Radiolina. Un soprannome che Nicolò Barella si è portato dietro con il suo approdo all’Inter. Dalla sua corsa instancabile in campo, alla sua irrefrenabile voglia di parlare, di dire la sua. Di essere leader. A soli 24 anni, Nicolò ha messo il timbro su questo scudetto. Con le parole, con i fatti.
Che feeling con mister Conte
Se il primo nome della lista di Antonio Conte era Romelu Lukaku lo scorso anno, al secondo posto c’era sicuramente il suo. Un centrocampista, anzi, un tuttocampista in grado di poter dare ritmo alla squadra grazie alle sue geometrie, dinamismo con la sua corsa e forza grazie alla sua tenacia. Un Conte 2.0, ma con margini di crescita davvero eccezionali.
Da una fascia…all’altra
Da capitano del Cagliari “mi sentivo invincibile”. Dopo soli due anni in maglia nerazzurra, il ruolo di capitan futuro sembra spettare a lui. Allenatore, dirigenza, tifosi. Sono tutti dalla sua parte. La voglia matta di voler vincere con questi colori, per questi colori, ha spinto tutti in una sola direzione. Non solo il cuore del centrocampo ma, con ogni probabilità Nicolò, diventerà il cuore pulsante di tutto il popolo interista.
La stagione della consacrazione
33 gare disputate. 3 gol e 6 assist. Ma, il dato che più rispecchia la maturità calcistica di Barella è quello relativo alle ammonizioni: solo 5. Uno step di crescita voluto e preteso dal suo allenatore. Nicolò è stato bravo a placare la frenesia, senza mai togliere però il piede dall’acceleratore. Ha usato la testa, prima dei piedi. Un particolare che fa la differenza per chi vuole diventare un campione.
Zero pause e tanta voglia di vincere
Giusto il tempo di godersi questo momento che subito, da buon condottiero, è pronto a buttarsi nella mischia per la sua Nazionale. Il commissario tecnico Roberto Mancini ne ha fatto un perno insostituibile della sua squadra. E, con l’Europeo alle porte, c’è tutta la possibilità di trasformare una stagione da straordinaria a speciale.
Nel segno del (nero)azzurro.
Voto 8,5