Ci vuole decisione per rompere la monotonia dell’alta classifica, con la maggior parte dei commenti destinati alle prime della classe che, in un campionato con la pressione tendente al basso, fa fatica a trovare sia spunti di interesse che un padre padrone, come la Juventus dell’ultimo decennio. A questo punto appare doveroso ed opportuno analizzare quanto succede in alcune società, dotate di buon potenziale, ma che faticano ad inanellare quei risultati che porterebbero, alle massime sfere, quell’attenzione che, inevitabilmente, tende a calare quando si insiste sempre sui soliti nomi. Ci perdoneranno l’Inter, il Milan, la Juve stessa, la veloce Atalanta, l’arrembante Roma, chiudendo con Napoli e Lazio che cadono e si rialzano senza tanta convinzione a seconda dell’avversario.
Il Torino, questo conosciuto, è meritevole di un capitolo a parte. Ci interrogheremo più avanti sulle spine che si sono conficcate negli zoccoli del toro, impedendogli quella vigoria e quella tenacia riconosciutegli negli anni.
Oggi a tenere banco, non senza critiche, presentiamo, in ordine di classifica, Genoa, Fiorentina, Spezia e Benevento.
I rossoblù genoani hanno un talismano e questo è un fatto ormai accertato. Quando le cose vanno male per la società di patron Preziosi, il numero di cellulare da comporre con una certa fretta è sempre lo stesso. Quello di mister Davide Ballardini. Se fosse un film, l’imperturbabile tecnico ravennate sarebbe senz’altro Rocky, perché nelle saghe, in questo caso calcistiche, Davide si trova a pennello. Siamo infatti al Ballardini IV. L’ultimo capitolo è sicuramente quello più interessante, perché era difficile credere ad un suo ritorno dopo le non tenere esternazioni del presidente genoano dopo l’ennesimo esonero (Genoa-Parma 1 a 3 campionato 2018/2019): “E’ scarso. Se inizia una stagione con una squadra poi non compie il salto di qualità”. Ma Ballardini è una sfinge, accettando, senza scomporsi, la panchina ancora tiepida lasciata da Maran. Corre, segna e diverte il suo nuovo Genoa. Pandev sembra quello dei ventanni. L’inizio è col botto, sbaragliando una diretta concorrente (1-2 a Spezia nella 14^ giornata). Poi altre 4 vittorie in 13 giornate, vantando addirittura un piccolo record con 7 turni di imbattibilità.
I momenti top sono stati senz’altro il pareggio di Bergamo e la vittoria interna con il Napoli.
Una musica più sommessa si suona in casa di Benevento e Spezia. I troppi, ma giustificati complimenti ricevuti a iosa da Pippo Inzaghi e Vincenzo Italiano hanno fatto male. Evidentemente le due formazioni non hanno saputo reggere la tensione, quando la partita successiva, che però non è mai arrivata, poteva decretarne la definitiva gloria. Le Streghe di Benevento hanno avuto un inizio spumeggiante per una formazione che parte per non retrocedere. Ben 21 punti totalizzati nelle prime 16 giornate. Successivamente, una serie di infortuni hanno martellato una rosa non amplissima, condannando i giallorossi sanniti ad una inevitabile frenata. Sono stati soltanto 5 i punti nelle ultime 10 giornate, frutto di altrettanti pareggi. I migliori momenti per i ragazzi di Inzaghi sono stati senz’altro la vittoria di Firenze (0-1 con inizio shock per il viola Prandelli) e la feroce imbattibilità ottenuta al Vigorito con Juventus (1-1) e Roma (0-0). Se chiedete cosa è mancato ad una squadra che vanta ottime individualità ed un gioco votato ad offendere (eccellente il 2-3 con la Samp), rispondiamo che il pareggio interno con il Torino, dopo un parziale di 2-0, poi aggiustato dai granata al 93° con Zaza, ed i crolli contro due concorrenti come Spezia (0-3) e Crotone (4-1), hanno parecchio pesato, nel prosieguo, sul morale e la coraggiosa allegria del Benevento.
