Il valzer delle panchine della Serie A, e lo show ha inizio. Conclusa la kermesse di Euro 2020, è il momento di rituffarsi nella massima serie, con le società che hanno iniziato i propri ritiri estivi. A guidarli, tante nuove personalità che renderanno il prossimo campionato più avvincente che mai. A suon di battute e colpi di scena.
Panchine Serie A, derby capitolino
“Non sono un pirla“. 3 giugno 2008, sbarco in Italia e presentazione in grande stile di José Mourinho all’Inter. Personalità, un pizzico di spocchia e mentalità vincente, miscelati gli ingredienti e via al biennio che porterà il Triplete ai nerazzurri. Un arrivederci all’Italia sigillato dalle lacrime, per un uomo che difficilmente trasuda le proprie emozioni. Dal 2010 in poi, esperienze internazionali tra Real Madrid, il ritorno al Chelsea, Manchester United e Tottenham. Risultato complessivo? 1 Premier League, 1 Liga, 2 Coppe di Lega, 1 Supercoppa inglese, 1 di Spagna, 1 Europa League, 1 Copa del Rey. In seguito alla breve esperienza con gli Spurs, lo Special One è pronto dunque a mettersi in gioco, in un progetto volto a far tornare la vittoria alla Roma nell’arco di 2-3 anni. 13 anni, alla splendida Terrazza Caffarelli, giovedì 8 luglio, 13:30. L’inizio di una chiacchierata pronta a dettare stile.
Qualche giorno dopo, si alzi il sipario su Maurizio Sarri, nuovo condottiero della Lazio. Presentazione in grande stile sui social e il sarrismo è pronto a sbarcare nella capitale. Un gioco di possesso palla, di grande tattica e finezza, che quasi si oppone alla grande organizzazione difensiva e spirito di gruppo del portoghese. Ma con un tratto in comune: l’esperienza al Chelsea e una vittoria dell’Europa League. Lui, però, ha glissato: “Questo dualismo non riesco a vederlo. L’ho conosciuto, è un bel personaggio, mi rimane simpatico. Poi ha vinto più di me, anche se non vuol dire nulla“. Per lui uno Scudetto perso a Firenze, regione da dove è originario, e uno vinto con la Juventus. Forse dato troppo per scontato, considerando la stagione da apprendistato di Pirlo. Servirà tempo, il calcio del Comandante lo ha insegnato. Ma a Formello si respira già un’aria nuova.
Panchine Serie A, all’ombra della Mole
Venti di cambiamento a Torino, su entrambe le sponde. Anzi, per la Juventus si prepara un cavallo di ritorno. Come il cavallo del Minnesota di Massimiliano Allegri. Il ritorno alle origini, ai cinque Scudetti di fila, alle due Coppe Italia e alle due Supercoppe Italiane. Unico cruccio, le due finali perse in Champions League, competizione a cui i tifosi tengono molto. Proprio lui aveva lasciato lo scettro all’attuale tecnico biancoceleste. Ora, invece, si riparte dal passato, per tornare subito a riportare in bacheca lo Scudetto, passato ai rivalissimi dell’Inter. Gioco fluido, ben organizzato e duttilità da parte dei suoi giocatori (ricordate Bernardeschi terzino?): semplice ma vincente. “Il calcio è semplice, è inutile complicarlo. In campo tu devi fare l’opposto di di quello che fa l’avversario“. Ritorno alla concretezza, ciò che in alcuni tratti è mancato ai bianconeri l’annata da poco conclusa.
In casa granata, invece, è rivoluzione totale. Sveglia presto la mattina, colazione e subito sul campo ad allenarsi. Tra le vallate della Val Gardena risuonano le urla di Ivan Juric, che sprona i suoi nuovi giocatori a non fermarsi mai, a mietere erba sul manto di gioco. “Voglio giocare con meno paura e con spirito diverso, affrontando le gare attaccando“. Questa la nuova mentalità del serbo, che intende instillare idee differenti. Dai vari Longo a Giampaolo, fino ad arrivare al traghettatore Nicola, ora è imposto un cambio di marcia. Dalle piccole cose ai difetti evidenti, la paura non deve più esistere: il Toro dovrà incornare subito l’avversario e metterlo all’angolo. L’Atalanta di Gasperini è avvisata.
Da Napoli a Milano
“La serie TV su Totti? Sono felice di avergli dato la possibilità di farne una […]. Se me lo avesse detto gli avrei suggerito delle scene per aumentare l’audience“. Si presenta così Luciano Spalletti ai microfoni della conferenza stampa del Napoli, alimentando non poche polemiche trai i tifosi giallorossi. Allenatore girovago, torna ad allenare dopo l’ultima esperienza nerazzurra nel 2018/2019. L’obiettivo è di ripartire subito forte e risollevare una piazza altamente delusa dalla qualificazione in Champions evaporata all’ultima giornata. Poche le modifiche richieste sul mercato, già le idee ci sono per proporre il suo calcio vivace e spumeggiante, con tanta qualità in mezzo e davanti. Il filosofeggiare è uno dei suoi marchi di fabbrica nelle analisi post-partita, i più curiosi e gli addetti lavori sono in trepida attesa.
Ancora la Lazio è chiamata in causa, per il dolore provocato dalla separazione. Spostandoci verso nord, troviamo Simone Inzaghi, accasatosi nell’Inter post contiana. Un compito non facile, quello di riconfermarsi campione d’Italia, vista la concorrenza alle spalle. Il piacentino, però, riparte da due certezze: il suo 3-5-2 e l’istinto del bomber Romelu Lukaku, protagonista anche all’Europeo. Un’arma sulla fascia in meno, Hakimi, ma la capacità di forte adattamento alla rosa, come dimostrato alla capitale. Inoltre, un Çalhanoğlu in più, pronto ad essere impiegato alla Luis Alberto. Attesissimo il derby contro Stefano Pioli, altro ex biancoceleste d’eccezione.
Pronto, ognuno, a lasciare il segno.