Stefan Radu, da 13 anni con la maglia della Lazio

Stefan Radu è il calciatore con più presenze nella storia della Lazio. La partita contro lo Spezia, vinta per 2-1 dai padroni di casa grazie al gol nel finale di Caicedo, ha permesso al difensore rumeno di raggiungere le 402 presenze con l’aquila sul petto, andando a superare il record di 401 detenuto da Giuseppe Favalli.

Arrivato dalla Dinamo Bucarest nel gennaio del 2008, a soli 21 anni, diventa nel tempo uno degli elementi più affidabili della retroguardia laziale. Delio Rossi, all’epoca tecnico dei capitolini, responsabilizza Radu facendolo agire sulla sinistra alternandolo a Kolarov. Al contrario del serbo, molto più efficace in zona offensiva, il giocatore rumeno si dimostra decisamente più affidabile in copertura, dote che gli permette nel tempo di essere utilizzato sia come terzino che come centrale di difesa.

LE PRIME VITTORIE E L’ADDIO ALLA NAZIONALE

Nel 2009 si aggiudica il suo primo trofeo in biancoceleste, con la vittoria della Coppa Italia in finale contro la Sampdoria. Una vittoria che corrisponde anche alla prima gioia del presidente Lotito. Radu è il giocatore che ha vissuto la nuova era, dopo il periodo d’oro di fine anni ’90, più di ogni altro. La Lazio con lui è cresciuta, caduta e rialzatasi più volte. Un po’ come lui stesso, abituato negli anni ad attimi bui e momenti di vera rinascita.

Fino al 2013 è uno dei tasselli più importanti della Romania. Titolare inamovibile, a sorpresa, decide in quell’anno di lasciare la Nazionale e dedicarsi totalmente alla Lazio. Un anno che si rivelerà magico per i biancocelesti, con la storica vittoria della Coppa Italia nel derby del 26 maggio. Nel corso delle stagioni, i vari CT della Romania hanno più volte provato a far cambiare idea a Radu, con gli stessi organi di stampa locali sempre pronti a spingere per un ritorno rimasto però vano.

IL BOSS DELLO SPOGLIATOIO

Chi conosce da vicino Stefan, sa quanto si sia legato a Roma e alla Lazio, per lui ormai come una seconda pelle. Un leader silenzioso, che ha sempre preferito non indossare la fascia da capitano, nonostante sia il giocatore con più valori ed esperienza. Una scelta personale, legata al suo modo di vivere le partite, sempre in maniera molto sentita (derby su tutte). Pur senza i gradi di capitano, Radu è con tutta probabilità il più grande tifoso laziale in campo. Lui che accanto a sé ha visto passare decine di calciatori, che conosce a memoria le dinamiche di Roma e del centro sportivo di Formello. Lui che ha trovato una seconda giovinezza sotto la guida tecnica di Simone Inzaghi, suo ex compagno di squadra.

E pensare che prima dello scorso campionato, Radu aveva rischiato di finire fuori dal progetto a causa di alcune scintille con il club. Prima la permanenza a Roma durante il ritiro di Auronzo, poi le scuse e i chiarimenti con la società che gli hanno permesso di raggiungere immediatamente i propri compagni pronti ad accoglierlo come un re.

Il Boss, come viene chiamato all’interno dello spogliatoio, ha superato tutti, anche mostri sacri della storia laziale. Nonostante i suoi quasi 35 anni, rimane uno degli uomini più affidabili della retroguardia di Inzaghi, uno di quelli di cui si sente il peso quando manca. 402 presenze sono state raggiunte, un obiettivo impensabile per un giocatore arrivato giovanissimo dalla Romania che si è trasformato negli anni in una delle ultime bandiere del calcio moderno. Perché il Boss ha fatto della Lazio una fede, uno stile di vita da cui non ci si può staccare.

Come diceva in passato un mito del calibro di Giorgio Chinaglia: “Di Lazio ci si ammala inguaribilmente”. Stefan Radu lo ha imparato sulla propria pelle; una pelle nella quale scorre sangue biancoceleste.

Di Dante Chichiarelli

Nato a Roma, il 26 agosto del 1984, inizia ad appassionarsi al calcio a non ancora 6 anni, durante i Mondiali di Italia '90, quelli delle Notti Magiche e di Totò Schillaci. L'amore per questo sport è nel DNA della famiglia: il suo bisnonno, Silvio Blasetti, mosse i suoi primi passi nel calcio nei primi decenni del '900 con la maglia della Lazio. Oltre a questo affianca un'altra grande passione, quella per la scrittura e per il giornalismo. Dopo le scuole, frequenta la facoltà di Scienze della Comunicazione presso "La Sapienza" di Roma e nel 2009, dopo aver collaborato per oltre due anni con "Sportlocale", settimanale sul calcio dilettantistico e giovanile, diventa giornalista pubblicista. Sempre in quegli anni inizia a frequentare il corso di giornalismo sportivo curato da Guido De Angelis e di lì a breve diventerà uno dei redattori della rivista "Lazialità". Nel corso del tempo numerose sono le collaborazioni con periodici on-line e cartacei. Nel 2011, per circa un anno, diventa Direttore Responsabile del mensile "Futuro Giovani Magazine". Da aprile 2020 collabora con la redazione di "Noi Biancocelesti". Ad oggi, nonostante gli impegni lavorativi, continua a coltivare le sue due grandi passioni che lo accompagnano sin dai primi passi della vita.