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Fonte immagine: sito web UEFA

Titolo: Estate ’92 (Sommeren ’92)

Genere: commedia-drammatico

Paesi di produzione: Danimarca, Regno Unito

Case di produzione: PeaPie Films, Meta Film

Anno: 2015

Regia: Kasper Barfoed

Cast: Ulrich Thomsen, Mikkel Følsgaard, Cyron Melville, Esben Smed Jensen

Inghilterra-Danimarca, semifinale di Euro 2020. Alzi la mano chi non ha ripensato all’estate del 1992, anno in cui, contro ogni pronostico, gli scandinavi alzarono la coppa del torneo continentale. Una competizione che nemmeno sarebbe dovuta iniziare per loro, condita invece da un successo trionfale.

Danimarca 1992, la vicenda

Si riavvolge il nastro di 6 anni, nel 1986. A Messico 1986 i danesi vincono un girone di ferro, composto da Germania Ovest, Uruguay e Scozia. Tutto ciò ispira grande fiducia per i tornei successivi, specie per gli Europei in Svezia nel 1992. È una Nazionale infarcita di talenti: dal padre d’arte Peter Schmeichel, ai fratelli Laudrup, passando per Christofte e Jensen, futuri eroi. Carichi di aspettative, tuttavia, non riusciranno a qualificarsi per la kermesse, suscitando ire di tifosi e media. Proprio stampa e supporters non apprezzeranno l’approdo in panchina di Richard Moller Nielsen (1937-2014), CT dai metodi leggermente burberi e talvolta sorprendenti. Non si riserva, infatti, di sostituire i fratelli Laudrup e Christofte, alterando il clima dello spogliatoio, restio alle sue decisioni.

Tuttavia, le vicende socio-politiche della Jugoslavia portano all’eclusione della stessa, riqualificando gli scandinavi alla fase finale di Svezia 1992. Il tecnico deve allora imbastire in quattro e quattr’otto una squadra competitiva, in grado perlomeno di dire la sua. Tra tante avversità, problemi tattici e familiari (la malattia della figlia del centrocampista Kim Viltfort), la squadra va. Ma non nel migliore dei modi: un pareggio a reti bianche proprio con l’Inghilterra e una sconfitta con gli anfitrioni per 0-1 costringono a fare risultato contro la temibile Francia. Un sorprendente 0-2, invece, permette il passaggio alle semifinali: li attende la temibile Olanda di Gullit e Van Basten.

Un match thrilling, terminato 2-2 nei 120′ e risoltosi ai rigori, con Schmeichel grande protagonista. La finale è contro la Germania, futura giustiziera dei Tre Leoni di Southgate 4 anni dopo. Successo per 2-0 grazie alle reti di Jensen e Vilfort  (tragicamente scomparso per cancro) e trionfo epocale. Al pari della Grecia nel 2004: la strada delle cenerentole è avviata.

Il realismo di Barfoed

Ciò che più colpisce nella sapiente regia di Kasper Barfoed è l’abilità nell’alternanza tra immagini reali e recitate. Le gare rappresentate, infatti, sono rappresentate con tempismo perfetto, introducendo una realtà perfettamente sincronizzata tra recitazione e amarcord. Un connubio che innalza l’attenzione e l’emozione dello spettatore. Molto intrigante, inoltre, la componente psicologica dei personaggi, specie quella del CT (Ulrich Thomsen). Inizialmente riluttante e fisso sui suoi schemi, pian piano riesce a farsi apprezzare dallo spogliatoio, quando concede qualche vizio extra ai suoi allievi. La sua personalità e sensibilità dietro una roccia apparentemente dura si rivela con la richiesta di Viltfort di lasciare per seguire la figlia malata. Eccezionale il monologo finale prima della finalissima, con cui carica i danesi verso un’impresa storica.

Lato umano, realismo, sensazioni, ottimismo e sacrificio sono i perni sui cui si incentra il lavoro di Barfoed. Come fosse una pellicola biografica, nulla è lasciato al caso e ogni personaggio si incastra perfettamente nella vicenda. Sul filo tra realtà e recitazione, l’epilogo finale solleva lo spettatore da tutte le ansie, raccontando nei titoli di coda la vicenda personale dei maggiori componenti. La redazione raccomanda la visione del film, assaporando una vicenda che forse appare un po’ lontana. Ma vicina nelle emozioni e difficoltà di tutti i giorni.

Di Luca Ripari

Sono Luca Ripari, ho 26 anni e provengo da Perugia. Nel giugno 2019 mi sono laureato in Mediazione Linguistica, in inglese e spagnolo. Ho una grande passione per il calcio, tanto da aver dedicato la mia tesi finale a questo argomento, lo sport interconnesso con società e cultura. Ho iniziato a collaborare con alcune testate e anche la radiocronaca mi appassiona. Mi piace scrivere, raccontare di calcio, viaggiare e leggere.