La Champions League chiude i suoi quarti di nobiltà con verdetti inappellabili. Real Madrid – Chelsea e Paris SG – Manchester City indicheranno la strada per Istanbul dove, il prossimo 29 maggio, si sfideranno, per la finale, le due squadre che avranno avuto la meglio sulle dirette concorrenti. Ma a questo livello, invero già molto alto, è già tempo di bilanci per i responsabili amministrativi delle quattro semifinaliste che, grazie all’obiettivo raggiunto, vedranno schizzare verso l’alto i diagrammi relativi al valore della rosa. Ovviamente tale beneficio sarà appannaggio per tutte le squadre capaci di ottenere performances confortanti. Al contrario, l’asse delle ascisse e quello delle ordinate sarà colorato di rosso. Nel caso specifico, le quattro superstiti del lungo torneo di CL escono allo scoperto con dati oggettivamente positivi ma con differenze che derivano da vari fattori. Le aspettative che si riponevano nei loro confronti, il cammino che non poteva essere diverso da questo, pena fallimento. La sorpresa di turno (e quella c’è quasi sempre). Il City è una gran bella squadra e crediamo siano stati quattro gatti quelli che non avevano previsto almeno la semifinale per i ragazzi di Guardiola. Il momentaneo vantaggio del Borussia Dortmund aveva reso difficile la lettura delle carte, ma la reazione e la veemenza dei Cityzens ci ha lasciati incollati alla poltrona. Il PSG aveva l’obbligo di farsi perdonare molto dai precedenti tornei di Champions. In primo luogo l’assurdo 6-1 subito l’8 marzo 2017 dal Barcellona, con i parigini ritenuti praticamente già qualificati ai quarti dopo il rassicurante 4-0 dell’andata. Oggi c’era anche da vendicare la sconfitta per 0-1 nella finale dello scorso anno, quando la coppa fu sollevata dal Bayern Monaco. Così è stato. Secondo round a favore dei francesi e tedeschi lasciati a casa pur vittoriosi (0-1) al Parc des Princes. Se c’è una squadra che ha sorpreso gli appassionati di calcio e di scommesse questa è senza dubbio il Chelsea. Soltanto quinti in Premier, gli uomini di Tuchel hanno sfruttato al massimo il turno benevolo che ha visto i Blues impegnati contro il Porto, squadra interessante ma ampiamente alla loro portata. Una doppia sfida che non ha lesinato colpi di scena, con gli inglesi sconfitti in casa (0-1) ma qualificati dopo aver capitalizzato l’andata per 0-2. Il vero vincitore del doppio turno infrasettimanale è stato senza dubbio Zidane alla guida del suo Real Madrid. Dopo essersi aggiudicati l’andata con un punteggio rassicurante ma ribaltabile, i Blancos hanno saputo sfoderare una prestazione di alto livello, controllando e lasciando a secco i rivali del Liverpool. Nell’occasione, i Reds hanno smarrito la via di quei gol segnati con incredibile facilità due stagioni fa, quando furono protagonisti assoluti e vincitori. Per contro, ha stoicamente retto all’urto una difesa tutt’altro che impenetrabile come quella madridista. Anche questa una rivincita di Zizou che, per le sue qualità di allenatore e stratega, aveva finora sommato più detrattori che ammiratori.
Buone notizie anche per la Roma. Nonostante il deprezzamento (-13%) valutato da KPMG (società che studia le oscillazioni potenziali del cartellino dei giocatori) sul quale pesano l’età di Dzeko e l’infortunio di Zaniolo, i dati potrebbero essere sovvertiti dal brillante percorso in EL, con i giallorossi qualificatisi per la semifinale.
