In un anno particolare come questo 2020, anche il mondo del calcio, come tutti i settori ovviamente, ne ha risentito sotto ogni punto di vista. Con la ripresa del campionato, nonostante tutte le forme precauzionali adottate dalla Lega in primis e recepite dai vari club, era comunque lecito aspettarsi che non sarebbe filato tutto liscio ed infatti, tutti i club di Serie A, volendo prendere in esame solo l’apice del mondo calcio, hanno avuto contagiati all’interno delle proprie rose, senza considerare anche membri dei vari staff o addetti ai lavori che gravitano attorno all’ambiente.
Le varie procedure per accertare o meno la positività di membri del gruppo squadra, sono riportate all’interno di un protocollo messo a punto la scorsa primavera in vista della ripresa del campionato e poi costantemente aggiornato durante il corso dei mesi. La procedura, al momento, prevede che i tamponi siano effettuati 48 ore prima di ogni gara ed in caso di positività di un membro del gruppo squadra, la negatività degli altri può essere accertata attraverso i test antigenici, come è possibile leggere sul sito della FIGC:
“In merito all’attività dei Professionisti e della Serie A femminile, occorre ribadire che, per quanto attiene la gestione dei casi di accertata positività al Covid-19, il proseguimento degli allenamenti per tutto il Gruppo Squadra è soggetto all’esecuzione di Test molecolari o antigenici quantitativi, come sopra indicato, ogni 48h per tutto il periodo di isolamento, oltre ad esami sierologici da effettuarsi la prima volta all’accertata positività e da ripetersi dopo dieci giorni, o secondo periodicità o ulteriori indicazioni delle Autorità sanitarie competenti. Il Gruppo Squadra è comunque posto in isolamento fiduciario e nessun componente potrà avere contatti esterni.
Per lo svolgimento delle gare, invece, si richiama quanto previsto dalla circolare del Ministero della Salute del 18 giugno 2020, tuttora valida, che prevede – unitamente all’isolamento del soggetto interessato – l’esecuzione per tutto il Gruppo Squadra dei test per la ricerca del virus SARS-CoV-2 (anche con Test antigenico rapido) il giorno della gara programmata a seguito dell’accertamento del caso di positività, in modo da ottenere i risultati dell’ultimo tampone entro 4 ore per consentire l’accesso allo stadio e la disputa della partita solo ai soggetti risultati negativi al test. Al termine della gara, tutto il Gruppo Squadra che ha avuto contatti stretti con il caso confermato riprende il periodo di quarantena fino al termine previsto.”
Per quanto riguarda il discorso “Europa” invece, ci sono delle precisazioni da fare. Innanzitutto c’è da dire che la UEFA ha un contratto con il noto gruppo di diagnostica internazionale SynLab, il quale si occupa dei tamponi a tutti i club impegnati nelle coppe. Gli unici tamponi intesi in questo caso però sono i classici naso-faringei, in quanto i test antigenici usati in Italia, ad esempio, non sono neanche presi in considerazione in Europa. Oltre alla tipologia di test, ci sono differenze anche nelle tempistiche per le formazioni che scendono in campo nella stessa partita. La formazione che gioca in casa, ad esempio, deve sottoporsi ai tamponi tra le 48 e le 24 ore prima della sfida, mentre, alle squadre che giocano in trasferta, i tamponi vengono effettuati tra le 72 e le 48 ore prima del match, questo per permettere di avere i risultati il giorno stesso della partenza ed evitare che un eventuale positivo possa salire sull’aereo con il resto della squadra. Ciò non toglie che la squadra che gioca in trasferta debba ripetere il tampone anche al suo arrivo nel paese ospitante, qualora le autorità locali lo richiedessero.
Da contratto il SynLab ha 24 ore di tempo per comunicare i risultati, i quali, anche nel caso in cui la squadra in trasferta avesse dovuto ripetere i test al suo arrivo nel paese ospitante, devono essere definitivamente comunicati per entrambe le società interessate, al massimo a 6 ore dal fischio d’inizio. Per completezza, bisogna poi dire che i parametri dei test Uefa e quelli della Serie A sono diversi, in Europa infatti, basta un livello del virus anche molto basso per risultare positivi, e questo, fin qui, ha creato non pochi “problemi” alle formazioni del campionato italiano impegnate nelle coppe europee.
