Consueto appuntamento con la nostra rubrica “Il Quotidiano in Redazione”. Questa settimana abbiamo avuto il piacere di incontrare il direttore di TuttoUdinese.it Lorenzo Petiziol, che ci ha gentilmente introdotto all’interno della sua redazione ed in parte del mondo bianconero dedicato alla formazione friulana.
- Salve direttore ed innanzitutto grazie per aver accettato il nostro invito. Iniziamo con una domanda doverosa: Come nasce TuttoUdinese.it?
Piacere mio e grazie a voi. TuttoUdinese.it nasce dalla volontà di un sacco di gente, di amici, parenti e collaboratori che arrivati ad un certo punto si sono messi insieme ed hanno voluto collaborare per seguire la squadra del cuore, l’Udinese, e poi di conseguenza tutto il calcio che ruota attorno alla Serie A. C’è l’Udinese appunto e anche altre squadre poi tipo il Watford, che è della famiglia Pozzo, le squadre minori ecc. C’è stato un ampliamento a macchia d’olio che si è espanso in maniera automatica.
- Quali sono i principi fondamentali sui quali si basa il lavoro della sua redazione?
Sono i principi del giornalismo: ricercare notizie, la correttezza nel citarle, anche la fantasia se vogliamo, nel parlare e discutere di alcune cose. Noi ora usiamo fare molti collegamenti con Zoom, per avere protagonisti in diretta, ci sono personaggi di tutti i tipi, da Bruno Pizzul a giocatori che ruotano un po’ intorno al mondo dell’Udinese. Lavoriamo sulla notizia quotidiana continua, commenti di tifosi che dicono la loro soprattutto, naturalmente senza veli, censure senza nulla. Direi che abbiamo anche una certa correttezza di giudizio anche da parte dei tifosi, quindi non è che dobbiamo operare molto di censura, quindi siamo in sintonia e quasi in simbiosi con questo mondo che abbiamo. Essendo noi la più grossa entità del genere virtuale del Friuli Venezia-Giulia, possiamo gestirla bene, con coscienza, senza creare grandi problemi a nessuno.
- L’informazione sportiva in Italia, specie grazie al web, è una pratica sempre più diffusa ormai. Quali sono i segreti per riuscire ad emergere dando vita ad un valido progetto e gli errori invece da non dover commettere?
Gli errori si commetteranno sempre nel nostro lavoro, il problema o la fortuna, è quella di commetterne il meno possibile. Ci vuole soprattutto serietà, ci vuole quel pizzico di fantasia anche nel cercare le notizie, di non stare sempre sulla notizia, di darla subito sicuramente, visto il privilegio che abbiamo con il nostro mezzo, rispetto magari a giornali, televisioni ecc. Questa è la cosa principale. Però anche lavorare con un po’ di fantasia appunto, cercando interviste, cercando collaborazioni di personaggi che hanno fatto grande il mondo del calcio, abbiamo ad esempio Zico che ci chiama e facciamo delle dirette dal Brasile per la partita dell’Udinese, lo scudetto dell’Inter, alcune partite chiave della domenica o del sabato, di quando capitano insomma. Abbiamo Zico, abbiamo Amoroso, Bierhoff, creando magari quel di più che va oltre i confini della nostra regione ecco.
- Nell’ultimo anno è cambiato il modo di fare comunicazione e, se si, come?
Nell’ultimo anno è cambiato moltissimo. Quotidianamente abbiamo una striscia piuttosto ampia, quasi di un’ora che, al di la delle notizie che si danno, noi lavoriamo molto con le piattaforme virtuali, coinvolgendo i personaggi, gente e tifosi, quindi la cosa diventa interessante, poi vanno sul sito e la si può rivedere quando uno vuole. Non è come la televisione e così la gente ha sempre a disposizione queste loro voci, i beniamini ecc. con i quali si può interagire con noi durante la trasmissione. C’è un continuo contatto e a margine di questo c’è tutto il notiziario che viene fatto sulla situazione della squadra, del campionato, dei personaggi con le loro dichiarazioni ecc.
- Com’è il rapporto della sua redazione con la società bianconera? C’è collaborazione?
Questo è un tasto abbastanza difficile da dipanare. La società bianconera ha creato una specie di enclave diciamo, creando una televisione tutta sua praticamente, nella quale solo gli addetti entrano, sono in pochi, sia noi che il giornale locale diciamo, che è un po’ la bibbia dei friulani della nostra regione, fa fatica ad entrare. Non c’è grande collaborazione, ce n’è ma nei limiti molto ristretti. Direi che lavoriamo un po’ captando qualche notizia da qualche amico, non è più come una volta insomma, quando c’era un contatto diretto con i giocatori. Adesso c’è tutta una trafila burocratica, è un qualcosa all’italiana traportata anche nel modo del calcio, almeno qui da noi.
- C’è una sezione sul vostro portale particolarmente apprezzata dai tifosi?
Bhè direi di si, sono le trasmissioni che facciamo, che hanno grosse visualizzazioni e ci danno una grande visibilità, anche perché c’è da dire che ci sono più friulani nel mondo che in Friuli, dal Canada all’Australia, Brasile, Argentina, America e li abbiamo parecchi riscontri di gente che ci sente ed è affezionata all’Udinese e al calcio italiano ovviamente. Alcune trasmissioni noi le diamo e le trasmettono anche in televisione in Canada ad esempio, quindi siamo contenti, perché riusciamo a coprire una platea di tifosi molto vasta. Anche dall’Iraq addirittura, abbiamo dei contatti, una cosa incredibile a volte quando ci si pensa e questo ci fa molto piacere.
