Calcio e social, un binomio che testimonia come la tecnologia pervade ormai ogni campo. Persino personaggi politici e di spicco impiegano le reti sociali per comunicazioni, provvedimenti, anche polemiche. Delle volte, però, scoppiano dei veri e propri casi mediatici. Motivo per cui, spesso, è necessario misurare le proprie parole per non restare invischiati in un vespaio di polemiche. Nemmeno il calcio è esente da questa tendenza e già nel passato si sono innescate delle vere e proprie bombe ad orologeria. Nel bene e al male.
Calcio e social, il primo caso mediatico
Uno dei primi casi più eclatanti riguarda Alessio Cerci. Nel 2014 il ragazzo vive una delle sue stagioni di gloria al Torino: alla guida di Ventura, con Immobile forma una coppia da favola. Le voci di mercato si fanno insistenti e dopo vari corteggiamenti si trasferisce all’Atletico Madrid del Cholo Simeone. Lo sfogo della fidanzata via social Federica Riccardi è divenuta una frase storica: “Noi ce ne andiamo nel calcio che conta“. Sta di fatto che, da lì in poi, Cerci si perde. Coi Colchoneros non vede quasi mai il campo, l’avventura al problematico Milan è fallimentare. Il giocatore non si rialza più e in questa stagione firma un contratto con l’Arezzo, dopo varie esperienze. La frase della consorte è ormai un cult e tifosi di diversi colori lo apostrofano, dandogli il benvenuto nel “calcio che conta“. Un’ironia che, forse, lo accompagnerà per sempre.
Bonucci nella bufera
Un giocatore mirato dai social è Leonardo Bonucci. L’estate 2017, quella del “passiamo alle cose formali” di Mirabelli e Fassone (altra affermazione entrata nella collettività), vede il passaggio del nazionale azzurro dalla Juventus al Milan. Da lì, Bonucci diverrà un bersaglio fisso della rete. “A new chapter: hungrier than ever“: un nuovo capitolo, più affamato che mai, lo slogan della sua nuova avventura in rossonero. Un post, questo del 20 luglio, che attrae asperrime critiche dei supporter bianconeri e lodi di quelli di Milano, che sperano in una stagione di rilancio.
La sua esperienza non si conclude nel migliore dei modi e l’anno successivo decide di tornare a Torino. Da lì, la ferita è multipla: i tifosi del Milan sono infuriati per l’abbandono della maglia, alcuni juventini non gli perdonano il “tradimento” primario, l’essere passato alla concorrenza. Da quel momento, il viterbese paga una contestazione continua, ad ogni passaggio infelice viene criticato e sbeffeggiato. Nell’era dei social succede questo.
Calcio e social come strategia
Zlatan Ibrahimovic, invece, è il classico esempio di giocatore che sa manovrare i social a proprio piacimento. Basta un post e tutto il mondo si accende all’unisono. Come nello scorso anno, quando si chiacchera del suo ritorno al Milan. Basta una foto che lo ritrae con gli occhi rossi, simbolo del diavolo, per far scatenare giornali e tifosi, anche imparziali. Una frase, una parola, una semplice immagine e la rete si scatena.
Nell’Atalanta, invece, è scoppiata la mania per Papu Gomez. L’argentino posta spesso storie divertenti ed esilaranti, tanto che diversi tifosi neutrali iniziano a seguirlo su un noto social network. È un suo ballo, tuttavia, dopo alcune reti realizzate che fa impazzire tutto il web: la Papu Dance. Un semplice movimento ritmato a oscillare delle braccia e chiunque fa video per imitarlo. Nasce addirittura una hit che entra nelle classifiche musicali, Baila como el Papu. “Toda la banda, todo el estadio y todo el mundo, baila como el Papu“. Le coinvolgenti parole della canzone che iniziano anche a ballare nelle discoteche. È la Papu mania.
Le scuse via social
Arriviamo così a una storia dei nostri giorni. Luis Alberto rilascia una dichiarazione che fa discutere, forse un po’ infelice. “No nos pagan“, non ci pagano, lo sfogo dello spagnolo, una frecciatina nei confronti della dirigenza. Tante polemiche e poi la diretta del giocatore via social, nella quale si scusa, con un italiano un po’ maccheronico, per le polverose dichiarazioni. I tifosi potrebbero averlo perdonato, ma la società della Lazio medita sulla multa, con Simone Inzaghi che prova a fare da mediatore per schierarlo contro il Crotone. Vedremo chi la spunterà, non sono esclusi colpi di scena.
I social network hanno davvero cambiato il nostro modo di pensare e comunicare, figuriamoci in un mondo universale come quello del pallone. Strategia o errore, le parole possono portare in un labirinto senza uscita o lanciare nuove tendenze. Il mondo, oggigiorno, dipende sempre più dai click sulla tastiera.