Nuovo appuntamento e (forse) ultimo stagionale, con la rubrica “Il Quotidiano in Redazione” che, prendendosi una piccola pausa, tornerà poi a settembre continuando il suo viaggio all’interno delle redazioni dei siti di informazione sportiva.
Quest’oggi siamo lieti di ospitare il direttore editoriale di “Gol di tacco a Spillo“, Giusy Genovese, che ringraziamo per aver accettato il nostro invito.
– Iniziamo con l’ormai consueta, nostra, prima domanda: Come nasce GoldiTacco.it?
“Gol di Tacco a Spillo nasce dal desiderio di una bambina che va a guardare le partite del Catanzaro con il papà o segue i Mondiali del ’90 davanti alla televisione come se vedesse lo spettacolo più bello del mondo. Forse è nato semplicemente con me. Da piccola i miei passatempi preferiti erano due: indossare i tacchi di mia mamma davanti allo specchio e giocare con la palla. Il calcio oggi è il filo conduttore che mi resta con mio padre. È stato lui a portarmi sulla strada della ‘perdizione’, dico sempre che sono il figlio maschio primogenito che ha sempre sognato. Ma torniamo a noi! Io vengo dalla carta stampata, quando è arrivato il web è cambiato anche il modo di scrivere e di parlare di calcio. Paradossalmente potrei dirti che nasce da una certa insofferenza verso il modo in cui si parla di calcio oggi. Troppe polemiche, troppi toni urlati, concitati, tanti addetti ai lavori che non nascondono la loro fede calcistica, anzi spesso fomentano gli stessi tifosi nel continuare a parafrasare in termini non molto educati gli avversari. Ed era quello che succedeva o che mi veniva richiesto quando collaboravo per diverse testate telematiche. Io preferisco togliermi i panni da tifosa e indossare quelli da giornalista nel momento in cui sto lavorando. E noi donne, se così posso dire, do it better! Ecco, l’idea parte proprio da qui, dare al calcio quel tocco di sana leggerezza, di ‘rosa’ e di ironia che spesso e volentieri manca ai maschi. Affrontando però la materia sempre con professionalità e competenza, che sì, appartiene anche alle donne! Il calcio deve andare sempre a braccetto con il fairplay. Credo che oggi si siano perse un po’ le coordinate della vita, di cosa è davvero importante e cosa no. Il calcio è gioco, lo sport è condivisione, amicizia, svago, siamo arrivati al punto che se dici la tua su una determinata partita se ti va bene ti prendono a parolacce. Inammissibile. Il messaggio che vorremmo portare avanti è quello che il calcio come tutti gli sport è un gioco, quindi momento di aggregazione, complicità, sana rivalità che dura il tempo di una partita. Siamo in periodo storico in cui il calcio va a braccetto con la cronaca nera, e non è un bene. In una giungla che è il mondo del web fra tanti siti e testate giornalistiche volevo fare qualcosa di diverso anche a livello di contenuti, e così nasce una linea editoriale che unisce alle esclusive e alle interviste, ai focus e agli approfondimenti (Gol di Tacco a Spillo – lo ribadisco sempre – non è un contenitore di notizie h24, ma un magazine) rubriche di gossip, look, tendenze e quella sulle wags, che ha avuto riscontri positivi anche da loro stesse, perché noi andiamo al di là degli stereotipi e dei pregiudizi.”
– La redazione è composta soltanto da donne, esatto? Ci parli del suo gruppo di lavoro.
“Esatto una redazione esclusivamente femminile a scrivere di calcio. Siamo le prime in Italia e abbiamo scoperto da poco che in Europa solo la Spagna ha un progetto simile al nostro. Ho uno staff eccezionale, iniziando da Caterina Autiero che ho conosciuto poco dopo un anno dall’iscrizione del giornale al Tribunale e che poi è diventata la direttrice responsabile. Sai quando accade un colpo di fulmine fra due innamorati? Ecco fra noi due è successa quasi la stessa cosa. Ci siamo capite fin da subito, molto probabilmente perché abbiamo fatto una lunga e dura gavetta per emergere ed entrambe avevamo vissuto non solo la parte bella di questo lavoro ma soprattutto quella più difficile, fatta diciamolo pure di proposte indecenti, di non essere prese sul serio perché donne e via dicendo. Credo che rivedendo nell’altra gli stessi sacrifici, la stessa passione, e la stessa fatica si riesca a portare avanti un progetto del genere. Poi non ci prendiamo mai sul serio e cerchiamo di divertirci sempre con la giusta dose di competenza e di professionalità che credo ci contraddistingua. Siamo in un’epoca storica in cui i giovani vogliono tutto e subito, si scoraggiano facilmente o facilmente si sentono già arrivati. Non hanno pazienza e sembra che tutto sia dovuto. Alle ragazze più giovani, che stanno prendendo o che hanno da poco preso il tesserino cerchiamo di dare anche un po’ di insegnamenti e di consigli. Soprattutto non devono demordere davanti alle prime difficoltà e ai primi ostacoli. Il giornalismo sportivo ha bisogno delle donne! Poi abbiamo tante mamme sai? Donne che coltivavano e coltivano ancora la passione per la scrittura. C’è Daniela la nostra caporedattrice che è il nostro braccio destro e a volte pure sinistro. E ora, da qualche mese, abbiamo anche il webmaster donna, Micaela Monterosso.”
