La grafica del match tra Spagna e Kosovo

Mercoledì 31 marzo diverse nazionali si sono affrontate per le qualificazioni ai Mondiali di Qatar 2022. Nel Gruppo B, a Siviglia, la Spagna ha superato il Kosovo per 3-1. Tutto normale, se non fosse per quello che è accaduto prima, durante e dopo la partita.

IL KOSOVO CANCELLATO DAI MEDIA SPAGNOLI

Nei giorni precedenti alla gara, la stampa spagnola è sempre stata molto attenta nel descrivere gli avversari, senza mai nominarli: “la formazione balcanica”, “la squadra del territorio kosovaro” e via discorrendo. Ad inizio match, la situazione è evoluta ai limiti del grottesco, con le televisioni iberiche che hanno silenziato l’inno degli ospiti e parlato di “inni della partita” anziché nazionali. L’abbreviazione del Kosovo nella grafica televisiva è stata un minuscolo “kos” dopo un maiuscolo “ESP” per indicare i padroni di casa. In tutta la telecronaca, gli speaker hanno fatto in modo di non nominare mai la nazione avversaria, girando intorno alla parola con sinonimi arrangiati. Più che a una competizione calcistica è sembrato di assistere a una partita fra amici a Taboo. Le cose non sono migliorate nemmeno durante la conferenza stampa, con i giornalisti che hanno cominciato a riferirsi ad un generico CT, senza indicare quale squadra allenasse. La questione non è andata giù agli avversari, i quali tramite il proprio Addetto Stampa, hanno polemizzato vivacemente nei confronti degli ospitanti. Antipatia degli spagnoli per i kosovari? Non è così semplice. Quel che è certo è che l’atteggiamento sia stato ben studiato a tavolino e che i giornalisti abbiano seguito indicazioni provenienti ‘dall’alto’.

LA SITUAZIONE KOSOVARA

Facciamo un passo indietro. A livello calcistico il Kosovo è riconosciuto dalla Fifa e dalla Uefa dal 2016. La storia politica del paese è da sempre molto travagliata, con il territorio che ha spesso patito la posizione di mezzo fra Serbia e Albania. Il 17 febbraio del 2008, per voce del premier Hashim Thaçi, il Kosovo si dichiara indipendente. Subito dopo, la Serbia prende le distanze dall’accaduto, definendo illegittima tale affermazione. Nel corso degli anni ben 106 paesi hanno riconosciuto l’indipendenza del paese balcanico mentre altri, come Cipro, Grecia, Romania, Slovacchia e Spagna, si sono espressi in maniera contraria. Ufficialmente, secondo l’ONU e il diritto internazionale, il territorio kosovaro è sotto la sovranità della Serbia. Il 19 aprile del 2013, con la collaborazione e la promozione dell’Unione Europea, è stato firmato un accordo tra Belgrado e il Kosovo in cui la Serbia, pur non riconoscendone l’indipendenza, ne legittima l’autonomia.

IL TIMORE E IL RIFIUTO DELLA SPAGNA

Anche la Spagna non è esente da conflitti interni. Su tutti quelli legati a Catalogna e Paesi Baschi. Le due regioni godono di diritti speciali ma spesso si è parlato di una volontà di indipendenza totale, creando diversi problemi al Governo di Madrid. Il timore degli spagnoli è quello di alimentare sentimenti di rivalsa andando a riconoscere realtà come quella kosovara. Da qui nascerebbe l’ostruzionismo iberico al Kosovo. Una sorta di censura volta a non aizzare gli animi degli indipendentisti di casa propria.

La questione è molto delicata e non può essere ridotta a una partita di calcio. Quel che è certo è che in poche ore quella grafica della tv spagnola ha fatto il giro del mondo. Una brutta figura per la penisola iberica che, a prescindere dal pensiero politico di ognuno, non esce bene agli occhi dell’opinione pubblica estera.

Di Dante Chichiarelli

Nato a Roma, il 26 agosto del 1984, inizia ad appassionarsi al calcio a non ancora 6 anni, durante i Mondiali di Italia '90, quelli delle Notti Magiche e di Totò Schillaci. L'amore per questo sport è nel DNA della famiglia: il suo bisnonno, Silvio Blasetti, mosse i suoi primi passi nel calcio nei primi decenni del '900 con la maglia della Lazio. Oltre a questo affianca un'altra grande passione, quella per la scrittura e per il giornalismo. Dopo le scuole, frequenta la facoltà di Scienze della Comunicazione presso "La Sapienza" di Roma e nel 2009, dopo aver collaborato per oltre due anni con "Sportlocale", settimanale sul calcio dilettantistico e giovanile, diventa giornalista pubblicista. Sempre in quegli anni inizia a frequentare il corso di giornalismo sportivo curato da Guido De Angelis e di lì a breve diventerà uno dei redattori della rivista "Lazialità". Nel corso del tempo numerose sono le collaborazioni con periodici on-line e cartacei. Nel 2011, per circa un anno, diventa Direttore Responsabile del mensile "Futuro Giovani Magazine". Da aprile 2020 collabora con la redazione di "Noi Biancocelesti". Ad oggi, nonostante gli impegni lavorativi, continua a coltivare le sue due grandi passioni che lo accompagnano sin dai primi passi della vita.