“Io in un grande club? Ci sono già. Sono grato alla Lazio che mi ha permesso di chiudere la carriera da calciatore ed iniziare quella da tecnico, qui ho vissuto e sto vivendo emozioni importanti”. Si potrebbe riassumere qui, in pratica, l’essenza di Simone Inzaghi. Le sue dichiarazioni, rilasciate in passato, sono infatti un profondo atto d’amore nei confronti della squadra che ha creduto in lui, prima da calciatore e poi da allenatore. Tanto più se le stesse si rileggono in occasione dell’ennesimo primato ottenuto dal giovane allenatore piacentino sulla panchina della Lazio.
I NUMERI DI SIMONE INZAGHI
Solo qualche mese fa, in occasione dell’ultima giornata di Serie A della scorsa stagione, mentre Ciro Immobile siglava il gol che gli consentiva di eguagliare il record di Higuain in merito alle reti segnate in un unico campionato e di vincere la Scarpa d’Oro, Simone collezionava la panchina numero 203, diventando l’allenatore più longevo della storia della Lazio, superando Dino Zoff.
Ieri invece, grazie al successo ottenuto contro la Sampdoria, Inzaghi ha festeggiato la sua 100esima vittoria da allenatore in Serie A. Un traguardo conseguito dopo appena 182 incontri nella massima serie nostrana, risultando essere il quarto allenatore più rapido a raggiungere questo obiettivo. Davanti a lui? Tutti nomi illustri, come Fabio Capello (100 vittorie in 180 partite), Maurizio Sarri (100 successi in 169 incontri) e Antonio Conte (100 vittorie in 145 match). Mentre alle sue spalle ci sono allenatori del calibro di Carlo Ancelotti, Giovanni Trapattoni ed il suo vecchio compagno di squadra proprio nella Lazio, Roberto Mancini.
UNA CARRIERA A TINTE BIANCOCELESTI
Niente male, soprattutto se consideriamo che quella con la Lazio è, fino ad ora, l’unica esperienza da allenatore ad alti livelli di Simone Inzaghi. Conclusa la carriera da calciatore con la squadra biancoceleste, infatti, ha iniziato quella da tecnico negli allievi regionali del club capitolino (2010) dove ha conquistato subito la Coppa Regionale. Nella stagione successiva passa agli allievi nazionali, e poi, nel gennaio del 2014, approda nella Primavera biancoceleste, con la quale vince subito la Coppa Italia di categoria (mancava da 35 anni) e la Supercoppa. Nella stagione successiva, poi, ecco una nuova vittoria in Coppa Italia e la finale scudetto, persa ai calci di rigore contro il Torino. I granata verranno poi battuti nella finale della Supercoppa. Nell’aprile 2016, infine, la chiamata in prima squadra, in sostituzione dell’esonerato Stefano Pioli, con la quale esordisce subito con una vittoria, per 3-0, in quel di Palermo.
Terminata quella prima stagione (con 12 punti conquistati in 7 partite), Simone Inzaghi sembrava comunque destinato a partire, con destinazione Salerno, visto l’imminente approdo di Marcelo Bielsa sulla panchina biancoceleste. Il Loco, però, a Roma non arriverà mai ed Inzaghi viene dunque confermato sulla panchina della formazione capitolina. Da quel momento in poi, la favola che lega Simone alla sua Lazio non si è più arrestata.
Una favola, che, nel corso di questi anni, si è arricchita con ulteriori capitoli, con vittorie importanti e trofei conquistati (2 Supercoppe ed 1 Coppa Italia), e culminata con lo storico ritorno in Champions League raggiunto al termine della scorsa stagione.
DAL SOGNO SCUDETTO ALLA SFIDA CONTRO IL BAYERN MONACO
Una stagione, quella dell’anno scorso, durante la quale Inzaghi ha inoltre ottenuto il suo record di vittorie in un singolo campionato (24 su 38 partite giocate) e la sua Lazio ha accarezzato, per diverso tempo, il sogno scudetto, che si è frantumato anche a causa della pandemia che ha sconvolto la vita di tutti noi negli ultimi 12 mesi.
Il primato delle 100 vittorie in Serie A arriva sostanzialmente alla vigilia di quella che, forse, potrebbe essere considerata la partita più importante della fin qui breve carriera di Simone Inzaghi: la sfida contro i campioni d’Europa e del mondo del Bayern Monaco, per gli ottavi di finale di Champions League. Un match certamente ostico, per la squadra biancoceleste.
Ma se si guarda indietro, un traguardo del genere fino a qualche anno fa, se non addirittura fino a qualche mese fa, sembrava del tutto impensabile. Ed è giusto sottolineare che quanto fatto da Inzaghi nel corso di questi anni ha, per certi versi, un non so che di miracoloso.
IL “MIRACOLO” DI SIMONE INZAGHI
I suoi risultati sulla panchina biancoceleste, infatti, sono stati conseguiti anche, e soprattutto, grazie alla capacità dello stesso Inzaghi di rilanciare e valorizzare i calciatori a sua disposizione. Tre nomi su tutti: Ciro Immobile, Luis Alberto e Sergej Milinkovic-Savic. Il primo, quando arrivò alla Lazio, dopo le altalenanti prestazioni in Germania e Spagna, era considerato un calciatore ormai finito, o quasi. Lo spagnolo giunse a Roma in qualità di meteora vera e propria, relegato in panchina ed in tribuna per tutta la sua prima stagione in Italia. Il serbo arrivò a Formello da semi-sconosciuto, nonostante il duello di mercato con la Fiorentina per assicurarselo. Ora sono le colonne portanti di questa Lazio. E con loro tutta un’altra serie di giocatori, più o meno bravi, che in campo danno sempre il massimo, spinti dallo stesso ardore e dalla stessa grinta che il loro allenatore esprime in ogni partita. Molti dei quali, con ogni probabilità, in diverse squadre che precedono la Lazio (ma anche in alcune di quelle che stanno dietro in classifica in questo momento) non avrebbero trovato lo stesso spazio e la stessa considerazione ottenuti in quel di Roma con il loro attuale allenatore.
Nel calcio di oggi, però, i bilanci sono a dir poco fondamentali. Ed è quindi giusto sottolineare che, anche alla luce degli investimenti fatti in questi anni dalla società capitolina (certamente minori, rispetto alle dirette concorrenti), l’incremento del valore (e delle prestazioni) della stragrande maggioranza dei calciatori attualmente in rosa unito ai successi ottenuti sul campo (la Lazio, negli ultimi 5 anni, è la seconda squadra italiana che ha vinto più trofei dietro alla Juventus, e con questi successi è diventata il quarto club più titolato della storia del calcio italiano dopo i bianconeri, il Milan e l’Inter), sono dei risultati assolutamente straordinari per Inzaghi ed il suo staff.
Martedì sera, intanto, sbarcherà in Italia il Bayern Monaco, fresco vincitore del Mondiale per Club e detentore della Champions League. Ed in vista di questa sfida storica, per la Lazio, ma soprattutto per Simone Inzaghi, elogiare ed evidenziare il lavoro del tecnico piacentino risulta essere quanto mai doveroso e necessario. Perché arrivare a giocarsi l’ottavo di Champions League contro la squadra più forte del mondo non è certamente cosa di tutti i giorni, ma è soprattutto il frutto dell’incredibile lavoro svolto in questi anni. Di fronte al quale non possiamo non levarci il cappello e complimentarci pubblicamente, al di là del risultato che maturerà al termine del doppio confronto, per quanto ottenuto da Simone Inzaghi e dalla sua Lazio.