Il 24 novembre uscirà nelle sale cinematografiche È stata la mano di Dio, il nuovo film di Paolo Sorrentino premiato all’ultimo Festival di Venezia e tre volte candidato agli European Film Awards. Dopo l’uscita cinematografica, la pellicola sarà distribuita anche su Netflix a partire dal 15 dicembre.
In una Napoli degli anni ’80 scorrono le vicende di Fabietto Schisa, adolescente timido e intimorito dalle donne, dei suoi genitori Saverio e Maria, una coppia della borghesia partenopea e una serie di parenti e amici di famiglia dai comportamenti ambigui e bizzarri.
A far parte della famiglia anche Patrizia (interpretata da Luisa Ranieri), un’avvenente donna con una situazione particolarmente difficile e dai modi di fare provocanti. Patrizia, zia di Fabietto, non può avere figli. Fino a quando una sera viene fatta salire su una macchina d’epoca da un uomo che si fa chiamare San Gennaro, che la porta a incontrare il monaciello, un bambino vestito da monaco che, garantisce San Gennaro, la farà tornare fertile con un solo bacio sulla fronte.
Successivamente viene presentato tutto il gruppo famigliare. C’è Saverio Schisa (Toni Servillo) nei panni del padre di Fabietto e sua moglie Maria, sorella di Patrizia. I due coniugi sembrano felici ma nascondono una grossa crisi interna. Così come i loro tre figli, tra cui Fabietto, spesso in preda ad attacchi di panico e malesseri interiori.
A far da cornice a tutto ciò l’avvento di Maradona a Napoli e i Mondiali dell’86, con il famigerato gol segnato di mano all’Inghilterra. Attraverso il suo ultimo film, Sorrentino vuol mostrare una gran parte di sé finora nascosta. Le vicende del giovane Fabietto, ragazzo insicuro e innamorato della procace zia, sembrano un testo autobiografico portato alla luce del pubblico. Una vita adolescenziale in un contesto bizzarro interrotto bruscamente da un evento che segnerà tutta la famiglia, dopo il quale Fabietto dovrà fare i conti con la realtà e diventare Fabio.
La prima parte dell’opera è contraddistinta dai tipici virtuosismi sorrentiniani, con una presentazione dei personaggi in pieno stile teatrale. La seconda metà del film, invece, lascia da parte l’enfatizzazione dell’estetica per far posto alla cruda realtà, alla quale si può sfuggire solo tramite la fantasia.
Nel finale, con l’incontro tra Fabio e il regista Antonio Capuano, sembra di assistere a un discorso di Sorrentino con se stesso. In È stata la mano di Dio, il regista ripercorre la propria storia famigliare e le tappe che lo hanno portato a Roma. Per la prima volta affronta i fantasmi del suo passato, ripercorrendo i suoi trascorsi napoletani.
Anche il tema della fede calcistica non passa inosservato. Se all’inizio, alla domanda del fratello: “Fabié, ma tu preferiresti farti una chiavata con zia Patrizia o che Maradona venisse al Napoli?” Fabietto risponde: “Maradona al Napoli” senza pensarci troppo, nella parte finale del film, quando si vedono gli azzurri conquistare il primo scudetto, Fabio passa davanti alla tv e la spegne dopo essersi soffermato qualche secondo.
Come in ogni film di Sorrentino, molti sono gli interrogativi che spiazzano i meno attenti. La costante ricerca del dar senso ad ogni scena, rappresenta una palestra non semplice da affrontare per tutti. Ma, come ne La grande bellezza, i significati intrinsechi dell’opera non lasciano indifferenti lo spettatore.
È STATA LA MANO DI DIO
Regia: Paolo Sorrentino
Durata: 130 minuti
Uscita: 24 novembre 2021 al cinema; 15 dicembre 2021 su Netflix
Valutazione: 4/5