La Serie B ha emesso, da poco, i suoi primi verdetti. Ed in vista dell’imminente fase dei playoff abbiamo avuto l’onore ed il piacere di intervistare Alberto Monguidi, responsabile della comunicazione della Lega Nazionale Professionisti B.
Alberto Monguidi buongiorno e grazie per aver accettato il nostro invito. Tiriamo innanzitutto le somme: come è andata questa stagione di Serie B interamente segnata dalle limitazioni per la pandemia da Covid?
“E’ stata una stagione difficile, inutile dirlo. Le società e la Lega stessa hanno dovuto fare i conti con una situazione sempre precaria, vista la concreta possibilità che si sviluppassero dei focolai all’interno delle squadre. Ci sono stati anche diversi rinvii di varie partite, che sono stati gestiti, però, con una certa efficacia. E siamo poi giunti a questo finale di campionato, dove le società hanno deciso di sospendere per dieci giorni la competizione ed aspettare che il focolaio del Pescara terminasse. Tutto questo per cercare di garantire quel merito sportivo, che è il principio fondamentale sul quale si basa il campionato di Serie B, e che ha anche fatto in modo di terminare il torneo scorso nella maniera in cui era stato stabilito ad inizio stagione: senza stravolgimenti, nonostante il Covid, ed evitando quindi una sorta di mancanza di trasparenza. Questo principio è stato adottato anche quest’anno e si è quindi deciso di procedere con i recuperi delle partite rinviate per poi arrivare alle ultime 4 giornate, che si sono giocate nell’arco di 2 settimane, con tutte le squadre allo stesso punto.”
Una situazione certamente non facile. Ma quanto ha influito, anche nei confronti delle stesse società partecipanti al campionato cadetto, questa pandemia? Penso ad esempio alla mancanza degli spettatori sugli spalti e alle inevitabili ripercussioni anche dal punto di vista economico…
“Esatto. E arriviamo quindi ad un secondo aspetto di questa stagione, ovvero quello della gestione economica ed emozionale da parte delle società. Parliamo innanzitutto di un buco economico dovuto alla mancanza degli introiti provenienti dai botteghini e anche dall’allontanamento di alcuni sponsor, ma non possiamo dimenticarci del lato emotivo, basato sul fatto che ovviamente, le squadre, non avendo il pubblico presente negli stadi, sono state particolarmente condizionate, sul campo e non solo. In un contesto, tra l’altro, dove è diventato difficile anche stare vicino ai tifosi. Perché è vero che la loro passione è senza limiti e senza confini, ma è anche vero che per far rimanere immutati questo attaccamento e questo filo diretto degli appassionati nei confronti del proprio club, è stato fatto un grande lavoro, soprattutto sui social, proponendo diverse iniziative, sia da parte della Lega e sia da parte delle stesse squadre. Nel frattempo, non dimentichiamolo, sono incrementati anche i costi per rispettare il protocollo sanitario anti-Covid: basti pensare ai tamponi, a tutta l’organizzazione per il rispetto delle normative, ai criteri per le trasferte delle squadre. Tutti fattori che hanno influito, inevitabilmente, dal punto di vista economico. E’ stato un anno difficile, che abbiamo cercato di gestire al meglio. E la Federazione, in un certo senso, ci è anche venuta incontro, sostenendoci. Di conseguenza, con la ridistribuzione dei ricavi da parte delle Leghe e grazie alla virtuosità delle società e, soprattutto, al notevole sforzo economico delle relative proprietà, siamo riusciti a portare a termine questo campionato. E tutto questo è, senza alcun dubbio, molto importante, perché dimostra che la capacità economica dei club di Serie B è stata sostanziale, a differenza degli anni passati, dove purtroppo accadeva, molto spesso e troppo spesso, che ci fossero delle società con gravi problematiche di bilancio.”
Colgo la palla al balzo in merito all’argomento degli interventi sui social, trattato poc’anzi: quanto è importante la comunicazione nel mondo del calcio di oggi e quanto contribuisce alla crescita dell’intero sistema?