- Essendo una testata giornalistica dedicata ad una singola squadra, ci sono determinate situazioni in cui è difficile scindere l’aspetto professionale dall’essere tifosi?
Più che altro nelle risposte dei tifosi che sono ovviamente di parte. Il nostro lavoro lo facciamo chiaramente, io non nego di essere tifoso dell’udinese, sarebbe assurdo, è una vita che faccio questo mestiere, ho fatto televisione prima, Sky, ho fatto il direttore di testate importanti insomma, come Italia 7 ecc, quindi è chiaro che alla fine sei sempre tifoso. E’ inutile che un giornalista neghi la sua preferenza per una squadra o per l’altra, si cerca di essere obiettivi nel raccontare, nel discutere e nel fare, però fondamentalmente la vena di tifoseria scatta sempre, è logico e non credo assolutamente sia un peccato mortale questo.
- L’Udinese è sempre stata una società in grado di scoprire e valorizzare talenti, spesso sconosciuti, per poi introdurli nel grande calcio. Come continua a riuscirci negli anni?
A dir la verità negli ultimi anni c’è riuscita molto poco, comunque bisogna dare merito a questa società di aver intrapreso per prima questa tipologia di acquisto. Io ricordo che nella sede dell’Udinese, che ha una struttura davvero straordinaria, e forse è stata la prima in Italia ad avere una struttura del genere sia dal punto di vista sportivo che organizzativo, logistico ecc., c’era una sala dove si vedevano le partite di tutto il mondo. C’era questo continuo alternarsi di personaggi che controllavano giocatori che venivano a loro volta indicati da emissari che erano sparsi in tutto il mondo. L’Udinese aveva creato una rete di emissari dall’Argentina, dal Brasile, in Africa ecc., che controllavano questi giocatori e facevano vedere queste partite, quindi è nata questa cosa che adesso naturalmente è stata copiata anche dalle altre squadre, dato che ormai la globalizzazione ha portato a fare questo. L’Udinese è stata la prima e la migliore, sicuramente, anche fortunata sotto certi aspetti, perché magari su 10 ne prendeva buoni 8, il che vuol dire essere anche bravi oltre che fortunati, poi ci sono arrivati anche gli altri e la cosa si è un po’ complicata, anche perché l’Udinese ha voluto mantenere sempre e costantemente un bilancio positivo, cosa che naturalmente è un aspetto premiante in questo periodo. E’ una società che non andrà mai a spendere soldi, milioni su milioni, per comprare giocatori, perché il suo bilancio è quello così come gli ingaggi. Il tetto di bilancio e di ingaggi se lo fa l’Udinese stessa insomma, è una società sana dal punto di vista economico con qualche anno che va bene, qualche anno meno, ma questo è un tipo di merito che le va riconosciuto.
- Da tifoso prima e da giornalista poi, qual è il suo ricordo più forte, a livello emozionale, legato alla squadra bianconera?
(ride) Rido perché ormai sono ricordato sicuramente solo per quello. Quando lavoravo a Tele Friuli, ero direttore ed era l’emittente un po’ come Il Messaggero, che era il giornale di riferimento, un po’ le due bibbie dei tifosi e della gente del Friuli e sono stato l’unico in Italia a trasmettere una partita di Coppa Uefa, il 9 dicembre 1999, tra Bayer Leverkusen e l’Udinese, in diretta, naturalmente limitata al territorio Friuli e Veneto. Fortunatamente in quella partita, dove peraltro nel Bayern Leverkusen giocava gente come Emerson, Ballack, Zé Roberto, ed era prima in classifica in Bundesliga, vincemmo 2-1 e quindi passammo anche il turno per andare avanti, erano gli ottavi di finale e siamo andati ai quarti. Li si scatenò il putiferio, poi facemmo altre dirette da Aalborg in Danimarca, da Vienna, da Praga, ne facemmo 6-7, gli unici in Italia che al di la delle televisioni nazionali, eravamo usciti come Tele Friuli a fare queste dirette delle partite e la mia persona ha creato così una certa affezione nei tifosi che si è poi trasportata anche nel sito web di TuttoUdinese che stiamo portando avanti.
- Come valuta la stagione dell’Udinese?
Io direi di valutarla bene. Poteva essere migliore ma vanno messe sul piatto della bilancia un sacco di negatività che non sono dovute naturalmente alla scarsità dei giocatori. Tra covid che abbiamo avuto all’inizio ed è stata una strage, tra infortuni ed incertezze varie che sono capitate, non ultima quella contro la Juventus di due domeniche fa, alla quale abbiamo regalato una vittoria diciamo, io credo che sia stata una stagione molto positiva e siccome non è finita, io credo che lo possa ancora diventare ancora di più. Siamo felici, siamo contenti, ci aspettavamo qualcosa di più ma contro la sfortuna, contro certe ingerenze esterne, naturalmente, non ci si può combattere. Non vogliamo fare ne Davide ne Golia, il fatto è che troppi incidenti di percorso son capitati, poi anche certe partite giocate male, intendiamoci. Nel complesso è stata una stagione che ci ha regalato più di qualche soddisfazione, direi quindi che si può essere contenti.
Grazie direttore, è stato un vero piacere poter scambiare con lei qualche battuta legata al suo lavoro e, di conseguenza, a tutto l’ambiente dell’Udinese Calcio, dai ricordi del passato all’analisi della stagione in corso.