La musica italiana è da sempre costellata da grandi giovani talenti. Molti grandi cantautori che conosciamo sono partiti proprio dal festival della musica italiana, Sanremo. In quest’ultima edizione abbiamo avuto modo di ammirare un grande talento come Avincola.
Avincola è uno dei cantautori più promettenti della scena romana ed ha partecipato, nella sezione nuove proposte, all’ultimo festival. Abbiamo quindi fatto una lunga chiacchierata con il giovane cantautore, parlando della sua carriera e del suo ultimo spettacolare brano portato sull’Ariston: “Goal!” che fa parte dell’album “Turisti”.
Partiamo dalle tue origini artistiche, quando hai iniziato ad appassionarti alla musica?
“Da sempre. Ho avuto la fortuna di avere un padre a cui piace la musica, mi insegnò i primi accordi quando ero piccolo. Imparai a suonare la chitarra. Ogni tanto, inoltre, scrivevo delle piccole cose un po’ per me. Era un modo per parlare con me stesso, diciamo. Studiando chitarra mi sono circondato di molti musicisti che poi sono diventati amici e piano piano abbiamo iniziato a fare i primi gruppi musicali. Poi ho preso un po’ di coraggio e ho deciso di intraprendere questo tortuoso cammino.”
Quindi, è stato un percorso lento e complicato? O è stato semplice?
“È stato complicato e lo è ancora ma sono contento di ciò. Anche perché ho fatto tanta gavetta, ho percorso molte strade in salita e quando arrivi ad un grande obbiettivo come questo di Sanremo sei molto soddisfatto. Forse molto di più di chi ha già le porte aperte già di suo.”
Dal primo album in poi come è andato il tuo percorso artistico. Che emozioni ti ha portato? Com’è essere conosciuto?
“La cosa che purtroppo mi dà più fastidio è che è successo tutto durante il periodo di Covid. Tocca andare in giro con la mascherina e nessuno mi riconosce per strada! Scherzi a parte, ho fatto i primi due album e ho anche avuto il piacere di collaborare con molti artisti. Il mio nuovo album “Turisti” lo reputo un primo album anche perché prima scrivevo diversamente. Invece il mio nuovo disco mi rappresenta al cento per cento e soprattutto rappresenta la contemporaneità. Mentre prima mi guardavo più alle spalle, in questo ho cercato di raccontare ciò che viviamo noi oggi. Non rinnego quello che ho fatto prima perché mi ha portato ad essere quello che sono oggi ma, sicuramente, è il disco più maturo e quello che mi rappresenta di più. Io ho raggiunto, per mia fortuna, un modo di scrivere e di vedere le cose che mi aggrada che è più coerente con il mio essere.”
Sei riuscito a cantare sul palco dell’Ariston a Sanremo portando “Goal!” C’è una differenza nel fare una canzone per il festival o è nata per altro? Che significato ha la canzone?
“In realtà come succede spesso quando scrivo canzoni, è nata con molta naturalezza. Io quando inizio a scrivere non so mai quello che scriverò e come andrà a finire. La canzone che ho portato è appunto Goal! che è una metafora calcistica che ha a che vedere con una rivincita, che secondo me è per tutti. Tutti ci siamo sentiti almeno una volta dei panchinari e nel brano c’è proprio questo desiderio nel credere che tutti noi possiamo essere titolari al cento per cento della nostra vita. Una volta che l’ho riascoltata ho pensato che fosse il pezzo giusto da portare a Sanremo dato il periodo storico che stiamo vivendo volevo portare una canzone ottimista, anche se all’inizio è velata di malinconia, che parla di rivincita e che manda un messaggio positivo. Sono molto contento della mia scelta anche dai molti commenti e giudizi la gente si sente anche raccontata e capita ed è questa la cosa fondamentale.”
Cosa significa per te Goal!? è una canzone che senti più delle altre?
“Voglio bene a tutte le canzoni che ho scritto ovviamente, ma sicuramente questa è quella che mi rappresenta di più e che rappresenta di più il mio stato d’animo attuale. Anche il fatto della rivincita, ma questo non vuol dire che io abbia sempre faticato nella musica. Gli step sono molto complicati da raggiungere, ma lo sono per tutti. Il fatto di essere arrivato a Sanremo è una rivincita. È un sentimento che mi porto addosso con felicità e, riascoltando l’album, è la canzone che adesso come adesso mi rappresenta di più.”
Come è stato cantare a Sanremo?
“È stato bellissimo. Non c’era il pubblico ed ero spaventato prima di entrare, poi però mi sono reso conto che il pubblico era l’orchestra. Il direttore d’orchestra Edoardo Petretti indossava una maglietta con disegnato Mazzone! Si vede velocemente purtroppo non è stato inquadrato bene. Mazzone ha sentito il pezzo e gli è piaciuto, questa cosa ci ha fomentato molto. Era comunque collegato alla canzone, per esempio quando la famosa corsa di Mazzone in quel famoso derby tra Brescia e Atalanta è simbolo di rivincita come in Goal! quando sono entrato e ho visto Edoardo con quella maglietta e mi sono ricordato di questa cosa e me la sono portata forte sulla canzone e sull’esibizione.”
