storiaEdson Arantes Do Nascimento Pele of Brazil celebrates the victory after winnings the 1970 World Cup in Mexico match between Brazil and Italy at Estadio Azteca on 21 June in Città del Messico. Mexico (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)

Vale la pena mettersi comodi, torniamo indietro e inizio a raccontarvi una mattinata di preparativi.
Un bambino di soli 10 anni intento a pitturare una bandiera col tricolore, mentre un caldo asfissiante picchia forte.
È il solstizio d’estate, i fuochi d’artificio sono preparati con cura.
Il Brasile incute timore in quel bimbo, ma la speranza non abbandona gli occhi di chi, da solo, credeva nei colori azzurri.
Riuniti finalmente a tifare, ma in famiglia, per motivi di nascita in Sudamerica, bhe qualcuno sembra tifare per i verdeoro.
Ma come, figli di italiani emigrati a Buenos Aires e Montevideo, tifano per Pelé?
Erano ragazzine, erano sorelle di quel bimbo, erano piccoline, erano altri tempi.
Comincia male, perché “Edson Arantes” sale in cielo e batte Albertosi.
Atmosfera silenziosa e piatta, qualcuno ci crede, forse spinto dalla voglia di un bimbo che influenza un guizzo.
“Bonimba” intercetta, si scontra, vince il contrasto, si gira e calcia a porta vuota.
Corre e il ragazzino urla contro tutto, sventola il tricolore che combatte la paura per i talenti brasiliani.
Ma poi Gérson innesca una lacrima, Jairzinho mette in ginocchio, Carlos Alberto provoca una cascata sul volto di chi deve solo arrendersi.
Festeggiano lì vicino, la rabbia è troppa.
“Un calcio a qualcuno…”.
Si, proprio un calcio.
Nessun fuoco d’artificio, nessuna Coppa Rimet in Italia.
È una storia vera, è accaduta dove sono nato.

Proprio quel 21 Giugno 1970, poiché quel bambino… era mio padre.

a cura di Gianluigi D’Ambrosio (inchiostrosportivo)

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