Gol, quantità, qualità, ma soprattutto…personalità. Troppo spesso discontinuo, Hakan Çalhanoğlu sembra aver trovato in maglia nerazzurra la sua isola felice. Lo ha voluto fortemente Simone Inzaghi (e ha avuto ragione) per provare a colmare un vuoto lasciato in mezzo al campo dopo l’episodio accaduto a Christian Eriksen (FORZA CHRIS!) che ancora oggi ci lascia impietriti.
Un Inter verticale
Quando la palla passa tra i suoi piedi, la manovra offensiva dell’Inter subisce una decisa e improvvisa accelerazione. Gli esterni si lanciano in profondità, tutta la squadra sale coordinata e Hakan, con la sua qualità, riduce di almeno un tempo la giocata rendendo ogni azione un possibile pericolo per le retroguardie avversarie. Le critiche per un inizio non proprio esaltante (dopo il gol all’esordio contro il Genoa qualche problema fisico lo ha limitato nelle prestazioni) non lo hanno scalfito minimamente. La squadra è sempre stata al suo fianco, riconoscendone le qualità da potenziale leader tecnico. I tifosi dopo il gol nel derby sono letteralmente impazziti. E la prestazione totale contro il Napoli ha tolto ogni possibile dubbio a riguardo.
Spirito di squadra
Il noi davanti all’io per raggiungere il risultato. “Rigore? Siamo noi i rigoristi: io Lautaro e Ivan, chi se la sente calcia. Ho fatto gol col Milan e oggi, non conta chi calcia, l’importante è vincere.” Parole e musica per tutto l’ambiente nerazzurro che, dopo una burrascosa estate, pensava di aver perso solidità e spirito di squadra.
L’Inter c’è e manda un chiaro segnale al campionato. Le ultime prestazioni, soprattutto nei big match, hanno dimostrato nei 90’ la superiorità dei campioni d’Italia in carica. Una padronanza in campo sul piano del gioco degna delle big d’Europa. Occhio però ai cambi a gara in corso che troppo spesso stravolgono lo spartito interista.
Il futuro è nerazzurro e la scelta del nuovo simbolo è più che mai azzeccata.
La stella turca.