“La comunicazione è molto importante, ed il nostro Presidente, Mauro Balata, ha sempre cercato di far collegare a questo fattore anche dei principi fondamentali: il già citato merito sportivo, la vicinanza dei territori ed il fatto che la Serie B debba essere considerata come la palestra dei giovani per arrivare in Serie A e nei palcoscenici internazionali. Abbiamo quindi cercato di declinare questi principi anche nell’ambito della comunicazione. E proprio in questo senso abbiamo anche definito la cosiddetta vicinanza dei territori, cioè quando una squadra di calcio diventa il punto di riferimento del proprio ambito territoriale. Non a caso chiamiamo la Serie B ‘il campionato degli italiani’. Basti pensare che, nel periodo più duro della pandemia, i club sono diventati il baricentro delle iniziative sociali, in sostegno agli ospedali e alle associazioni impegnate in prima linea nella lotta al virus. Abbiamo cercato di promuovere moltissimo questa congiunzione tra il territorio e le nostre società, evidenziando tutte queste iniziative. E questo è stato molto importante anche dal punto di vista economico: perché molto spesso, quando si parla di calcio a certi livelli, si pensa unicamente ai giocatori e agli imprenditori e ci si dimentica che intorno a questo mondo gravitano tantissime altre figure, che vivono e sopravvivono grazie al calcio. Ad esempio, proprio quando parliamo di Serie B, potremmo fare l’esempio di numerosi fornitori locali che, per l’appunto, vivono grazie al campionato e alle società che vi partecipano. E non possiamo, e non dobbiamo, dimenticarci di loro. Anche perché, è giusto ribadirlo, il calcio è un volano economico fondamentale ed ha una ricaduta economica e sociale sui territori molto importante. Ed ecco perché, dal punto di vista della comunicazione, abbiamo deciso di essere particolarmente ‘localistici’. Ad esempio, una delle iniziative social che abbiamo fatto insieme agli sponsor della Serie B, nel periodo più tragico del lockdown, è stata quella di far recapitare a casa dei tifosi più longevi, in termini di abbonamento ad un determinato club, dei pacchi con dei doni. E questi pacchi venivano annunciati dal capitano della squadra con una telefonata al diretto interessato. E questa è solo una delle tante iniziative volte, per l’appunto, a rinsaldare e a tenere unito il legame tra il club ed il proprio territorio. Abbiamo puntato molto su questa dinamica, e speriamo abbia portato dei buoni risultati.”
Negli ultimi giorni una delle notizie più importanti, a livello calcistico, è stata la probabile riforma della Coppa Italia, con l’esclusione delle squadre di Serie C e D e la partecipazione esclusiva dei club di Serie A e Serie B. Cosa ne pensa? E perché ci si è orientati in questo senso?
“In tutta sincerità, rispondo in maniera piuttosto diplomatica. La Coppa Italia è una competizione che organizza la Serie A e, di conseguenza, io non conosco e non posso valutare le dinamiche che hanno portato a questo tipo di decisione.”
Passiamo allora ad una nota senza dubbio molto positiva: nell’ultimo turno di Serie B c’è stato l’esordio di Maria Marotta, la prima donna arbitro in questa categoria. È una svolta in un certo senso epocale: cosa può rappresentare per il campionato e per l’intero sistema calcio?
“Io ritengo che lo sport sia il più grande veicolo per abbattere diverse barriere culturali. In tal senso, mi piace fare un passo indietro e pensare alla prima guerra mondiale, con gli inglesi schierati da una parte e i tedeschi dall’altra. Così come gli italiani e gli austriaci. Ma quando poi arrivava il periodo di Natale, ecco che i soldati abbandonavano le armi e le proprie posizioni, e si ritrovavano per giocare a calcio, tutti insieme, magari con un pallone di fortuna creato con degli stracci. Tutto questo, declinato in una situazione che deve essere contestualizzata e rapportata, con le giuste misure, ad oggi, e tornando quindi a parlare dell’episodio della Maria Marotta, non fa altro che evidenziare e rafforzare il concetto di come lo sport sia fondamentale per abbattere tutti quei preconcetti e tutte quelle questioni sostanzialmente retrograde, dal punto di vista sociale, che ci ritroviamo tutt’ora. Come spesso accade, lo sport è dunque un passo in avanti rispetto ad altri settori della società. Ed il Presidente Balata si augura possano esserci altri episodi del genere, molto presto.”
Restando, più o meno su questo tema: in Serie A, così come nel campionato di Serie B e non solo, le polemiche riguardo l’operato della classe arbitrale non cessano praticamente mai. Da uomo della comunicazione, pensa sia necessario che gli arbitri intervengano in televisione, o in apposite conferenze stampa, per spiegare le ragioni delle proprie decisioni e confrontarsi con i giornalisti su quanto fatto sul rettangolo di gioco?
“Io penso che con l’ospitata di Orsato a 90° Minuto sia caduto, anche in questa occasione, un muro. E per questo bisogna ringraziare il nuovo Presidente, Alfredo Trentalange, che è un uomo di grandissima sensibilità e disponibilità. Lui ha capito che, nell’era della comunicazione, era impossibile rimanere chiusi nel proprio recinto. Ed in questo modo, intraprendendo questo percorso, ritengo che ci sia già un clima sostanzialmente diverso nei confronti degli arbitri. Perché innanzitutto si capisce che i direttori di gara sono persone come tutti noi: sono degli esseri umani, con pregi e difetti, con le loro fragilità, con le loro capacità, con le loro potenzialità e con le loro emozioni. Ed in questo modo gli arbitri sono usciti dal loro contesto abituale e sono stati condotti all’interno delle case degli italiani, facendo si che venissero compresi, grazie al dialogo e al confronto costruttivo. Per giungere poi, e di questo ne sono convinto, ad una sorta di reciproca fiducia.”
