Lazio-Torino, l’ultima tragedia comica. Stavolta, però, non siamo in Grecia come nell’antichità, bensì in un’Italia protagonista, ancora una volta, di un pasticcio burocratico. Repetita non juvant.
Lazio-Torino, un match che non s’ha da giocare. Ripercorrendo la strada dell’ultima settimana i granata hanno rintracciato dieci positività nel gruppo squadra. Motivo per cui, allo scorso turno, il club ha optato per giocarsi il gettone del rinvio match contro il Sassuolo. Bene così: dato che non sono rilevati altri tamponi con esito positivo, si potrebbe giocare. Non secondo la ASL di Torino, però, che decide non far partire il Torino alla volta di Roma per il match dell’Olimpico. Il copione sembra già scritto: i biancocelesti hanno diramato i convocati, si avvicina per loro il 3-0 a tavolino (sempre se verrà convalidato dal Giudice Sportivo) considerando che il Toro non calcherà il terreno di gioco. E la Lazio che dice no per giocarla mercoledì, a causa dell’impegno ravvicinato contro la Juventus. Con eventuali ricorsi, improbabili rinvii e chi più ne ha, più ne metta.
Mi scuso in anticipo per i lettori se apparirò alquanto duro nelle mie parole. Allo stesso tempo, però, la nostra sezione “Opinioni” lascia un buon margine per esprimere le proprie idee. Motivo per cui, ritengo che dovremmo farla finita con i buonismi e la solita retorica del “loro sono del settore, non metto bocca“. Io, stavolta, metto faccia e bocca per una vicenda al limite del surreale, una replica di un film già visto, in occasione di Juventus-Napoli. con l’aggravante della recidiva.
Lo ribadisco ancora, a costo di risultare estenuante. Esiste un protocollo, secondo cui se sono disponibili 13 giocatori più un portiere, si può giocare. Appare dunque estremamente paradossale che la ASL intervenga ancora una volta, impedendo la partenza di una squadra, tra l’altro in piena sicurezza. Alle ore 12:00, infatti, è andato in porto l’ultimo giro di tamponi, senza ulteriori positività. Il metodo, sin qui, ha funzionato: membri squadra e staff sono sottoposti a infiniti “round” di controlli, sino a poche ore dal match. Senza che l’andamento dei match sia stato mai intaccato, a livello sanitario. È davvero necessario ricorrere agli esempi delle innumerevoli gare con positività nelle serie inferiori? Credo sia un esercizio prolisso e inutile.
Per l’ennesima occasione, entra in discussione la veridicità di questa Serie A, alla ricerca di un epilogo senza soluzione di continuità. E di un minimo di serietà, che manca ormai da mesi a questa parte. Noi, invece, non possiamo far altro che “gustarci” questo sequel di una pellicola già vista. Come spesso avviene per i seguiti dei film, tra l’altro, indigesti e prevedibili. In attesa solamente della prossima occasione di assaporare l’ennesima tragicommedia all’italiana.