Quella con lo Shakhtar, è sicuramente la partita più importante in questo inizio di stagione per l’Inter di Simone Inzaghi. Non solo per i tre punti in palio (fondamentali dopo la sconfitta in casa contro il Real Madrid), ma soprattutto per misurare la crescita in campo europeo dei nerazzurri. Tre anni a rincorrere (con scarsi risultati) gli ottavi di Champions League. Un obiettivo decisamente alla portata quest’anno per i nerazzurri.
Due squadre europee
Per mentalità e filosofia di gioco, il match di stasera mette a confronto due squadre dal DNA europeo. Un calcio verticale che parte dal basso. Esterni sempre alti per dare ampiezza offensiva alla squadra e mettere pressione all’avversario. La qualità dalla trequarti in su a fare il resto. Con un unico risultato da raggiungere: fare gol.
L’intoccabile: Edin Džeko
Se Lautaro Martínez è un prospetto di leader futuro, c’è chi in casa nerazzurra (nonostante sia arrivato da pochi mesi) è già riuscito a sostituire tecnicamente e tatticamente l’ormai ex Re di Milano Romelu Lukaku. A suon di gol (5 nelle prime 6 giornate di Serie A) il cigno di Sarajevo è entrato nel cuore del tifo nerazzurro. Un instancabile gigante, intoccabile per il tecnico Inzaghi che lo ha voluto fortemente. Già prima della partenza del belga.
La gestione dei momenti
In Champions League è fondamentale la gestione a 360° del match. La formazione, l’approccio alla gara, i cambi a gara in corso sono i fattori che determinano un risultato. Dopo la sconfitta esterna contro lo Sheriff Tiraspol, la squadra di De Zerbi è obbligata a fare risultato per restare in corsa al treno Champions. Così come l’Inter che per 60’ domina il Real Madrid ed esce dal campo a testa alta ma con 0 punti.
Un match già decisivo per le gerarchie del girone D.
E per il proseguo della stagione.