hellas1903

Nuovo appuntamento con la rubrica che ci sta permettendo di conoscere ed addentrarci nelle redazioni dei siti di informazione sportiva più popolari nel panorama calcistico italiano. Questa volta abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche battuta con Andrea Spiazzi, direttore di Hellas1903.it.

Salve Direttore, partiamo subito con la prima domanda, ormai di rito: Come nasce Hellas1903.it?

Nel 2012 io e il collega Matteo Fontana pensammo all’idea di una testata on-line monotematica sull’Hellas Verona, che a Verona ancora non c’era. Ci guidò la passione per la squadra e ci aiutarono le nostre esperienze giornalistiche presso carta stampata e altri media. Trasferimmo così la nostra passione in un altro impegno lavorativo che dal 12 aprile di quell’anno ci impegna 24H.

Quali sono le principali qualità che a livello lavorativo riconosce nei suoi collaboratori?

Da un lato la preparazione, dall’altro la capacità di essere al passo coi tempi e con le trasformazioni che i social ci propongono di continuo. Ma prima di tutto si richiede l’obiettività. Essere appassionati (e tifosi) della squadra, ma anzitutto dei giornalisti. Quindi si raccontano anche le cose “scomode”, che potrebbero non piacere alla pancia della gente. Rifuggiamo dalla demagogia, e il più possibile da una retorica del pallone che lo appiattisca a canale di puro sfogo. Il calcio è sport e vita, certi valori non sono negoziabili. Siamo anche disposti a ricevere qualche like in meno per questo. Ma in quanto a preparazione, memoria storica e capacità narrative, i miei colleghi sono sostanzialmente “imbattibili”. E lo dico con orgoglio e un filo di poca modestia.

Che consigli darebbe a chi, affacciandosi nel mondo dell’informazione sportiva, vorrebbe affermarsi in questo campo?

Collaborare, tanto, anche nei giornali meno conosciuti. Farsi le ossa ed essere disposti a una dura gavetta. Non si impara nulla con wikipedia e basta, men che meno nel giornalismo sportivo, dove l’impreparazione, ad esempio, può essere fatale. Però aggiungo: collaborare tanto, sacrificarsi, ma non farsi sfruttare. Iniziai a 18 anni in radio, per gioco. A quell’età si fanno anche cose gratis, per passione e per imparare. Prima di essere pagato passarono due o tre anni. Ma mi ero già fatto un’esperienza, e quella non te la toglie nessuno. Viceversa, se si viene sfruttati troppo a lungo e ingiustamente, con sotto-paghe, vale poi la pena avere il coraggio di “salutare” e cambiare. C’è chi non lo fa per un pugno di gloria, ma sbaglia.

Pregi e difetti che riscontra nei social network, inerenti alla sua professione?

Di fatto ne ho parlato un po’ prima. Si riscontra subito, anche nei post, e pure nei meme, chi ha la professionalità e la passione e chi fa il caciarone, scopiazzando in giro. Di questi ne esistono a legioni. Il lettore dovrebbe verificare, se vuole dare credito a una testata, anche attraverso i suoi social, chi è che scrive e a che titolo lo fa. Questo in generale. Nel giornalismo sportivo vale la pena seguire di più qualche organo di informazione che abbia un po’ di struttura dietro. I social sono comunque un mezzo straordinario e indispensabile per noi.

C’è collaborazione tra il suo portale e la società scaligera?

Sì, ed è un fattore decisivo. Il rapporto è di stima reciproca.

Il suo ricordo più emozionante a livello professionale?

Nel 2008 divenni il radiocronista della radio ufficiale dell’Hellas Verona, Radio Easy Network. Ricordo molto bene quel giorno che fu molto emozionante. Sul canale youtube del sito, invece, riuscii a pubblicare l’applauso dei tifosi alla squadra nonostante la clamorosa retrocessione in Lega Pro nel 2007. Ci furono molte visualizzazioni. Poi molte interviste appassionanti. Sul sito c’è ancora tutto nelle sezioni Invitato Speciale e Storie.

Come giudica l’operato di Tudor al momento?

Molto buono. E’ riuscito a raddrizzare una squadra che con Di Francesco si era snaturata. L’ha rimessa in pista sfruttando le armi che già aveva, frutto del lavoro di due anni di Juric. Poi ha un Simeone e un Caprari in più, che non sono poca cosa in avanti.

Dove può arrivare il Verona quest’anno?

Per me in Europa. Se gioca sereno, senza che sia un obbiettivo obbligato, sia chiaro, se dopo aver ottenuto i punti salvezza trova ancora stimoli, può anche arrivare in Conference o chissà, Europa League.

Per quello che si è visto finora, quali saranno le 4 italiane in Champions il prossimo anno?

Napoli, Milan, Inter e poi dico Roma, anche se l’Atalanta è più squadra.

Un suo pensiero sui sorteggi delle Nazionali? Gli Azzurri andranno in Qatar?

Tutto si è complicato. A marzo prossimo capiremo lo stato di forma dei calciatori. Credo che Mancini dovrebbe avere il coraggio di affidarsi a due-tre nuovi innesti, specie in avanti. Oggi, tuttavia, non mi sento di dire che abbiamo più del 50 per cento di possibilità.

Un grazie al Direttore Spiazzi per aver accettato il nostro invito e, com’è ormai solito dire in questi casi, per averci aperto virtualmente le porte della sua redazione.