– Gol di Tacco a Spillo, tutto rigorosamente al femminile, ha riscontrato qualche difficoltà particolare, anche in termini di pregiudizi, durante lo sviluppo del suo progetto redazionale? E se sì quale?
“Non tantissime riguardo ai contenuti. Il fatto di avere una redazione composta solo da donne ha da subito portato entusiasmo, era una cosa innovativa. Questo mix fra calcio e spettacolo/gossip/eventi ha avuto da subito molti consensi. All’epoca, ti parlo del 2014, i giornali sportivi parlavano di sport, quelli di gossip di gossip. Siamo state le prime a intervistare personaggi dello spettacolo sulla propria squadra del cuore, a fare la sfida fra wags in occasione dei big match, a pubblicare interviste a calciatrici. Pensa che pochi mesi dopo la nascita di Gol di Tacco ho intervistato Manuela Giugliano, nel 2016 sono intervenute sulle nostre pagine Milena Bertolini e Valentina Giacinti, all’epoca sconosciute ai più. I pregiudizi maggiori sono arrivati quando venivo invitata a presentare il progetto in qualche trasmissione televisiva o quando mi arrivavano richieste di collaborazioni sempre per trasmissioni tv. Non so chi pensavano di trovarsi davanti, ma spesso rimanevano delusi nel trovarsi davanti una ragazza minuta, piccolina, per nulla appariscente. Sai l’italiano medio è quella persona a cui sta bene che una donna parli di calcio, ma deve essere una fatalona, perché alla fine allo spettatore anche a tanti addetti ai lavori interessa che abbia uno bello stacco di gambe. Secondo voi quando parla Diletta Leotta ascoltano davvero quello che dice? No, ricordano il top o l’acconciatura, purtroppo. Ecco se devo parlare di pregiudizi io li ho trovati riguardo al mio aspetto fisico. Vorrei raccontarti questo episodio. Mi contattano da una tv locale per una delle tante collaborazioni. Dovevo scrivere testi simili agli articoli che pubblicavamo, volevano fare una rubrica video di quei pezzi. Io mai avuto velleità di apparire, mi piace stare nelle retrovie e di fatto era questo quello che dovevo fare in quella tv. Io come autrice e una collega appariva. Questo al direttore di rete non bastava, il fatto che secondo lui non fossi avvenente seppure dovessi stare dietro appunto era un cruccio, fino al giorno in cui mi disse palesemente che facevo schifo. Testuali parole. Per poi chiamare un collega per chiedergli davanti a me ‘due cosce da portargli’. Ecco questo è un po’ il quadro di quello che una donna deve subire nella società di oggi. Un discorso che finirebbe domani, perciò mi fermo qui!”
– C’è all’interno del vostro portale una sezione particolarmente apprezzata dagli utenti che vi seguono?
“Il calcio femminile in primis. Siamo ormai un punto di riferimento a riguardo. Siamo ben incanalate e offriamo ai lettori molte esclusive, come ad esempio l’intervista a Gianpiero Piovani. Sono apprezzati gli approfondimenti e i focus. Noi amiamo definirci narratrici di storie e i lettori sembrano gradire ciò. Poi il gossip che non passa mai di moda. Trattato sempre con eleganza.”
– Qual è stata invece l’esclusiva o in generale l’evento seguito che le ha regalato maggior orgoglio?
“Guarda abbiamo scritto spesso storie commoventi per la rubrica ‘Il calcio che fa bene’. Caterina nel corso di un evento benefico ha conosciuto Bea e la sua mamma, entrambe scomparse da qualche anno. Ancora oggi però mi scende una lacrima quando penso all’intervista a Paolo Rossi pochi mesi prima della sua scomparsa. Un’esclusiva che sognavo da tempo, mi piace pensare che sia stato un po’ un suo lascito. Un uomo prima ancora di un Campione dall’elevata grandezza morale. Le sue parole traboccano di umanità e umiltà. Invito i giovani di oggi a leggere quell’intervista. Giovani, bambini che sono ammaliati dai calciatori più per i soldi, il potere, le macchine di lusso. Oggi i bambini sognano di diventare calciatori per avere la stessa ricchezza materiale, non per amore dello Sport. Paolo Rossi ha amato il gioco del pallone fino alla fine. Faceva parte di quei calciatori che ancora potevi abbracciare, andare a stringergli la mano. Era un antidivo con tanto di Pallone d’oro.”