E come vede invece l’introduzione delle nuove tecnologie, come il VAR, anche in Serie B? Se ne parla da molto ormai…
“Innanzitutto già da domani (oggi, ndr), e per il terzo anno consecutivo, ci sarà il VAR nella fase playoff della Serie B. Dall’anno prossimo, invece, verrà adottato fin dalla prima giornata di campionato. C’è stata una fortissima accelerazione, in tal senso, nell’ultimo mese e mezzo. Dal 1 aprile ci sono state circa 13 partite con un VAR offline, sotto la supervisione di Rocchi, al fine di formare l’intero corpo arbitrale, composto da 48 elementi. Una formazione che continuerà anche questa estate, a Coverciano e a Sportillia. E con l’unione della C.A.N. A e C.A.N. B, dall’anno prossimo ci sarà quindi il materiale umano per poter designare il VAR e l’AVAR in Serie B. Anche per questo dobbiamo ringraziare il Presidente Trentalange ed il Presidente Balata, che ha portato avanti questa battaglia per molto tempo. Ed è solo grazie alla sua determinazione se questo risultato è stato ottenuto, nonostante inizialmente ci fosse stato detto che ci sarebbero state scarsissime possibilità di raggiungere questo obiettivo. In realtà le sue intenzioni erano quelle di iniziare già da questo campionato, ma purtroppo la classe arbitrale, per diverse ragioni, non era ancora formata del tutto ed in più c’è stata la problematica Covid che ha complicato ancor di più la situazione.”
Se parliamo di tecnologia, il nostro sguardo volge inevitabilmente al futuro. A questo proposito, la Serie B è sostanzialmente in prima linea nella diffusione e nella promozione degli eSports. Quanto è stato fatto e quanto ancora si può fare in tal senso?
“Proprio oggi (ieri, ndr) abbiamo emesso un comunicato stampa (CLICCA QUI) che annuncia l’inizio, il prossimo 17 maggio, del campionato eSports della Serie B, che noi per assonanza abbiamo chiamato BeSports. Tra le altre cose, possiamo orgogliosamente vantarci di essere stati i primi ad aver organizzato una competizione del genere a livello nazionale, sempre l’anno scorso in tempo di pandemia. Una delle nostre tante iniziative lanciate per tenere vicini i tifosi della Serie B: un torneo che ha visto la partecipazione di alcune migliaia di giocatori, che nelle fasi preliminari si sono sfidati tra di loro, online, e alcuni dei quali, successivamente, sono anche stati selezionati dai vari club per diventare players ufficiali. La nostra Lega è particolarmente attenta a questo tipo di sviluppo e quest’anno abbiamo anche pensato ad una formula davvero molto bella ed accattivante, con il torneo che si terrà all’interno degli studi della WeArena Entertainment, che di fatto organizza l’intero campionato, e che verrà trasmesso in diretta streaming sui canali ufficiali della Lega Serie B ed in contemporanea su Bwin Tv. Una formula molto spettacolare e coinvolgente, che si concluderà con la fase playoff e che riteniamo possa riscontrare ottimi risultati, essendo anche molto attinente al campionato di Serie B vero e proprio.”
In conclusione, invece, una breve riflessione in merito ad una squadra alla quale lei è profondamente legato, cioè il Parma, che il prossimo anno tornerà a calcare i campi della Serie B. Per il vostro campionato immagino sia comunque un punto di forza poter annoverare squadre di un certo blasone. Che genere di ripercussioni ci sono, in questo caso, in senso positivo ed in senso negativo, sia per il club e sia, ovviamente, per la Serie B?
“Ovviamente non è la prima volta che accade. La Serie B ha e ha avuto, nel corso degli anni, diverse squadre, provenienti dalla Serie A e dalla Serie C, che sono particolarmente blasonate, come il Bari, il Palermo o addirittura il Napoli e la Juventus. Il Parma quindi non è di certo il primo, e non sarà certamente l’ultimo club con un certo blasone a partecipare al nostro campionato. Ovviamente per noi è un motivo di orgoglio ed un motivo di grande responsabilità annoverare squadre così importanti. D’altra parte, sappiamo perfettamente che il calcio è anche questo, e nonostante il blasone o i trofei vinti in Europa, non è detto che quando ci si trova davanti a certe squadre ci sia quella sorta di timore referenziale che possa in qualche modo condizionare il risultato. Per fortuna, soprattutto in Serie B, si vince grazie alle idee: basti pensare ad esempio al Cittadella che, con un budget comunque molto risicato, riesce a partecipare costantemente ai playoff (quest’anno è la sesta volta). La squadra veneta non è certamente un team blasonato e non ha vinto coppe europee come il Parma, ma dimostra, al di là di quelli che possono essere i limiti territoriali, che si può vincere perché si hanno delle idee e si pratica un buon calcio. Di conseguenza, per noi è un bene che il Parma venga a giocare nel nostro campionato, ma il Parma stesso deve essere consapevole che, comunque, per poter stare con dignità e con successo in questa Lega, deve saper far calcio.”
Perfetto. Non mi resta quindi che ringraziarla per questa piacevole ed interessantissima chiacchierata.
“Grazie a voi e a presto”