quagliarella

“Pensi di avere un limite, così provi a toccare questo limite. Accade qualcosa. E immediatamente riesci a correre un po’ più forte, grazie al potere della tua mente, alla tua determinazione, al tuo istinto e grazie all’esperienza. Puoi volare molto in alto”.

Con queste parole l’indimenticabile Ayrton Senna tentava di spiegare cosa lo spingeva a raggiungere i risultati ottenuti in carriera e più che altro a chiarire che uno degli aspetti fondamentali su cui si costruivano i suoi successi era proprio quella forza interiore che lo ha sempre spronato ad oltrepassare i suoi limiti, spingendolo fin dove il suo infinito talento poi, faceva il resto.

Un concetto, quello del Campione brasiliano che, con le dovute ed ovvie proporzioni, può essere ricondotto a chiunque, perché per superare i propri limiti a volte, vivendo magari anche una seconda giovinezza, non serve diventare necessariamente un campione del mondo, ma spesso è sufficiente continuare a fare ciò che più si ama, nel migliore dei modi ed anche oltre le proprie possibilità, nonostante accada che l’aspetto anagrafico incomba com’è fisiologico che sia.

Nel mondo del calcio sono svariati gli esempi da poter fare, ma parlando dell’attuale Serie A, sono senza dubbio tre i giocatori tra i primi che vengono subito alla mente, specie perché vestono tutti e tre la stessa casacca e perché, nonostante l’età, mostrano una voglia ed un entusiasmo scendendo sul terreno di gioco, invidiabile da molti. La forza interiore unita a quella determinazione, a quell’istinto ed esperienza, inizialmente citati, li portano ancora a dire la loro, peraltro con ottimi risultati, nel massimo campionato di calcio del nostro paese; tre blucerchiati che sul retro delle loro maglie mostrano i nomi di Quagliarella (38 anni), Candreva (34 anni) e Caputo (34 anni) e che sul campo concretizzano ciascuno il proprio vizio che, come direbbe Ligabue in un verso di una delle sue canzoni più celebri: “Non voglio smettere, smettere mai!”.

Del terzetto doriano, l’ultimo ad approdare in Liguria è stato Francesco Caputo, detto “Ciccio”, bomber pugliese di Altamura (BA) che ha trascorso gran parte della sua carriera nelle serie minori, avendo gran feeling con il gol, ma esploso definitivamente a livello di finalizzatore intorno ai trent’anni, cioè dopo essersi messo alle spalle l’esperienza con il Bari, il calcioscommesse e la relativa squalifica. Sfiora i 20 gol di media a stagione per 6 anni a partire dal 2015, stagione in cui ha indossato per la prima volta la maglia della Virtus Entella dove è rimasto due anni mettendo a segno 35 gol in 80 presenze. Poi due anni ad Empoli (42 gol in 79 gare) ed altri due al Sassuolo con 32 reti in 63 presenze, tra cui quella gara del 9 marzo 2020 contro il Brescia, ad inizio pandemia, in cui l’attaccante neroverde lanciò quel messaggio che chiunque ha ancora stampato in maniera indelebile nella mente: “Andrà tutto bene. #Restate a casa”. La scorsa estate passa in prestito alla Samp e proprio nella gara contro l’Empoli, da ex, mette a segno i suoi due primi gol in blucerchiato. Nel suo palmarès due campionati italiani di serie B (Bari 2008-2009, Empoli 2017-2018) ed un titolo di capocannoniere della serie cadetta proprio con l’Empoli nell’anno della promozione in A. Due presenze ed 1 gol (alla sua prima), messo a segno con la maglia della Nazionale in amichevole contro la Moldavia.