– Europei e calciomercato stanno per infiammare l’estate. Come si organizzerà a riguardo Gol di Tacco a Spillo?
“Come spiegavo non siamo un contenitore di news che spesso diventano quasi un copia e incolla. Ci focalizziamo su focus, ritratti a tutto tondo sui calciatori che saranno o che potranno essere protagonisti di questi Europei. Per quanto riguarda il calcio mercato stesso discorso di prima. A fine mercato poi tireremo le somme e faremo il punto sulle varie squadre.”
– Che consigli darebbe a un giovane che vorrebbe approcciarsi oggi al mondo dell’informazione sportiva?
“Siamo in un’era in cui i giovani vogliono tutto e subito, si scoraggiano facilmente o facilmente si sentono già arrivati. Non hanno pazienza e sembra che tutto sia dovuto. Devono avere pazienza, tanta. Non smettere mai di informarsi e di studiare. E non abbattersi alle difficoltà. Alle umiliazioni. A me ne sono state davvero dette tante, dal fatto che mi mancasse mezzo metro di gambe, alle prese in giro per le origini calabresi, dovevo tornare a casa e piangere. Invece sono andata avanti per la mia strada togliendomi tante soddisfazioni, sai che alcune di queste persone sono tornate indietro sui loro passi e mi hanno chiesto scusa? Non demordete! Ma mai nemmeno mancare di umiltà. Essere sempre un po’ low profile, alla fine paga.”
– Negli ultimi anni è cresciuto molto, anche in termini di ascolti, il calcio femminile. A cosa attribuisce quest’inversione di tendenza?
“Sicuramente ha aiutato molto il fatto che squadre blasonate come la Juve, l’Inter o il Milan abbiano la loro squadra femminile. Molte calciatrici sono venute alla luce grazie ai Mondiali che hanno fatto conoscere a livello nazionale un mondo che prima era solo per amatori. Non vorrei però che si arrivasse al giorno in cui a giocarsi il campionato di Serie A femminile saranno solo Juve, Milan, Inter e Roma giusto per il prestigio delle società. Io dico sempre che bisogna partire dal basso per fare grandi cose. Non lasciamo morire le piccole società. Sono tutte importanti per la causa.”
– Maria Marotta, Maria Grazia Pinna e Stéphanie Frappart, rispettivamente i primi arbitri donna che in Serie B, Serie A e Champions League, hanno fatto il loro esordio nell’ultimo anno. Cosa significa tutto questo?
“Le cose devono cambiare e stanno cambiando, però sai quando arriverà la svolta secondo me? Quando sarà la normalità leggere i nomi femminili accostati alla parola arbitro. Fino a quando ne parleremo come evento straordinario le cose non miglioreranno.”
– Le ultime due stagioni sono state fortemente segnate dalla situazione pandemica. Qual è il primo fattore legato al mondo calcio che si augura di rivedere/rivivere come segno tangibile di ritorno alla normalità?
“Dire che manca il pubblico è un’ovvietà. La mancanza si è sentita in modo tangibile, il calcio è fatto di bandiere che svolazzano, di striscioni, di cori, di canzoni, di abbracci ed emozioni. Ecco però che apriamo un altro discorso, oggi mancano le emozioni e ciò va al di là dal discorso Covid e stadi vuoti. Io sono figlia degli anni 90, anni in cui bruciavamo di passione per questo sport. Oggi sta venendo meno. C’è meno coinvolgimento emotivo, meno pathos. Il calcio è un’azienda, i calciatori macchine di un ingranaggio. Vorrei vedere più uomini e meno robot. Meno lusso sui social e più vita quotidiana. Semplice. Baggio, Maldini, Del Piero, Rossi, erano, sono sì miliardari, ma si presentavano con tanta semplicità.”
– Una donna come direttore di un sito dedicato interamente al calcio, lo fa sicuramente per passione e competenza. Ci sono però altri progetti in cantiere?
“Ho iniziato da poco sul mio profilo Instagram due format da me ideati e condotti: Sex & The Football che andava in onda su una web radio fra il 2018 e il 2019 e L’aperitivo nel pallone 3.0. Conto di portarli avanti anche per la prossima stagione e di arricchirli sempre di più. Sono una persona determinata, ma che ha voglia di imparare. Sempre. Non si finisce mai. Voglio aprirmi maggiormente al mondo social, perché il Giornalismo sta cambiando, oggi bisogna metterci la faccia e avere sempre più interazione con il pubblico. Però non devono mai mancare l’ironia, l’eleganza, l’educazione. Se dovessi accorgermi che si potrebbe scemare nelle polemiche e negli insulti farei io per prima un passo indietro.”
Grazie di cuore a Giusy Genovese per aver accettato di rispondere alle nostre domande e per averci aperto, seppur solo virtualmente, le porte della Redazione di “Gol di Tacco a Spillo”, facendoci inoltre conoscere il suo punto di vista su diverse ed importantissime tematiche.