Si parlerà degli episodi eccome. Ma alla 38^ giornata, quando gli arbitri fischieranno la fine del campionato, nessuno ricorderà più nulla. I giornali non avranno grossi titoli per la squadra scudettata, perché l’Inter lo avrà già vinto con congruo anticipo. L’inchiostro dei grassetti sarà versato per quelle formazioni che avranno l’onore di partecipare alle coppe europee, con qualche giusto trafiletto per chi si è salvata per l’ennesima volta. L’attesa per i play-off che sanciranno la griglia di partenza per la prossima stagione. In questo calcio, che l’assenza di pubblico ha reso più noioso e meno appetibile, l’appassionato riversa l’adrenalina residua. Per questo manipolo di squadre che, in mancanza di tricolori, lottano per il traguardo europeo, salvo poi lamentarsi perché l’Europa toglie energie (sic!). E’ nelle urne di Nyon il pallone che conta perché porta molti euro nei bilanci sempre più in asfissia. A seconda delle prospettive, i posti sono tre per cinque squadre. Ma per coloro che amano rischiare i pronostici, anche a corso di fare delle figuracce, i posti potrebbero essere anche soltanto due per quattro pretendenti. Il motivo è che l’Atalanta non mostra nessun segno di cedimento e pratica ancora, nonostante le mille fatiche di una lunga stagione, un calcio veloce e leggero, corroborato da una fitta selva di gol. Ben 78 in 33 partite significano miglior attacco del torneo, con l’impressionante media di 2,36 gol a partita. Dicevamo degli episodi. Un rigore reclamato dalla Lazio a Napoli, poi assegnato agli azzurri per un’azione precedente. Un gol segnato dalla Lazio contro il Milan, che i rossoneri contestano con vigore per un fallo su Calhanoglu. Ma le partite sono terminate ed i risultati sanciti. Diciamoci la verità: c’è qualcuno che ricorda qualche episodio successo ad ottobre o novembre? Fa un certo effetto a parlare di Europa, dopo il papocchio Superlega che ha monopolizzato le prime pagine di tutta la stampa calcistica italiana e straniera. Sembra una beffa atroce, ma proprio una delle più convinte adepte ad un progetto mai nato (il Milan), se il campionato fosse finito stasera, sarebbe fuori dalla competizione più importante. Nello sport siamo abituati ai doppi salti in avanti, qui si tratterebbe di un doppio passo indietro in appena 90^ minuti. Ed a proposito di passi indietro, la squadra di Pioli ne ha fatti veramente tanti. Qualche opinionista kamikaze aveva addirittura pronosticato lo scudetto, quando i rossoneri viaggiavano incontrastati primi in classifica. Ma la netta sensazione era sempre quella di qualche risultato acciuffato per i capelli, con una forte dipendenza verso l’estro di Ibrahimovic. Assente Ibra, il Milan si è seduto, lo dicono i numeri. Settimo in classifica nella parziale classifica delle ultime 10 partite giocate, i milanisti crollano al 10° posto nelle ultime cinque con appena 7 punti. Tanto per intenderci Cagliari e Torino, che lottano per non retrocedere, ne hanno realizzati rispettivamente 9 e 8. L’ammucchiata per i 2/3 posti è stata favorita anche dalla scarsa vena della Juventus che, nella classifica delle ultime 5 gare, è inchiodata al 6° posto. Tutto questo frenare ha permesso il prepotente rientro di Napoli e Lazio. Gli azzurri (terzi in classifica nelle ultime 10 partite) hanno agganciato a 66 punti Juve e Milan. Il prolungato silenzio stampa ha portato grossi benefici prima nello spogliatoio e poi sul campo, con la ritrovata vena degli uomini d’attacco, Osimhen su tutti, a bersaglio 4 volte nelle ultime cinque. Un risultato eccezionale se consideriamo che Gattuso, a meno di impreviste riappacificazioni, allena da separato in casa già da mesi. Non cambia il discorso per la Lazio, anche se i biancocelesti, con 61 punti, accusano un piccolo ritardo che potrebbe essere rimediato nella gara ancora sospesa con il Torino (recupero previsto per il 18 maggio). Gli uomini di Inzaghi hanno un trend positivo e costante infatti, in tutte le classifiche parziali, non compaiono mai al di sotto del 4° posto. Tali indizi non vanno sottovalutati perché dimostrano, alla lunga, le reali potenzialità di una squadra. Ed è alla lunga che si vincono i titoli o si ottengono miracolose salvezze. Arrivati a questo punto la posta più alta si giocherà sino all’ultimo minuto e a farla da padrona sarà come sempre, oltre allo stato di forma, il calendario. Una discesa libera quello dell’Atalanta. I ragazzi di Gasperini se la vedranno, tra le altre, con Parma; Benevento e Genoa, che dovrebbero garantire alla Dea il pieno per il pass europeo. Privo di scontri diretti anche il calendario del Napoli che, sempre in linea teorica, potrebbe continuare la striscia positiva con Cagliari; Spezia e Udinese permettendo. Tra due turni la nebbia che ora ci avvolge si potrebbe diradare al fischio finale di Juventus-Milan. I rossoneri poi se la vedranno a Bergamo all’ultima giornata, mentre i bianconeri avranno soltanto una partita di cartello contro l’Inter che potrebbe essere già felice e contenta.
Tocca alla Lazio l’ostacolo più alto: il sentitissimo derby capitolino alla penultima. Ma anche la trasferta di Firenze andrebbe presa con la dovuta attenzione, Juventus docet.
Dalla Superlega al sicuro rifugio Champions il passo è stato brevissimo, per le cinque sorelle durerà ancora 450 minuti. La nostra opinione in merito si fonda su quello che abbiamo intuito in fase di prospettiva dei progetti. La Superlega, con la probabile assenza delle tedesche e con l’abiura delle inglesi, tanto Super non sarebbe stata. Inoltre la mancanza di fascino storico, avrebbe indotto il pubblico a percepire la manifestazione come una serie di amichevoli di lusso.
Ma anche l’allargamento infinito del parterre Champions ci lascia con il sopracciglio alla Ancelotti. Avere più squadre andrebbe a svilire e depauperare tecnicamente la massima competizione.
Sarebbe troppo facile, per lo stralunato tifoso in poltrona, cambiare canale a favore di un documentario sul drago di Comodo. In bella mostra, sullo schermo, lo sbandierato turno Qarabag – Sheriff.