Tutto questo porta interesse, fiumi di danaro, valutazioni maggiorate ma anche pretese. E sono queste ultime che possono far saltare il banco, soprattutto in un momento delicato come questo. Il pubblico ancora fuori dagli stadi. Gli sponsor che tendono al ribasso vista la momentanea scomparsa dei bacini d’utenza. Il tira e molla che ancora regna per i diritti tv, con partite che, ancora nel 2021, non riescono a vedersi, con tante scuse e promesse di rimborsi da parte di DAZN. Il dramma di un paese che vive di calcio come il Brasile, dove la pandemia sta mietendo 4mila vittime al giorno. Tali valutazioni non possono rappresentare certamente la base sulla quale riporre pretese sempre più eccessive da parte dei protagonisti del calcio. Eppure, nonostante il quadro tutt’altro che idilliaco, fa scalpore la notizia riportata dal giornale on-line “Goal”, secondo il quale Haaland, stella di prima grandezza del Borussia Dortmund, avrebbe richiesto ad una società di Premier la bellezza di 35milioni di euro di ingaggio. Crediamo che ognuno possa chiedere ciò che vuole, salvo poi essere accontentato. Così come crediamo che, al giovane Haaland, nessuno abbia parlato della crisi mondiale. Ma se la news avesse un fondo di verità, sarebbe ora di frenare per riflettere.
La storia del calcio ci insegna che, quando si vuole tirare troppo la corda, alla fine quest’ultima si spezza, trasformandosi in un moncone sfilacciato. Soltanto a mò di esempio (non vogliamo che siano dogmi, ma solo per rafforzare il concetto), evidenziamo che, a questo punto della stagione, ogni presidente ci ricorda quanto siano belli e bravi i propri giocatori, con il logico intento di fare cassa per l’estate. Viene riproposta la notizia che l’udinese Rodrigo de Paul possa interessare al Napoli. La società friulana coglie la ghiotta occasione, ricordando che l’argentino è merce molto preziosa e in giro non se ne trovano uguali. A noi non interessa sottolineare che il fantasista, nativo di Sarandì, è ancora dotato di una bella discontinuità di rendimento che non gli permette di emergere come forse meriterebbe. Ci piace più ricordare la corda tirata dall’Udinese per Lasagna. Il veloce attaccante è stato ambito fino ad un paio di anni fa, per poi essere “mollato” causa richieste che oltrepassavano il buon senso. Ma le catene poi si spezzano e le ipervalutazioni non sempre vanno a buon fine.
Morale della favola il buon Kevin (29 anni ad agosto) ora staziona in quel di Verona, squadra compatta e rampante ma forse non quella dei sogni della punta mantovana.
La formula è quella del prestito con obbligo di riscatto condizionato.
Corre il rischio di veder tramontare la montagna di danaro in entrata anche il presidente Cairo che ha sempre rifiutato assegni in bianco per Belotti. Per ragioni di piazza e di cuore noi riteniamo che il patron dei granata abbia agito bene, ma ora il centravanti di Calcinate è lontanissimo da quel “centone” preteso anni orsono e mai arrivato a corroborare le casse societarie. Lo stesso percorso accidentato è stato praticato dal presidente De Laurentiis che, dopo aver azzeccato la vendita con il colpo Jorginho, ha dovuto poi esporre Allan ai saldi di fine stagione, con un terzo del suo valore rispetto all’anno precedente. In stand-by anche il rinnovo di Lorenzo Insigne, alle prese con un dilemma: restare figlio di Napoli a vita, allineandosi alla linea societaria che prevede una riduzione del monte ingaggi, o stracciare cuore e casacca cambiando aria?
Solo un assaggio il ciclico ripetersi della vexata quaestio relativa al rinnovo di Gigio Donnarumma.
Da una parte del tavolo il Milan, dall’altra Mino Raiola (procuratore anche del citato Haaland).
Brevi esempi per ricordare che il calcio, in riferimento alle valutazioni, è come la borsa.
Bisogna comprare al minimo e bisogna vendere al massimo, senza tentennamenti o pretese perché anche il calcio è una “bolla”. E quest’ultima potrebbe scoppiare da un momento all’altro.