Un danese alla Scala.
Christian Eriksen il 28 dicembre 2020 arriva a Milano e la gioia dei tifosi è alle stelle. Con un fuoriclasse della sua portata è ritornata la voglia di vittoria da raggiungere con eleganza, in quel di San Siro. Le aspettative sono state fin da subito altissime. L’Inter lo presenta ufficialmente in smoking elegante, al teatro la Scala di Milano, come un vero e proprio artista. Nonostante tutto ciò, però, il danese non trova spazio, non trova minuti. Anche dopo i primi importanti gol realizzati tra Europa League, Serie A e Coppa Italia, gioca quasi sempre da subentrante. Solamente gli ultimi minuti, partita dopo partita. È un Eriksen spento, cupo, non brillante come quello che qualsiasi appassionato di calcio ha avuto modo di conoscere al Tottenham. Nel mercato di gennaio 2021 viene addirittura inserito nella lista dei cedibili.
La svolta.
La storia, si sa, è un ciclo e si ripete. Partenza mancata ed è ancora una volta rinascita. Accade tutto in una sera, il 26 gennaio 2021, negli ultimi dieci minuti di una gara surreale. L’Inter non riesce a sbloccare una partita complicatissima, nei quarti di finale di Coppa Italia contro il Milan. Eriksen entra in campo all’88’ ma la magia la compie al 97’. Quando tutto sembrava essere destinato ai calci di rigore, arriva una punizione dal limite e il giocatore non ci pensa due volte: prende la palla e la posiziona davanti a sé. Cinque passi indietro, l’arbitro fischia e, con una traiettoria disegnata da un pennello, arriva il gol. Bellissimo. Il danese esplode in un grido di gioia. Quel grido liberatorio che è impossibile da trattenere. La panchina esulta, tutti lo abbracciano, tutti gli dimostrano affetto e grinta. Per Conte non ci sono state più scuse e da allora non ha più potuto fare a meno di lui.
La certezza.
Ritrova i minuti, la titolarità e il sorriso. Lui stesso ha confessato in un’intervista a Dazn: «Certamente è un sorriso diverso rispetto a qualche tempo fa. Più giochi, più sei felice, ovviamente». In molti l’hanno definito ‘Il nuovo Eriksen’. Si è ritagliato il proprio spazio ed è diventato sempre più importante. Si è adattato a un nuovo stile di gioco, con una maggiore attenzione ai movimenti dei compagni. Un esempio di professionalità. È lui ad aver posto, tra i primi, la firma su questo scudetto. Appena arrivato a Milano, disse alla Gazzetta dello Sport: «Voglio interrompere il dominio Juve». Detto, fatto. Due gol pesantissimi: il primo contro il Napoli, che ha permesso all’Inter di blindare il pareggio, e il secondo con il Crotone, sbloccando una partita che sembrava essere stregata. Con quest’ultima i neroazzurri hanno potuto tirare un sospiro di sollievo, capendo che sì, con quella rete, il 19° scudetto era davvero stato conquistato. «Vivo forse il momento migliore della mia carriera. Abbiamo vinto un trofeo e posso solo dire di essere molto felice di stare all’Inter», parole che non hanno bisogno di ulteriori spiegazioni. D’altronde, a detta sua, ‘scudetto’ è stata la prima parola italiana che ha imparato.
Voto: 8