Germania padrona di casa in finale. E per l’uscita dell’Italia vice campione del mondo al girone eliminatorio. E anche per la prima volta della coppa che tutti noi conosciamo, che chiude l’era della Rimet. Eppure, quel torneo iridato racchiude anche un famoso episodio destinato a restare negli annali, spesso incompreso. È il caso di Ilunga Mwepu, difensore dello Zaire, noto per aver scalciato via una punizione del Brasile. Destinato ad essere deriso per anni, prima di rivelare la verità. Andiamo però per gradi.
Mondiale 1974, Zaire in dittatura
Zaire è il nome provvisorio assegnato al Congo da Mobutu Sese Seko, spietato dittatore di quegli anni. Dopo aver spodestato Patrice Lumumba, grande promotore delle libertà, vuole subito far passare l’immagine di sé. Un uomo potente, ricco, stravagante, tutti sono ai suoi piedi, nonostante le numerose vittime del suo regime. Ovviamente, come altri casi nella storia, non esita a utilizzare lo sport come propaganda politica. Quale migliore occasione, allora, di fregiarsi della prima partecipazione al Mondiale dello Zaire? Il clima riflette grandi aspettative, i giocatori sono pressati sin dall’inizio da stampa e ambienti politici. Il girone, d’altro canto, è proibitivo: Scozia, Jugoslavia e il Brasile campione in carica, vincitore della Coppa Rimet. L’esordio è abbordabile, 2-0 incassato dai britannici.
Il peggio, però, deve ancora arrivare. L’allenatore della Federazione è Blagoje Vidinic, macedone che quattro anni prima aveva portato il Marocco alla fase finale. Il primo paese africano a partecipare dopo l’Egitto nel 1934. La squadra, annientata dalla tensione, perde con un tennistico 9-0 l’incontro con la Jugoslavia. Prima del match, i giocatori avevano protestato per non aver ricevuto ancora un soldo. Durante la partita, Vidinic aveva sostituito il portiere titolare, cambio che avrebbe effettuato per pressioni dagli ufficiali sugli spalti. N’Daye è espulso ingiustamente (Ilunga era il vero autore del fallo, in rivolta contro la Federazione) e il prosieguo della partita è un finale quasi scontato. Il clima si fa rovente. La stampa ufficiale accusa il tecnico di aver favorito i suoi conterranei e di aver effettuato sostituzioni sbagliate. I giocatori sono furiosi e con questo clima ci si accinge ad affrontare il Brasile.
La punizione del Brasile
Mobutu inizia a farsi sentire: in caso di cinque gol o più subiti dal Brasile, meglio che gli atleti non tornino nello Zaire. Si può solo immaginare l’agitazione nello Zaire, costretto a giocare per difendere la propria vita. I giocatori recepiscono il messaggio: al minuto 85′, perdono “solamente” per 3-0. Il Brasile si guadagna un calcio di punizione molto interessante. A quel punto, avviene l’inatteso. Ilunga Mwepu prende la rincorsa e scalcia via il pallone, venendo ammonito dal direttore di gara, il romeno Nicolae Rainea. L’apparentemente folle gesto è deriso da tutti, chiedendosi come un giocatore possa aver effettuato tale azione di gioco. La partita si chiude con il risultato di 3-0.
Per anni e anni l’episodio rimane, agli occhi di tutti, un fatto divertente, che oggi diventerebbe uno spassoso meme. Nel 1997, il dittatore Mobutu muore in esilio. A quel punto, Ilunga inizia a raccontare la sua verità. Pressato dalla terribile situazione, aveva pensato di allontanare il pallone per perdere tempo. Prendendosi, magari, un’espulsione che avrebbe fatto guadagnare ulteriori secondi. Il silenzio politico della repressione aveva taciuto per anni una realtà ben diversa. Lontana dall’umorismo e dall’ilarità. Da quel momento, chiunque vedrà le immagini di quel 22 giugno 1974 lo farà con occhi diversi. Nel 2015 Ilunga passa a miglior vita, con la pace nel cuore per aver smentito anni di derisioni. Perché l’esistenza, in questo caso, passa per un gol.