Romano, centrocampista completo cresciuto calcisticamente nella Lodigiani, Antonio Candreva viene acquistato ancora minorenne dalla Ternana, società in cui si modella tecnicamente e dove ha la possibilità di esordire in Serie B a 17 anni per poi trasferirsi nel 2007 all’Udinese. Pochissime le presenze in bianconero nella prima stagione, e nei successivi 4 anni solo prestiti tra Livorno, Juventus, Parma e Cesena. Nel 2012 il tanto atteso salto di qualità con il trasferimento alla Lazio dove riesce finalmente a trovare una sua dimensione. In biancoceleste vince anche quello che al momento è l’unico trofeo della sua carriera, la famosa Coppa Italia del 2013 in finale contro la Roma, quando proprio Candreva crossò in area quella palla che, smanacciata da Lobont, fu poi Lulic a spedire in rete segnando definitivamente la storia calcistica capitolina. Dopo 41 gol in 151 presenze con l’Aquila sul petto, nel 2016 approda all’Inter dove resta per 4 anni (12 gol in 124 gare), trasferendosi poi in blucerchiato nel 2020. Tante presenze per lui anche in maglia Azzurra, dalle serie inferiori fino alla Nazionale dei “grandi” per un totale, in 14 anni complessivi, di 93 apparizioni condite con 8 segnature, 7 delle quali proprio nella selezione maggiore. A Genova sembra abbia nuovamente ritrovato se stesso, regalando perle come quella dello scorso 3 ottobre contro l’Udinese, con un bolide da fuori area ad incrociare, insaccatosi sotto il sette più lontano, giusto per citare la più recente, ma sicuramente non l’unica.

Punta di diamante, nonché capitano, della Sampdoria, famoso per i suoi gol spesso di rara bellezza, la storia calcistica di Fabio Quagliarella inizia a Castellammare di Stabia (NA), luogo di nascita del bomber blucerchiato che a soli 10 anni viene inserito nelle giovanili del Torino, maglia con cui fa il suo esordio in Serie A il 14 maggio del 2000. Indossa la maglia granata fino al 2002 e poi altri due anni dal 2014 al 2016, peraltro subito dopo le 4 stagioni trascorse tra le fila dei cugini bianconeri con cui vince 3 Scudetti e 2 Supercoppe italiane. Samp ed Udinese precedono l’esperienza più forte, probabilmente, a livello emozionale per lui, ovvero quella con indosso la maglia partenopea del suo Napoli nella stagione 2009-2010. Solo un anno ai piedi del Vesuvio per volare poi a Torino, sponda Juventus appunto, un viaggio il suo, verso il nord, lontano da casa, di nuovo, forzato da eventi inizialmente sconosciuti ai media ma che giustificavano il malessere e le preoccupazioni di un uomo come il capitano doriano, ingiustamente coinvolto in situazioni non sue, emerse e risolte grazie al corso fatto dalla giustizia nel tempo. Arriva alla Samp nel 2016 conquistando da subito il cuore dei tifosi. Sulle sue spalle sempre il numero 27, in onore del suo compagno nelle nazionali giovanili Niccolò Galli, morto in un incidente stradale nel 2001. Risulta essere il miglior attaccante della Serie A per reti segnate (ad oggi 178), ancora in attività. Nella stagione 2018-19, quella del titolo di capocannoniere con 26 reti, riesce ad andare in gol per 11 giornate consecutive, un record che in Italia, in un singolo campionato, è riuscito a solo altri due giocatori che rispondono al nome di Gabriel Omar Batistuta e Cristiano Ronaldo. Per lui 9 reti in 28 presenze con la Nazionale maggiore e complessivamente 4 in 26 con le formazioni giovanili. Nella stagione attuale è risultato essere il nono calciatore più veloce della Serie A, proprio a voler dimostrare sul campo, nel vero senso della parola, di non sentire assolutamente i 38 anni registrati all’anagrafe.

Caputo, Candreva e Quagliarella, tre storie diverse, un unico presente: blucerchiato; tre calciatori non più in tenera età ma con la determinazione, la voglia ed il talento di un terzetto micidiale che per questa Samp possono rappresentare soltanto quel qualcosa in più, sia sul campo che dentro lo spogliatoio; una potenziale unica forza motrice in grado di trainare tutta la rosa, fin dai giocatori più giovani, per indirizzarla nel giusto percorso verso il raggiungimento degli obiettivi societari.