To be lost for words è una bellissima espressione della lingua inglese volta a significare, adattandolo all’italiano, non sapere cosa dire, restare senza parole. L’interprete, invece, specie nel mondo del calcio, si trova perso tra le parole, significati e istantaneità da trasmettere al proprio pubblico di riferimento. Studio, ricerche e analisi confluite in pochi istanti, quelli della resa da un idioma all’altro. L’interprete, una figura affascinante e talvolta poco nota allo stesso tempo.
Interprete e il calcio, la storia
Come suggerisce la parola stessa, Il soggetto deve “interpretare”, ossia non tradurre letteralmente parola per parola, ma conferire un significato più prossimo possibile nella lingua di arrivo. Concetto modernizzato tra il 1945 e il 1946, nel notissimo Processo di Norimberga, giudice dei 24 capi nazisti ancora rimasti in vita. Proprio in quel momento nasce la figura attuale dell’interprete, che garantisce immediatezza e simultaneità, districandosi talvolta tra più lingue.
Si va così a delineare la differenza tra interpretazione consecutiva, simultanea e chuchotage.
- Nel primo caso, l’autore del discorso parla per diversi minuti. L’interprete, nel silenzio delle sue cuffie, prende nota, memorizza e riporta nell’altra lingua;
- in simultanea, invece, si attivano ascolto e produzione allo stesso tempo. L’oratore comunica e l’interprete istantaneamente riporta ciò che viene detto;
- chuchotage o whispering (sussurrarre), in questa tecnica l’interprete bisbiglia all’orecchio dell’intervistato e riproduce poi in tempo reale la resa di quest’ultimo.
Tante sfaccettature
Oramai, anche nel mondo del calcio questa figura professionale è divenuta fondamentale. Soprattutto in seguito alla sentenza Bosman il pallone si è internazionalizzato, rendendo sempre più frequenti gli spostamenti dei giocatori oltre i propri confini, rendendo quindi necessaria una figura che interpretasse la sua conferenza stampa di presentazione. O ancora, gli incontri istituzionali di FIFA e UEFA, le trattative tra società per l’acquisizione di giocatori,, la globalizzazione di tornei come Mondiali ed Europei hanno fatto emergere l’ulteriore necessità di interpreti nel mercato.
Non basta, in ogni caso, la semplice conoscenza della lingua in questione. Sono necessari altri elementi per far sì che una prestazione sia soddisfacente. Innanzitutto, oltre a una valido background culturale, si devono conoscere tecnicismi calcistici, personalità e carattere dell’interpretato in questione. Basti pensare all’inattesa performance di Jurgen Klopp, che nel corso di una conferenza stampa del Liverpool si complimenta con l’interprete per la sua voce sensuale. Tra le risate generali della sala, alla richiesta del teutonico di parlare ancora, il lavoratore, anche se imbarazzato, rimane impassibile. Proprio questa è un’altra caratteristica dell’interprete modello, cioè di mantenere la completa professionalità in qualsiasi situazione.
Altro episodio singolare si è verificato nella presentazione di una partita della Roma, a settembre 2021. Protagonista José Mourinho, che vede l’interprete palesemente in difficoltà a causa dell’emozione. Mou, però, con diplomazia e con un sorriso sulle labbra la tranquillizza e la conversazione riprende fluidamente.
Fiducia nei propri mezzi, spontaneità e concentrazione. Le doti necessarie di un interprete. Che, guarda caso, risultano parallele a quelle di un estroso trequartista.