Il calcio e la cucina, due campi semantici differenti, ma che viaggiano nella stessa direzione. Torniamo indietro al 9 giugno 2021 scorso, la grande cavalcata azzurra ad Euro 2020 deve ancora iniziare. Gennaro Gattuso è ormai il tecnico ufficiale della Fiorentina, nessuno avrebbe mai potuto immaginare il successivo capitombolo. Titoliamo così il pezzo: “Cosa può portare alla Fiorentina“?. “La nduja“, l’esilarante commento di un nostro follower su Facebook. Sicuramente divertiti dalla risposta dell’utente, ci siamo interrogati su una questione intrigante, anche succulenta. Quante volte ascoltiamo espressioni tipicamente culinarie associate metaforicamente al mondo del pallone? Tali diciture sono così comuni che sono ormai implicite, ma sono davvero numerose. Per questo motivo, abbiamo deciso di raccogliere le più interessanti.
Calcio e cucina, le locuzioni più presenti
Nella tattica, le associazioni tra calcio e cucina sono sempre più frequenti. Un giocatore dribblato è scartato come fosse una caramella oppure sentiamo dire “se lo beve”, ad indicare una netta elusione. Allo stesso modo, gli stadi vuoti della pandemia hanno fatto ascoltare le grida e le indicazioni degli allenatori. “Mangialo!“, specie da Antonio Conte. In questo caso, ci si riferisce alla pressione sull’avversario, in modo da chiudere la linea di passaggio e costringerlo a tornare indietro.
Allo stesso modo, un attaccante che sbaglia una rete facile si mangia un gol, o se lo divora se è un’occasione clamorosa. Un dribbling, inoltre, può essere ubriacante se spettacolare e disorienta completamente il rivale. Un assist di notevole fattura, poi, diviene un cioccolatino, così come un calciatore messo in porta da un altro viene servito su un vassoio d’argento. Celeberrima, inoltre, un pasticcio difensivo che diviene una frittata. In questa occasione, però, non così gustosa.
Programma e soprannomi
Parlando invece del programma di un turno di una competizione, spesso si parla del menù, mentre un per le prime gare ecco servito l’antipasto. In un calcio sempre più frammentato, in cui si gioca dal venerdì al lunedì, si parla di spezzatino. La gara delle 12:30 è il lunch match, così come la gara conclusiva è un dessert. Notissima l’espressione di Fabio Caressa per l’intervallo, quando i protagonisti vanno a “prendersi un tè caldo“.
Numerosi anche i soprannomi a giocatori e squadre. Willy Wonka, protagonista de La fabbrica del cioccolato, era l’alias per Clarence Seedorf, nominato dal giornalista rossonero Carlo Pellegatti. I membri della Nazionale della Colombia sono denominati Cafeteros, a causa della massiccia produzione di caffè nel paese sudamericano.
Tra storia e aneddoti
Impossibile, inoltre, non pensare al famigerato biscotto, un tacito accordo tra due compagini al fine di raggiungere un obiettivo comune (noi italiani ad Euro 2004 lo conosciamo molto bene…). Passiamo poi al cucchiaio, il famosissimo rigore a pallonetto reso celebre da Francesco Totti e ripetuto da Andrea Pirlo ad Euro 2012 sull’Inghilterra. Silvio Berlusconi, al tempo della presidenza del Milan, citò la necessità di non avere “mele marce” all’interno nello spogliatoio. Riferimento, nemmeno troppo celato, a Mario Balotelli. Sempre più comune, tra l’altro, associare le pere ai gol incassati da una squadra, sempre più frequentemente nei social. In tal senso, l’8 febbraio del 2004, in un ormai iconico 4-0 della Roma sulla Juve, i gesti del Pupone sono inequivocabili: “Zitti, 4 pere e a casa”. Una scena entrata ormai di diritto nell’immaginario comune.
Ogni match di calcio giocato è un ricco piatto da gustare, e le metafore sulla cucina lo ricordano sempre.