Stessi parametri invece per quanto riguarda le possibilità di rinvio del match sia per l’Uefa che per la Serie A, ovvero, una partita si può rinviare solo se non si hanno 13 giocatori disponibili (tra i quali un portiere); in Italia, in più, una società può richiedere il rinvio della gara (una sola volta durante tutta la stagione) se ha avuto 10 giocatori positivi nell’ultima settimana.
Questa differenza di parametri nei tamponi effettuati in Italia ed in Europa, hanno portato di fatto a risultati, per così dire, differenti e sono stati diversi i giocatori che ne hanno fatto le spese, su tutti, i primi due nomi che vengono in mente sono quelli del biancoceleste Immobile e dell’interista Hakimi, entrambi negativi per la Serie A, positivi invece per l’Uefa e quindi costretti a saltare le gare di coppa.
Il problema tamponi si acuisce ulteriormente quando risultati diversi si materializzano nello stesso paese, effettuati nello stesso periodo e sulla medesima persona, analizzati però in centri diversi, e tutto questo può potenzialmente generare problematiche non di poco conto.
Restando ora sempre nell’ambito calcio, riferendosi alla casistica appena menzionata, è proprio la situazione del calciatore della Lazio Immobile l’esempio lampante di una situazione, perlomeno, poco chiara che salta agli occhi di tutti. Il calciatore biancoceleste infatti ha fin qui dovuto dare forfait in diverse partite tra campionato e coppa, intervallando il tutto, ed assolutamente in buona fede, con un periodo in cui il calciatore, dati alla mano, sembrava esser di nuovo negativo. Di seguito la ricostruzione temporale dei risultati dei suoi tamponi nei vari centri in cui sono stati analizzati:
27 ottobre
SynLab (UEFA) – POSITIVO;
30 ottobre
Futura Diagnostica (Avellino) – NEGATIVO ;
31 ottobre
Futura Diagnostica (Avellino) – NEGATIVO;
3 novembre
SynLab (UEFA) – POSITIVO
Futura Diagnostica (Avellino) – NEGATIVO;
6 novembre
Futura Diagnostica (Avellino) – NEGATIVO
Campus BioMedico (Roma) – POSITIVO
MeriGen (Napoli) – POSITIVO;
13 novembre
ASL – POSITIVO;
15 novembre
Altamedica (Roma) – NEGATIVO;
17 novembre
Bios San Giovanni (Roma) – NEGATIVO
San Filippo Neri (Roma) – POSITIVO;
18 novembre
ASL – NEGATIVO.
Un quadro del genere appare a dir poco allucinante in relazione al periodo che stiamo vivendo. Questo continuo alternarsi di risultati ha portato problemi alla Lazio ed, ovviamente, ad Immobile stesso, ma a questo punto è lecito ragionare ad ampio raggio e riflettere tutta questa situazione presa ad esempio, sulla vita quotidiana della gente comune. Come si può di fatto reagire davanti ad una simile incertezza e generale confusione? Cosa bisogna pensare?
Questo 2020 è senza dubbio un anno difficile da affrontare e ci si sta provando in tutti i modi, ma la gente ha bisogno di certezze, necessita cioè di un qualche appiglio sicuro al quale aggrapparsi per poter andare avanti e ripartire. Non tutti hanno le possibilità (economiche e “tempistiche”) di un calciatore per poter far chiarezza sulla propria situazione di salute, in relazione a questo virus che sta condizionando da mesi le vite della gente nel mondo.
Tutto questo quindi fa abbastanza riflettere, e non poco, su cosa sia più giusto, sicuro e fidato, in un momento di difficoltà generale, avvalorando ulteriormente però l’unica certezza, che cioè la “giocata” migliore di ognuno di noi sia quella di fare il possibile per cautelarsi, adottando sempre tutte le precauzioni del caso.