Fonte immagine: profilo Twitter Perugia

Continua la piccola grande ribalta del calcio umbro. Dopo la promozione degli eterni rivali della Ternana dei record, infatti, il Perugia è ritornato in Serie B, dopo un solo anno di distanza. Non sociale, per una volta.

Una promozione diretta dalla Serie C ottenuta con le unghie e con i denti, ottenuta grazie allo sprint finale. 8 risultati utili di fila, composti da 7 vittorie e un pareggio. L’ultima battuta d’arresto? Scherzo del destino, il derby contro il Gubbio, che a sua volta aveva partecipato alla cadetteria nel 2011/2012. In precedenza, questa sconfitta e la precedente nella trasferta di Padova sembravano aver compromesso il cammino verso l’ammissione diretta. Dalla trasferta in terra eugubina, invece, nella testa dei ragazzi di Fabio Caserta scatta qualcosa e il rullo compressore non si ferma più. Per un emozionante testa a testa con i veneti, terminato a pari punti ma avanti grazie agli scontri diretti. Domenica pomeriggio, sul campo del Feralpi Salò, lo 0-2 firmato da Elia e Bianchimano. La trepida attesa fino al fischio finale, seguita dall’inarrestabile festa, dei giocatori e di una città intera.

Perugia, il valore della vittoria

Perugia, capoluogo del Cuore Verde d’Italia, è una città relativamente piccola (circa 160 000 abitanti), ma ricca di movimento e cultura. Sede di un importante polo universitario, si è da sempre identificata fortemente nel mondo del pallone. Ancora più fortemente dal 30 ottobre del 1977, quando gli spettatori assistettero impotenti alla morte per arresto cardiaco di Renato Curi. Fino al Perugia dei miracoli del 1979, imbattuto e secondo dietro al Milan. Sul campo del teatro intitolato al giovane Curi hanno calcato la scena tanti interpreti importanti della storia del calcio. I campioni del mondo Fabio Grosso e Marco Materazzi hanno gettato qui le basi della loro carriera.

Lo stesso vale per Gennaro Gattuso, che ha spesso affermato di essersi formato come uomo in Umbria. Anche Fabrizio Ravanelli, campione d’Europa con la Juventus nel 1995/1996, perugino doc, ha inizio e chiuso a Perugia il suo percorso. Passando poi per Serse Cosmi, fautore del Perugia degli anni 2000, che aveva guidato il suo club nella seconda parte del 2019/2020. Assistendo coi suoi occhi mesti alla discesa del suo Grifo in C, alla lotteria dei rigori contro il Pescara.

Da questi esempi molto esplicativi si più comprendere come i perugini vivano con ansia le sorti dei biancorossi. Un club che manca alla massima serie dal 2003/2004, nel passaggio di testimone tra Fiorentina e Perugia. E che ora spera di risorgere dalle proprie ceneri

I protagonisti della cavalcata

Primo su tutti, l’allenatore Fabio Caserta, che ha accettato una sfida complicata in una piazza importante. Tecnico dal 2016, l’ex Catania aveva guidato la Juve Stabia nel campionato cadetto nel 2019, per poi ricadere in C l’anno seguente. Ora il riscatto, avendo compattato la rosa negli attimi di maggiori incertezze. Una grande coesione esplosa nei spogliatoi e nell’autobus di ritorno, quando sono partiti una serie di cori nei suoi confronti. “Caserta come Conte, Caserta come Conte!“, uno fra i tanti, compiendo un parallelismo con il tecnico nerazzurro. Fra gli interpreti in campo, giusto menzionare i mattatori Andrea Bianchimano e Salvatore Elia, entrambi a quota 8 gol. Il primo, classica punta centrale, il secondo, ala destra veloce e con un bel tocco di palla. Il capocannoniere, invece, è il classe 1990 Jacopo Murano, prelevato dal Potenza.

Tanta esperienza da vendere anche da vecchie conoscenze della Serie A, come il capitano Gabriele Angella e l’ex Roma Aleandro Rosi, in lacrime dopo il triplice fischio. Rivalsa anche per Christian Kouan, ivoriano del 1999. Il 22enne nella stagione della retrocessione era finito nel mirino della critica, per poi riscattarsi con una crescita costante, condita da 4 reti e 2 assist. Il tutto orchestrato dal presidente Massimiliano Santopadre, anch’egli spesso nel vortice delle discussioni. “Sono troppo felice ed emozionato perché ho restituito alla città quello che avevo tolto facendo scelte sbagliate. Perché il primo responsabile sono sempre io“. Per un dirigente che si tatua il Grifo sulla pelle è un’affermazione che rispecchia le dichiarazioni.

Ora, però, il bello deve arrivare. C’è la Supercoppa di Serie C da contendersi con il Como e proprio con i rivalissimi delle Fere, antipasto della stracittadina di B della prossima stagione. Per il calcio umbro che torna a farsi sentire, sperando di riaffacciandosi un giorno al portone dei grandi.

Di Luca Ripari

Sono Luca Ripari, ho 26 anni e provengo da Perugia. Nel giugno 2019 mi sono laureato in Mediazione Linguistica, in inglese e spagnolo. Ho una grande passione per il calcio, tanto da aver dedicato la mia tesi finale a questo argomento, lo sport interconnesso con società e cultura. Ho iniziato a collaborare con alcune testate e anche la radiocronaca mi appassiona. Mi piace scrivere, raccontare di calcio, viaggiare e leggere.