Christian Eriksen: la forza di un guerriero.
Una storia che ha lasciato il segno, quella di Christian Eriksen. Una storia che non potrà essere dimenticata facilmente. Un deja-vu per alcuni, un grande spavento per altri. Un trauma per i suoi compagni di squadra, per i tifosi presenti allo stadio e per gli appassionati di calcio che sabato 12 giugno stavano seguendo lo scontro tra Danimarca e Finlandia. Il mondo del pallone, e non solo, è rimasto attonito. Tutto è stato sospeso e in bilico per circa 12 minuti. La paura è stata tanta, lo sciacallaggio non è mancato ma un sospiro di sollievo è arrivato insieme alla notizia della ripresa di coscienza da parte del giocatore mentre lasciava il campo. Il medico tedesco Jens Kleinefeld, colui che ha fatto sì che il cuore del danese ripartisse, ha rilasciato parole forti: “Circa 30 secondi dopo il massaggio cardiaco, il giocatore ha aperto gli occhi e ho potuto parlare con lui direttamente: Bene, sei tornato con noi?”, parole a cui Eriksen ha prontamente risposto: “Sì, sono tornato con voi. Per amor del cielo, ho solo 29 anni“. E, dannazione Christian, che spavento ci hai fatto prendere.
Il muro dei compagni.
I compagni di squadra sono quelli che ti elogiano, ti esaltano, che possono anche criticarti ma che, nel momento del bisogno, ti proteggono. Ti fanno da scudo. Anche se è tutto confuso, anche se c’è paura e per minuti su minuti si resta sospesi in un limbo. Questa è una Squadra. Questa è la partita più bella da vincere, insieme. Un affetto che Eriksen ha voluto dimostrare a sua volta dopo la dimissione dall’ospedale, andando a trovare il gruppo in allenamento per infondere loro coraggio. D’altronde, il numero 10 danese fin da subito, dopo il malore, ha voluto constatare lo stato d’animo dei compagni: “Come state?”, una frase che dimostra la grandezza del calciatore e della sua persona. “È stato fantastico vederlo. Con i nostri occhi e non attraverso uno schermo. È stato bello parlare con lui e abbracciarlo. Vedere che lui e la sua famiglia stanno bene date le circostanze”, ha detto Andreas Skov Olsen.
La forza di Kjaer, uomo e capitano vero.
Se oggi Eriksen è ancora tra tutti noi, il merito è anche dell’immenso Simon Kjær. L’ha salvato con un intervento tempestivo, l’ha protetto da sguardi indiscreti. Ha preso tra le sue braccia una donna disperata e le ha trasmesso un sentimento fondamentale in quel momento: il coraggio. Lui non l’ha mai perso il coraggio e ha sempre sperato nella forza del suo compagno, del suo amico. I due numeri 24, da quel momento, condivideranno un rapporto ancor più indissolubile. Commovente il messaggio rilasciato proprio dal Capitano della Danimarca poco prima della partita contro il Belgio: “Sono stati giorni moto speciali in cui il calcio non era la cosa più importante. È stato uno shock che farà parte di me e di noi per sempre. La sola cosa che è importante e importa è che Christian stia bene. Sono orgoglioso di come abbiamo agito da squadra e di come siamo stati uniti in quei momenti difficili. Sono commosso e profondamente grato per il supporto. Oggi andremo in campo contro il Belgio con Christian nel cuore e nei nostri pensieri e questo ci permetterà di concentrarci sulla partita. Giocheremo per Christian, e come sempre per tutta la Danimarca”.
Il riposo dopo la tempesta.
Non si è fatto attendere il messaggio, lungo e commovente, anche da parte dell’Inter: “Martedì mattina il momento più bello: una foto, un sorriso, un pollice alzato. Non abbiamo smesso nemmeno per un istante di dedicare i nostri pensieri a Christian, rispettando in silenzio un momento così delicato e personale. Allo stesso tempo, però, le manifestazioni d’affetto sono state tante, belle, spontanee. I brividi di paura si sono trasformati in sollievo, in queste giornate. E in commozione: l’enorme maglia numero 10 mostrata prima di Danimarca-Belgio, in quello stesso stadio di sabato. Il gioco fermato al minuto 10, l’applauso generale di tifosi e giocatori in campo, compreso Romelu Lukaku. Gli striscioni, le maglie mostrate dai tifosi, le nazionali tutte che hanno dedicato un pensiero al nostro numero 24. Tutti momenti che compongono l’abbraccio più forte e sentito per Christian Eriksen“. Ora non resta altro che rispettare la richiesta della sua straordinaria compagna di vita, Sabrina: “Sta bene. Adesso abbiamo bisogno di tranquillità”. Il riposo che merita dopo aver combattuto con tutte le sue forze e che ognuno gli deve. Quello che conta, ora, è solo che Christian Eriksen sia qui, a fare il tifo per la sua Danimarca, a poter ripensare a quanto affetto ha ricevuto e a giocare con i suoi bambini che hanno ancora con sé il loro straordinario eroe.