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“Il calcio non è uno sport per signorine”. Recitava così una frase di Guido Ara, nel 1909, sulla disciplina più seguita in Europa. Ad oggi un’affermazione del genere sarebbe fuori luogo, risultando sessista e discriminatoria. Tant’è che ormai il football è diventato uno degli sport più praticati anche fra le ragazze. Nello sfatare la teoria di Ara, impossibile non ricordare Elizabeth Lambert, ex calciatrice dell’University of New Messico che intorno al 2013 fece parlar di sé più per i suoi falli criminali che per le sue giocate nel rettangolo verde. Risultato? Squalifica a vita e carriera stroncata nel pieno delle sue capacità.

La statunitense non è però la sola ad esser diventata famosa per la condotta fuorilegge sul campo. Nel calcio maschile sono molteplici i giocatori ad essere entrati nella storia per falli violenti o comportamenti da codice penale.

Ultimo in ordine cronologico Leandro Castan, ex conoscenza del calcio italiano. Il difensore, con un passato alla Roma e oggi perno del Vasco da Gama, si è reso protagonista di un intervento killer entrando con il piede a martello sulla faccia di Douglas, portiere avversario. Risultato? Cinque punti di sutura per l’estremo difensore del Bahia. L’ex romanista, in un successivo post sui social, ha voluto chiedere pubblicamente scusa al suo avversario, il quale ha accettato mettendo fine alle polemiche.

Se il fallo di Castan rientra nella categoria “macellai con gli scarpini” ma non sembra nascere da un gesto volontario, non si può dire così di tanti altri suoi colleghi che nel tempo hanno costruito la loro fama anche per via degli atteggiamenti poco sportivi sul terreno di gioco.

In Italia, fra tutti, spicca Paolo Montero. L’ex difensore della Juventus detiene il record di espulsioni nel nostro campionato e diversi sono gli interventi oltre i limiti che si ricordano di lui. Impossibile dimenticare il pugno rifilato a Di Biagio durante un Juventus-Inter, come rimane degno di nota il calcione rifilato a Totti in una sfida contro la Roma. Proprio l’ex capitano giallorosso è stato sì vittima, ma anche carnefice in più di un’occasione: la pedata a piedi uniti contro un avversario del Leverkusen, lo sputo al danese Poulsen fino al calcio scagliato contro Balotelli a palla lontana. Un curriculum di tutto rispetto per un giocatore che ha però avuto la fortuna di percorrere una carriera di alto livello, facendo passare in secondo piano i propri eccessi.

Sulla scia del dieci romano troviamo un altro campionissimo come Zinedine Zidane. L’immagine del francese che abbandona il campo con la Coppa del Mondo alle sue spalle è diventata emblematica; la capocciata rifilata a Materazzi nella finale dei Mondiali del 2006 passerà alla storia come uno dei peggiori gesti visti in una finale. Ancora oggi, a distanza di anni, non è chiaro cosa abbia realmente detto il difensore azzurro per scatenare la rabbia del francese. Resta il fatto che lo stesso Materazzi non è mai stato un agnellino sacrificale durante la sua carriera, anzi… lo ricordiamo quando ai tempi dell’Inter spaccò il labbro a Bruno Cirillo, colpendolo con un pugno; o durante i derby milanesi quando le gambe di Shevchenko divennero gli obbiettivi preferiti di Matrix.

Rimanendo nel Bel Paese come scordare poi Pasquale Bruno, difensore del Torino tra i più duri della storia; Nicolas Burdisso (che ai tempi della Roma passeggiò sopra a Daniele Conti, suo avversario, davanti agli occhi esterrefatti di papà Bruno sulla panchina giallorossa) o Fernando Couto, centrale di Parma e Lazio che in molti ricordano per la sua passione da collezionista di tibie.

Gli interventi assassini non sono però una peculiarità tutta italiana. Basta guardare in Spagna, dove per anni l’ex madridista Pepe ha seminato il panico fra gli attaccanti avversari. Ne sa qualcosa Casquero che nel 2009, durante un Real – Getafe, venne letteralmente preso a calci dal portoghese mentre era a terra. Un gesto che gli valse la squalifica record di dieci giornate. Facendo un giro verso nord, troviamo decine di gesti d’ordinaria follia anche in Gran Bretagna. Il più iconico è sicuramente il calcio volante rifilato nel 1995 da Eric Cantona ad un… tifoso! Ai tempi del Manchester United il francese, abbandonando il campo a seguito di un’espulsione contro il Crystal Palace, non digerì gli insulti provenienti da un supporter avversario e si scagliò verso di lui con un calcio volante in pieno petto. Polemiche a non finire, squalifica di otto mesi e due settimane di carcere, poi commutate in quattro mesi di servizi sociali. Sempre in Inghilterra e sempre con la maglia dei Red Devils spicca il nome di Roy Keane. Nel 1997 il centrocampista irlandese si ruppe i legamenti in uno scontro di gioco e Haland, suo avversario, gli intimò di rialzarsi non credendo al suo infortunio. Tre anni dopo, la vendetta: Keane e Haland si incontrano nuovamente sul campo e il mediano dello United entra col piede a martello sul ginocchio del norvegese. Intervento cattivo e volontario, Keane ha ottenuto la sua folle vendetta personale.

Il più brutto fallo della storia è però quello commesso in un Ben Yehuda – Maccabi Haifa di qualche anno fa. Lo spagnolo Ruben Rayos, calciatore del Maccabi, interviene in tackle a piedi uniti sulla gamba di Rafi Dahan. L’arto del calciatore si spezza, in una scena che mette i brividi soltanto a rivederla. Per lui carriera finita a soli 25 anni. Qualche tempo dopo, Rafi Dahan dirà: “Non dimenticherò mai quello che Rayos ha fatto e non lo perdonerò mai. Ha stroncato la mia carriera volontariamente”. Una brutta pagina di calcio. Una scena criminale come nel peggiore dei film splatter.

Di Dante Chichiarelli

Nato a Roma, il 26 agosto del 1984, inizia ad appassionarsi al calcio a non ancora 6 anni, durante i Mondiali di Italia '90, quelli delle Notti Magiche e di Totò Schillaci. L'amore per questo sport è nel DNA della famiglia: il suo bisnonno, Silvio Blasetti, mosse i suoi primi passi nel calcio nei primi decenni del '900 con la maglia della Lazio. Oltre a questo affianca un'altra grande passione, quella per la scrittura e per il giornalismo. Dopo le scuole, frequenta la facoltà di Scienze della Comunicazione presso "La Sapienza" di Roma e nel 2009, dopo aver collaborato per oltre due anni con "Sportlocale", settimanale sul calcio dilettantistico e giovanile, diventa giornalista pubblicista. Sempre in quegli anni inizia a frequentare il corso di giornalismo sportivo curato da Guido De Angelis e di lì a breve diventerà uno dei redattori della rivista "Lazialità". Nel corso del tempo numerose sono le collaborazioni con periodici on-line e cartacei. Nel 2011, per circa un anno, diventa Direttore Responsabile del mensile "Futuro Giovani Magazine". Da aprile 2020 collabora con la redazione di "Noi Biancocelesti". Ad oggi, nonostante gli impegni lavorativi, continua a coltivare le sue due grandi passioni che lo accompagnano sin dai primi passi della vita.