Vincenzo Italiano è senz’altro è il tecnico del momento. Non siamo certo noi i depositari della notizia che vogliono l’allenatore spezzino fortemente indiziato a sedere, nel prossimo futuro, sulla panchina del Napoli. La squadra gioca bene, ha un calcio propositivo e difficilmente si arrocca in difesa, anche nei momenti di difficoltà. Marchizza, Bastoni, ‘Nzola, Pobega, Ricci, Vignali sono solo alcuni dei gioielli di bianco vestiti, stampati, a caratteri cubitali, sui taccuini di tutti gli addetti al mercato. Eppure tutti questi complimenti non hanno giovato alla squadra di proprietà americana. Lo Spezia ha avuto un andamento piuttosto costante nel tempo, totalizzando 14 punti dopo 16 giornate e 12 punti nelle restanti 10. Ma proprio sul più bello, quando la squadra sembrava avere potenzialità per annusare la scia dei preliminari di EL, col vento in poppa soffiato da tutta la stampa di settore, ci sono stati marosi che hanno bloccato il siluro spezzino tra le fortificate mura dell’Arsenale. Le ultime uscite non sono state certamente memorabili. Due pareggi interni contro Benevento (1-1) e Parma (2-2) che a malapena alleviano i tonfi di Crotone (4-1) e Firenze (3-0) lo scorso 19 febbraio. Eppure ci sono stati momenti di incredibile esaltazione. Uber alles la vittoria esterna che ha scosso il Napoli di Gattuso (1-2) ed il freno a mano imposto al rampante Milan (2-0).
La Fiorentina, che ha un passato di tutto rispetto per il calcio italiano, non vuole essere un peso per la classifica, anzi è Prandelli che non vuole essere un peso per la Fiorentina. Il tabellone generale langue ed alcuni risultati, con altrettante scialbe prestazioni, hanno reso piuttosto nervoso anche uno sempre moderato come l’ex selezionatore della Nazionale. In una recente intervista, rilasciata prima di Fiorentina-Parma (pirotecnico 3-3 finale con pareggio acciuffato ad ora di cena), quasi a difendere il suo operato, il tecnico di Orzinuovi ha dichiarato: “E’ tre anni che la Fiorentina lotta per la salvezza è inutile nasconderlo. Se poi mi rendo conto di essere un peso prendo la mia strada senza problemi”. E dopo la partita con i parmensi, ancora più nervosamente, ha ammonito i facitori di notizie: “Come fai a sapere che il presidente è arrabbiato se non l’ho sentito nemmeno io? Non mettiamo ulteriori voci, c’è già tensione a Firenze e voi conoscete la città”. Attualmente sono 26 i punti in classifica e 14° posto per i gigliati che, nelle ultime 6 partite, hanno ripreso il cattivo trend con 4 sconfitte.
Come già detto, malissimo l’esordio di Prandelli (subentrato a Iachini dall’8^ giornata), con sconfitta interna ad opera del Benevento. Ma va riconosciuta al buon Cesare tutta l’esperienza con la quale è riuscito molto piano, quasi pianissimo, a trascinare la Fiorentina fuori da un fango che si stava facendo sempre più profondo e denso. Non senza indimenticabili tracolli. Il 6-0 subito a Napoli è stato il punto più basso raggiunto dai viola. Una simile Caporetto ha così vanificato il ricordo del sacco di Torino (22 dic 2020) allorquando la Fiorentina ha disteso la Juventus con un sonoro 0-3.
Queste squadre sono attese all’ultimo sprint, perché ne hanno mezzi e capacità ma, nel momento in cui lo scriviamo, già ascoltiamo le vibrate proteste di Crotone, Parma, Torino e Cagliari.
Scongiuri annessi.