Una pantomima nascosta sotto il puerile manto della democrazia. Questa è stata la bagarre, la lotta, il colpo finale che ha sancito la vittoria (di Pirro) sui diritti tv. In palio ci sono due ingredienti principali: una montagna di danaro e la trasmissione esclusiva degli incontri di calcio. Il terzo ingrediente è superfluo. Se non viene incorporato non c’è nessuna alterazione del gusto, si rimane assolutamente fedeli ai protocolli. E’ un ingrediente facilissimo sia da trovare che da dimenticare: è il pubblico. In questa ricetta fantasiosa, fatta di calcio giocato, calcio da vedere e da trasmettere, non si è tenuto in alcun modo conto di un fattore: l’utenza finale. Questa è lasciata in stock da magazzino, pronta ad essere tirata fuori dopo Natale, per le consuete svendite di fine stagione e le canoniche offerte con lo sconto del 110%, che adesso va molto di moda ma che nessuno ne ha però visto luce. L’assenza di eccipienti ha preso il largo anche nel nostro Paese. Diciamo questo perché l’Italia porta e deve portare avanti il vanto della tradizione, che è quello che poi in fondo ci contraddistingue dal miscuglio dell’inesplorato tex-mex. Ma il termine “tradizione” è visto come un pericolo e alcuni, forzatamente, ci leggono il significato di vecchio, obsoleto, sorpassato. Cosa che ovviamente non è. Purtroppo ci stiamo abituando ad una deriva che non ci piace. E’ troppo forte il richiamo all’apparenza che fa scomparire i richiami alla tradizione italica. Quindi, nelle consuete escursioni presso i supermercati delle nostre città, ci tocca fare i conti con prodotti che sfiorano l’illegalità per poi subirli supinamente perché il fantomatico mercato vuole questo. Alzi la mano chi non si è imbattuto nell’eresia del pesto senz’aglio. Il pesto genovese è una ricetta precisa. Vanno rispettati canoni ed ingredienti, altrimenti diventa un’altra cosa. Va benissimo prepararlo in casa come si vuole ma, al pubblico, non si può spacciare, con la denominazione ufficiale di pesto, un impasto che è tutt’altra cosa. Si corre il rischio che, tra qualche tempo, vedremo reclamizzati barattoli di ragù alla bolognese senza carne! Alla faccia del disciplinare e delle antiche ricette originali custodite (come in questo caso) presso la Camera di Commercio di Bologna. Un altro caso sottovalutato è quello del prezzo della benzina. Eravamo orgogliosi e convinti che il libero mercato, come ci volevano far credere, sbaragliasse il campo in favore di prezzi più abbordabili. Nulla di tutto questo. Tra le compagnie petrolifere sembra essere in atto un patto di non belligeranza. Il frutto è che non soltanto la benzina, tranne differenze di millesimi, ha lo stesso prezzo ma non è calata di un centesimo anche quando il costo di un barile di greggio si è ridotto a meno della metà. Con i diritti tv è accaduto più o meno lo stesso. Giornate di tensione, offerte e controfferte, poi la fumata bianca. L’Assemblea della Lega Serie A ha assegnato alla piattaforma DAZN, per il triennio 2021/24, a 840milioni di euro a stagione, i due pacchetti principali (1 e 3). Ovvero le 7 partite in esclusiva più le tre partite in co-esclusiva (nelle prossime ore Sky potrebbe accaparrarsi il pacchetto 2, quello delle 3 partite in co-esclusiva). Tutto fatto in modo da evitare quella parola diabolica: “monopolio”. Giusto. Ma in questo bailamme, nessuno ha tenuto minimamente conto della componente principale: il pubblico in qualità di fruitore finale. Prima che le cose si chiariscano definitivamente, è bene sottolineare che il bando di gara ha escluso la gente. Saranno i tifosi e gli appassionati a pagarne le conseguenze. Anche per il futuro. Oggi come oggi il telespettatore è in confusione. Chi è in possesso del solo pacchetto SKY è pronto ad una controffensiva satellitare, reclamando sconti e, nella peggiore delle ipotesi, rescissioni contrattuali. Perché una cosa è pagare un canone con 1000 partite un’altra è pagare la stessa cifra con sole 100 dirette. La stessa emittente cerca le parole più dolci per non spaventare l’abbonato, rimarcando l’importanza della CHL e della EL, più il basket, tennis, rugby, i motori. Si annulla il reale interesse di milioni di abbonati la cui squadra non parteciperà mai alle coppe europee. Quello di godersi un Benevento-Crotone in santa pace. Chi invece ha provato l’app DAZN, quella della prima ora, è seriamente preoccupato dai ritardi, dal buffering, dai fermo immagine e chissà quali altre diavolerie. Poi si è via via tranquillizzato davanti alle pretese economiche di soli 9,99 euro. Chi non firmerebbe per tale cifra? Ma il gruppo londinese è all’opera con lo studio inerente le ovvie revisioni dei listini, e già si parla di 30/35 euro mensili. Diciamo seccamente che noi non parteggiamo per nessuno. Abbiamo soltanto voglia di vedere buon calcio seduti sulle nostre poltrone (l’unico oggetto di nostra proprietà) e siamo preoccupati per gli eventi. In un paese che è all’ultimo posto in Europa per la qualità delle connessioni c’è poco da stare allegri. Allarme lanciato anche dal ministro per l’innovazione tecnologica Vittorio Colao. DAZN cerca ovviamente di tranquillizzare la platea, dichiarando che per vedere le partite basteranno 8megabit al secondo. Anche al Valico del Fortino? Nella Valle del Belice? Nel retroterra catanzarese, in Carnia o tra Macomer e i Monti di Alà? Chi ha mai mendicato uno sconto dalle tv satellitari sa bene che è cosa impossibile. Se paghi un quantum, rimane immutato, non c’è verso. E’ come la sindrome da ingaggio, quando un calciatore di 39 anni pretende lo stesso stipendio di quando ne aveva 27. Noi abbiamo già sbattuto il muso su questo granitico sistema di commercializzare e l’unico modo per uscirne è avere la pazienza di Giobbe, rifacendo impianti e contratti ex novo. Ma in ballo c’è di più, si chiama, come già anticipato, “futuro”. Cosa succederà nel 2024? Altra gara? Magari se l’aggiudicherà una neonata società, sconosciuta ai più, e giù a rifare tutti i contratti, ripetendo meccanicamente le strategie all’infinito. Tutta la nostra vita impegnata per l’onore di una falsa democrazia che va contro soltanto al malcapitato sportivo.
Ma quando si è fanatici non ci si ferma davanti a nulla e siamo già pronti ad aprire il portafogli, smart-tv comprese, per tenere botta all’ennesimo affronto: quello di sentirsi servi in casa propria.
L’eterna lotta per i diritti televisivi inerenti la trasmissione delle partite di calcio avrà sempre un vincitore. Dell’abbonato nessuna traccia, sarà sempre eliminato ai preliminari.