“Fa più male del previsto”. Annuncia così lo Schalke, sui suoi canali social, la matematica retrocessione del club in Zweite Liga a seguito dell’ennesima sconfitta, questa volta ottenuta contro l’Arminia Bielefeld.
Una retrocessione storica per quella che è una delle squadre più importanti della Germania, nonché presenza fissa in Europa. Basti pensare alla semifinale di Champions League del 2011, alle costanti apparizioni nelle coppe europee, ai diciassette trofei o al più recente secondo posto in Bundesliga della stagione 2017/18, tre anni fa.
Giorni che oggi appaiono solo come un lontano ricordo per uno Schalke in crisi totale, non solo di risultati.
Le prime avvisaglie della decaduta si hanno proprio durante l’ottima stagione 2017/2018. Höwedes, capitano storico, lascia il club a causa di attriti con l’allenatore. A questa perdita si aggiungono quelle successive di due talenti in scadenza di contratto come Goretzka e Meyer. E il mercato estivo, con budget già di per sé ridotto, porta neo-acquisti che non riescono ad inserirsi negli schemi di Domenico Tedesco.
Ed è così che inizia nel 2018 la prima vera crisi di risultati. Solo con l’esonero del tecnico e l’incarico affidato a Huub Stevens lo Schalke riuscirà a risalire la classifica scongiurando l’incubo retrocessione.
La stagione successiva in panchina siede David Wagner. L’annata parte con il piede giusto e la squadra realizza 30 punti nel girone di andata. Gli spettri dell’anno precedente sembrano ormai lontani e l’ipotesi qualificazione in Champions League è una possibilità concreta. La realtà, però, sarà un’altra.
Il primo evento che scuote l’ambiente è la notizia che il giovane portiere e capitano Alexander Nübel non rinnoverà il proprio contratto; ha già firmato con i rivali del Bayern Monaco, a partire da luglio. Così facendo Nübel perde sia la fascia che la titolarità. Lo Schalke, invece, vede in parte minata la serenità che a fatica aveva ritrovato, e il mese di gennaio rappresenterà un vero e proprio punto di non ritorno.
È infatti nella sfida contro il Borussia Monchengladbach del 17 gennaio 2020 che i Knappen (“minatori”) conquisteranno la loro unica vittoria dell’intero anno solare, per poi crollare nei bassifondi della classifica e salvarsi solo grazie ai punti ottenuti nei primi mesi. Da quel momento in poi la squadra tedesca sprofonderà in un burrone sempre più profondo dal quale, tutt’ora, non è riuscita ad uscire e che ha condotto i biancoblù all’attuale retrocessione.
I risultati disastrosi sono però figli di un intero contesto nel quale quasi nulla ormai funziona più.
Peter Peters, dirigente storico, lascia il club. Così come Clement Tönnies, presidente dei biancoblù, mai realmente apprezzato dai tifosi che per mesi ne hanno chiesto le dimissioni.
Se in dirigenza i disagi sono elevati, a livello finanziario la situazione è anche peggiore. Il club, che già nel 2019 contava 193 milioni di debiti, con la pandemia si è trovato in una crisi così profonda da dover chiedere ai tifosi di rinunciare al rimborso dell’abbonamento per “garantire la sopravvivenza della società”.
Necessario è stato anche un mercato di ridimensionamento: introduzione di un salary cap, cessione di big come McKennie e Caligiuri e acquisti a titolo temporaneo o a parametro zero, come Vedad Ibisevic.
Nemmeno lo spogliatoio è esente da un clima a tratti caotico: proprio Ibisevic sembrerebbe aver avuto una forte discussione con il vice allenatore, e a gennaio il suo stesso contratto è stato rescisso dopo appena quattro mesi. Mentre Harit e Bentaleb a novembre sono stati momentaneamente esclusi dalla squadra per comportamenti non professionali.
Un periodo buio omnicomprensivo che sul campo si è trasformato in un disastro conclamato: peggior attacco dei top 5 campionati europei insieme allo Sheffield United, seconda peggior difesa e 18 punti in classifica con due sole vittorie in stagione.
Ad una situazione già di per sé critica si aggiunge il malcontento della tifoseria, talmente elevato che dopo la partita di martedì alcuni supporters – infuriati per la retrocessione – hanno aggredito i giocatori.
Quello attuale sembrerebbe quindi per lo Schalke quasi un punto di non ritorno. Una squadra di quel calibro però – se non vuole seguire le orme di un’altra nobile decaduta come l’Amburgo – deve necessariamente pensare a come strappare un biglietto per tornare in massima serie già attraverso la prossima stagione, riorganizzandosi e ritrovando la progettualità che le è mancata.
Altrimenti sì che farà davvero “più male del previsto”.