Nel 1984 usciva in Italia un film che, a suo modo, era destinato a far la storia per tutti gli amanti del calcio: L’allenatore nel Pallone. Tra i personaggi del film, assieme al protagonista Lino Banfi, compariva in più di una scena la figura di Fulgenzio Crisantemi. Panchinaro fisso nella Longobarda, la caratteristica principale di Crisantemi era quella di portare sfortuna. Al suo passaggio era usanza gettare del sale ed ogni volta che il giocatore entrava in azione la iella prendeva il sopravvento.
Proprio in quello stesso periodo, una situazione analoga si viveva nel calcio reale. In Argentina un tifoso dell’Estudiantes di nome Kiricocho si era incominciato a far ‘apprezzare’ per le sue doti da iettatore. Ad ogni sua presenza durante gli allenamenti, un calciatore subiva un infortunio che ne comprometteva la presenza in campo per la partita successiva.
Ai tempi l’allenatore era Carlos Bilardo, personaggio assolutamente attento a presagi e iatture, come accade per molti sudamericani. Il tecnico, preso coscienza della situazione, cercò di risolvere il problema e girarlo a proprio favore: Kiricocho doveva andare prima di ogni partita ad accogliere il pullman della squadra ospite e a far visita ai club rivali durante le trasferte. In questo modo la malasorte avrebbe colpito gli sfidanti. La strategia si rivelò vincente: nel 1982 l’Estudiantes vinse il Metropolitano perdendo soltanto una partita, quella contro il Boca Juniors. Motivo? Fu l’unica volta in cui Kiricocho non riuscì a incontrare gli avversari prima del match.
La leggenda dello iettatore argentino si tramandò fino in Spagna, dove nel 1992 Carlos Bilardo divenne allenatore del Siviglia. La voce iniziò quindi ad espandersi, tanto che il rito di pronunciare ‘Kiricocho’ divenne un vero e proprio talismano per molti prima di un calcio di rigore contro o davanti ad un’occasione netta per gli avversari.
Qualcosa di simile avvenne addirittura durante i Mondiali del 2010. Al 62′ della finale tra Spagna e Olanda, Robben si presentò indisturbato davanti a Casillas per un gol che sembrava già fatto. Alle sue spalle il terzino iberico Capdevila si giocò la carta ‘Kiricocho’ urlandolo verso l’avversario che fallì clamorosamente. Più tardi, durante i supplementari, Iniesta portò in vantaggio le Furie Rosse che si aggiudicarono lo storico titolo. In tanti non ebbero dubbi: la ‘macumba’ di Kiricocho aveva colpito ancora.
L’ultimo evento legato a questa leggenda lo ritroviamo nella sfida di Champions League tra Borussia Dortmund e Siviglia. Haaland, attaccante dei tedeschi, si presenta dal dischetto e Bono, portiere avversario, neutralizza il tiro urlando proprio ‘Kiricocho’. L’arbitro però, rivedendo l’azione, nota il movimento oltre la linea dell’estremo difensore e fa ripetere. Haaland stavolta non sbaglia e corre verso Bono urlandogli in faccia la stessa maledizione.
Non sapremo mai se la leggenda legata al tifoso dell’Estudiantes sia stata inventata di sana pianta oppure no. Di lui su internet non si trovano foto di alcun tipo. Quel che è certo è che ‘Kiricocho’ è diventata nel tempo una parola a cui si aggrappano le speranze di tanti tifosi e calciatori, soprattutto sudamericani e spagnoli. Ma anche in Italia, sostengono in molti, il termine è entrato da tempo nel vocabolario della scaramanzia.