allegrifonte: account twitter ufficiale Juventus

Questa squadra è impossibile da allenare” è una delle frasi che ha accompagnato l’addio di Maurizio Sarri dalla panchina bianconera e che, oggi, dopo un’inizio di stagione così difficile, risulta beffardamente profetica in quel della Continassa.

Due punti in quattro giornate, quattro gol all’attivo e ben sei al passivo, diciottesima posizione in classifica, in piena zona retrocessione, sono questi solo alcuni dei dati allarmanti che hanno caratterizzato l’inizio di stagione dei bianconeri di mister Allegri.

Un mercato, ancora una volta deficitario, la partenza di CR7 a pochi giorni dalla chiusura dello stesso, l’assenza di investimenti importanti (escluso il solo ingaggio di Locatelli) nei reparti che più di altri, in primis il centrocampo, avevano evidenziato enormi lacune già lo scorso anno, il terzo avvicendamento in altrettanti anni in panchina, un ringiovanimento della rosa che, oggettivamente, non è mai partito, queste alcune delle motivazioni principali di questa clamorosa partenza ad handicap che, dopo sole quattro giornate di campionato, sembra aver già accanotanto i sogni di gloria in casa bianconera.

In tanti, tifosi e non, pensavano che il ritorno di Massimiliano Allegri sulla panchina juventina avesse potuto riportare entusiasmo, risultati, gioco e concretezza, ma la rosa, a disposizione del mister livornese, non è di certo di primissimo livello.

E’ sicuro che i problemi non sono tutti esclsuivamente concentrati sul centrocampo, ma è pur vero che è proprio in questo reparto che si crea e si sviluppano le idee di gioco ed è da lì che si gettano le basi per concretizzare e finalizzare la manovra offensiva e, con tutto il rispetto per i vari Rabiot, Bentancur, Ramsey, Arthur, McKennie, la zona mediana della Vecchia Signora è ben lontana dai fasti di un tempo e di sicuro non tra le “top” sia a livello nazionale che europeo.

Trovare in Allegri il principale colpevole risulta, oggi, fin troppo semplice ma anche fuorviante, nessuno ha la bacchetta magica e, come si è data la possibilità ed il tempo ad Andrea Pirlo lo scorso anno, è giusto che anche il mister livornese possa aver modo di plasmare la rosa a sua disposizione nel migliore dei modi nel tentativo, seppur non semplice, da qui alla sosta natalizia, di riavvicinarsi alle prime.

Le vere “colpe” sono solo ed esclusivamente di una Società che, dopo la partenza di Marotta, ha perso il bandolo della matassa e non è riuscita più a sfruttare al meglio una sola delle finestre di mercato, siano esse estive od invernali, riuscendo, nel giro di soli tre anni, a sgretolare l’enorme vantaggio accumulato negli anni pregressi rispetto alle dirette contendenti in ottica tricolore e ritrovandosi, oggi, con una rosa con un’elevata età media e con tanti troppi reparti, esterni, centrali di centrocampo, prime punte, carenti o con uomini che non garantiscono più quel “plus” in termini di rendimento.

Se a tutto questo ci si aggiunge qualche clamoroso errore individuale, Szczesny, giusto per citarne uno, sta attraversando un periodo di forma non ottimale che, a ruota, da anche meno sicurezza a tutto il reparto difensivo, la frittata è fatta.

La Juventus, inutile nascondersi, lo scorso anno ha raggiunto la qualificazione Champions solo ed esclusivamente per demeriti di un Napoli che, all’ultima di campionato, si è praticamente “suicidato”, sportivamente parlando, al Maradona Stadium contro un Verona già salvo e che non aveva nulla da chiedere al torneo.

Il quarto posto, con annessa vittoria in Coppa Italia, ha celato ai più le reali grandi problematiche dei bianconeri che, causa anche la partenza di CR7, sono esplose, come era ampiamente prevedibile, da subito in questa stagione.

E’ vero, si è solo alla quarta di campionato, siamo ancora a settembre, ci sono ancora tante gare da giocare, ma chi si illude e spera in una rimonta “stile 2016” non considera che quest’anno le squadre che possono puntare al titolo sono diverse, Inter, Napoli, Milan, Roma, Lazio e che l’undici e, ancor più in generale, l’intera rosa a disposizione di Massimiliano Allegri è ben diversa e meno ricca di quella che gli permise di conquistare il tricolore nel 2016.

Sarà, come sempre, solo ed esclusivamente il campo il giudice supremo che, al termine della stagione, decreterà dove la Juve targata “Allegri-bis” sarà arrivata e, solo allora, si potrà valutare l’operato del mister livornese che, non dimentichiamolo, percepisce a Torino un lauto stipendio e che è stato richiamato dai vertici societari con l’obiettivo di riportare da subito il tricolore sotto la Mole.