“Non conoscevo il mondo dello Sport“. Cosa c’è di male in una frase come questa? Niente, apparentemente. Ma se questa stessa frase viene detta (o meglio scritta) dal Ministro dello Sport allora, evidentemente, qualcosa deve essere andato storto.
Vincenzo Spadafora è stato Ministro per 17 mesi nei quali, oltre alla peggior riforma dello sport mai vista in questo Paese, ha addirittura rischiato di far sfilare i nostri migliori atleti senza bandiera né inno ai prossimi giochi olimpici (proprio come la Russia, ma per motivazioni certamente diverse). La situazione, fortunatamente, è stata risolta in extremis, nel giorno delle dimissioni dell’ormai ex Presidente Conte.
Successivamente, nel corso di queste due settimane di consultazioni, nessun partito, di ogni ordine e colore, ha messo sul tavolo la questione Sport. Nessuno!
Un comportamento ed una mancanza di attenzione che definire insulso rischia di passare come un eufemismo. Soprattutto alla luce dei numeri relativi allo sport nel nostro amato Paese.
Secondo le ultime stime del Coni, infatti, lo sport, oltre a dare lavoro a migliaia di italiani, vale quasi il 4% del Pil, con il solo calcio (professionistico e dilettantistico) che fa confluire, nelle casse dello Stato, circa 1250 miliardi di euro l’anno. Insomma, se non il migliore, uno dei migliori “clienti” dello Stato italiano.
Ed è quindi assolutamente paradossale che nessuno abbia posto l’accento sulla questione, sottolineandone l’importanza.
In vista del nuovo esecutivo, la speranza è che il neo Presidente Draghi, dall’alto della sua professionalità e soprattutto da uomo di sport quale è, conferisca la carica di Ministro ad una figura che abbia reali competenze in ambito sportivo e che soprattutto restituisca dignità a tutto il movimento. Quella stessa dignità calpestata da 17 mesi di oblio.
Auspicando fortemente che tale appello non cada tristemente nel vuoto, auguriamo al Professor Draghi un buon lavoro, per il bene del Paese e di un movimento, quello sportivo (ed in special modo, ovviamente, quello calcistico) che tanto amiamo.