Oltre alla maglietta hai portato anche un pallone…
“Mi piaceva l’idea. In realtà, nelle prove ho chiesto se la potevo tirare alla fine del pezzo ma mi è stato sconsigliato anche per evitare di colpire qualcuno dell’orchestra o qualche telecamera. Quando ricominceranno i concerti lo farò!”
Come è venuta fuori questa passione calcistica?
“Io sono nato e cresciuto a Garbatella a Roma. È un quartiere pieno di campetti e cortili e quando sei ragazzino prendi il gesso disegni i pali sul muretto, per terra e giochi a pallone. Non puoi non crescere con quella passione. Poi è un quartiere giallorosso quindi un quartiere festoso. Ricordo la festa del terzo scudetto ed aldilà del tifo che ognuno può avere alla fine oggettivamente è una bella storia quell’evento dove ci sentivamo tutti nella stessa famiglia.”
Quindi sei un tifoso della Roma?
“Io simpatizzo per la Roma. Da piccolino ero molto tifoso poi la musica ha preso il sopravvento su di me e mi sono un po’ allontanato. Poi se sei a Garbatella non sei della Roma, o non ti fanno entrare nel quartiere o non ti fanno uscire!”
Hai un ricordo più bello legato alla tua squadra?
“Il ricordo del terzo scudetto. La Roma storica con Batistuta, Montella, Totti ecc. ho ricordi di partite viste nel club romanista, e mi ricordo di questo contrasto, un silenzio assoluto che sembrava che Roma e Garbatella fossero disabitate e dopo la partita si è colmato di urla e di gioia.”
Segui la Roma ora?
“Adesso molto meno perché mi sono chiuso con la musica ma sono un nostalgico cronico e guardo con nostalgia la Roma di quel terzo scudetto.”
Il ricordo più bello legato alla musica?
“Sono tanti i ricordi legati alla musica. Parlando di calcio mi ricordo di un bel pomeriggio a casa di Venditti. Gli feci ascoltare delle canzoni e ritrovarmi accanto a lui per fargli sentire i miei lavori è una di quelle cose che mi porto nel cuore.”
Visto che sei diventato un cantante, quali sono gli artisti che ti hanno appassionato a questo mondo?
“Vasco rossi, Luca Carboni, Antonello Venditti e anche il cantautorato più storico come De Gregori e Guccini. Ho sempre accostato alla musica cantautoriale il rock, mi piaceva anche il punk quindi ascoltavo i Sex Pistols, i Clash. Ho variato molto con i generi musicali.”
Che ne pensi di questa situazione che sta vivendo il mondo musicale e quello calcistico?
“Sia per i concerti che per gli stadi è una situazione brutta che però va vissuta come una cosa momentanea che deve passare, e che speriamo presto di buttarci alle spalle. Sia per i calciatori che per i cantanti e per chi, comunque, si esibisce in live, non avere un pubblico è brutto. Non senti il calore delle persone. Quando un calciatore fa goal o quando un cantante canta alla fine della canzone non sente il pubblico quindi: gli occhi, le mani, il rumore. Spero finirà tutto questo, anche per chi esercita dietro le quinte cioè chi lavora per far sì che ci sia una partita o per far si che ci sia un concerto.”
Ho visto che ora hai anche delle date per i tuoi concerti. Hai dei progetti futuri o ti fermerai per adesso con Turisti?
“Vorrei fare uscire dei videoclip relativi a qualche pezzo dell’album. Vorrei fare più concerti possibili appena si sblocca la situazione perché per me la cosa più importante è suonare, guardare le persone negli occhi sperando che si possano emozionare. Poi sicuramente a breve mi rimetterò all’opera per pensare ad un altro album. Il processo di creazione comunque non è solo la scrittura, ma anche la registrazione, la promozione e molte altre cose. Tra un po’ rimetterò la penna sul foglio.”
Ho visto il videoclip di Miami a Fregene e mi è piaciuto molto. È stato diretto da Phaim Bhuiyan il regista di Bangla. Com’è stato lavorare con lui?
“Lui è fortissimo ed è molto originale, tra l’alto ha vinto anche un David di Donatello. Quando ho visto il video alla fine mi sono emozionato. Ha raccontato la canzone in maniera molto poetica e senza esagerare. È stato eccezionale perché ha visto la canzone con i suoi occhi e l’ha rappresentata nel miglior modo possibilie.”
Il video di Goal! è molto particolare, parlamene un po’…
“Ci piaceva l’idea di farlo molto semplice. Adesso è pieno di videoclip con effetti speciali e cose strane ed io volevo fare l’opposto di tutto questo. Alle spalle ho un campetto da calcio che è la metafora calcistica della vita e la pioggia rappresenta, invece, qualcosa di negativo che ti cade addosso ma nonostante essa il protagonista resta in piedi. Visto che il personante rimane fermo, ad un certo punto ti aspetti che succeda qualcosa ma…non succede nulla!”
Che mi dici di AmaSanremo?
“È stata una bella esperienza. Lì in tre minuti ti devi giocare tutto come nei tempi di recupero se vogliamo parlare di goal! Abbiamo fatto un sacco di fasi ed ho provato emozioni molto forti. C’è la siamo vissuta, io e gli altri in gara, con molta tranquillità. Senza spingerci l’uno contro l’altro.”
Ringraziamo di cuore Avincola per questa lunga intervista e gùli auguriamo il meglio per il futuro.
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a cura di Francesco Rosati