Gold Cupfonte: sito ufficiale CONCAF

In contemporanea con Euro 2020 e con la Coppa America, entrambe ormai giunte alle battute conclusive, nei giorni scorsi è iniziata anche un’altra importante competizione di calcio per le rappresentative nazionali: la Gold Cup.

Organizzata dalla CONCAF, altro non è che il torneo del Nord e del Centro America e dei Caraibi, destinato alle nazionali di calcio di quei determinati territori.

L’edizione di quest’annosi gioca negli Stati Uniti e la formula adottata prevede, innanzitutto, una fase preliminare di playoff per stabilire le ultime tre partecipanti, che si uniscono alle altre 13 formazioni già qualificate (tra le quali il Qatar, invitata come ospite). Tra le squadre che ambivano a staccare il pass per accedere alla fase finale di questa prestigiosa competizione calcistica c’era anche la nazionale di Cuba, che il 3 luglio scorso avrebbe dovuto affrontare la Guyana Francese, a Fort Lauderdale.

Il condizionale, in questo caso, però è d’obbligo. Perché Cuba, quella partita, non ha mai avuto modo di giocarla.

Secondo la versione ufficiale, diramata dalla stessa CONCAF, la motivazione, che ha impedito alla nazionale caraibica di accedere in territorio americano, è puramente dovuta all’emergenza sanitaria. Cuba, in pratica, secondo i vertici della confederazione calcistica e delle istituzioni statunitensi preposte, non avrebbe rispettato i protocolli previsti per la pandemia da Covid-19.

La nazionale cubana, in vista della partecipazione alla Gold Cup, si stava allenando da circa un mese in Nicaragua, dove la situazione pandemica è certamente molto grave. Un paese di circa 6,5 milioni di abitanti, con una campagna vaccinale iniziata solo a marzo, senza però alcun tipo di effettiva programmazione e con poco più di 160.000 dosi somministrate fino ad ora ed un tasso di positività piuttosto alto (oltre alla presenza di diverse varianti). In tale contesto il “Center for Diases Control and Prevention”, struttura governativa americana, ha inteso caldamente di sconsigliare i viaggi da e per il Nicaragua (anche per i vaccinati).

L’ambasciata statunitense in Nicaragua non ha dunque concesso, alla delegazione cubana, i visti necessari per potersi recare a Fort Lauderdale, giustificando il tutto con i protocolli anti-covid che non avrebbero garantito la sicurezza degli atleti. Ma la federazione cubana, ovviamente, non ha preso bene la questione, vedendosi, di fatto, esclusa dalla competizione, ed ha reagito duramente, individuando nell’ambito “politico” le reali motivazioni di tale divieto.

“Motivazioni aliene allo sport impediscono al nostro paese di gareggiare nel suolo statunitense alla pari con le altre squadre, per cui cadono in terra ogni principio di lealtà sportiva ed i legittimi diritti di tutta la delegazione sportiva. Il Governo degli Usa non ha alcuna giustificazione per negarci il visto d’ingresso e, quindi, per impedirci di competere in una manifestazione alla quale abbiamo partecipato molte volte. Questa mancanza di rispetto merita non solo il nostro più energico rifiuto, ma anche la più urgente attenzione delle istituzioni sportive internazionali. Gli atleti cubani, ma in generale nessun atleta del mondo, deve subire un oltraggio di questa portata”, hanno avuto modo di affermare l’Asociación de Fútbol de Cuba. Mentre il ministro degli esteri cubani, Bruno Rodriguez Parrilla, ha rincarato ulteriormente la dose con un tweet: “Il governo degli Stat Uniti non riesce a giustificare il ritardo dei visti per la squadra cubana che si stava preparando a partecipare alla Gold Cup e per la quale aveva presentato regolarmente la domanda in anticipo attraverso un paese terzo. Il blocco danneggia sia il popolo cubano sia la Concacaf e frustra i sogni sportivi”.

Parole di immenso rammarico anche quelle di Onel Hernandez, centrocampista del Norwich e stella della nazionale cubana: “Ci siamo allenati un mese intero preparandoci per la Gold Cup. Oggi alle 7 a Miami avremmo dovuto giocare, ma siamo ancora qui seduti in hotel in Nicaragua perché manca il visto di alcuni giocatori. Concaf, com’è possibile che tutte le altre squadre ci siano e noi no?”.

La Confederazione, dal canto proprio, si è limitata a prendere atto dell’impossibilità di accedere in territorio statunitense da parte degli atleti cubani e a decretare la vittoria a tavolino per la Guyana Francese (che, per la cronaca, è stata poi eliminata ai calci di rigore dal Trinidad e Tobago). Mentre, il prossimo 10 luglio, la fase finale del torneo prenderà ufficialmente il via, come se nulla fosse successo. Anche se l’intera questione, in realtà, meriterebbe certamente una valutazione più approfondita.

Di Daniele Caroleo

Giornalista pubblicista. Direttore Responsabile de "Il Calcio Quotidiano"