Lotito riabbraccia il figliol prodigo Felipe Anderson

Quindi Felipe torna a casa, che il freddo qua si fa sentire… Non sarà un freddo gelido, ma di certo l’estate di Auronzo di Cadore è ben lontana da quella afosa romana. Ma è un freddo più legato all’anima, quello del tifoso laziale. Anima ghiacciata dall’addio di Simone Inzaghi, uomo simbolo dei biancocelesti, partito dalla sera alla mattina dopo aver giurato amore eterno alla sua Lazio. Un amore conclusosi nel peggiore dei modi, da promesso sposo a fidanzato fedifrago nel giro di poche ore. Un tradimento quasi sull’altare, proprio con quella donna vestita di nerazzurro che spesso aveva messo piede in casa di Lotito.

Il sole illumina le debolezze della gente. Una lacrima salata bagna la mia guancia mentre lei con la mano mi accarezza in viso dolcemente. Quella mano porta i segni del tempo, ingiallita sulle dita dal fumo di sigarette. È la mano di Maurizio Sarri, arrivato a Roma per risollevare il morale di quella tifoseria tradita, vedova di Simone. Il Comandante ha le idee chiare, vuole improntare il suo gioco sulla corsa e la fatica, ponendo le basi per il suo 4-3-3. Ha bisogno di esterni d’attacco ed ecco che nella testa di Lotito riaffiora il ricordo di un vecchio amore.

Quindi Felipe torna a casa. Ma forse non se ne è mai andato. Già, perché in fondo chi se ne va dalla Lazio non se ne va mai del tutto. Tre anni di storia a distanza, conditi da ripetuti messaggi d’amore e voglia di tornare a Roma. West Ham, Porto, amori fugaci, mai del tutto scoppiati. Il cuore di Felipe Anderson è sempre rimasto a Formello. Lo testimoniano i tanti segnali di affetto ricevuti dai suoi compagni di una vita. Nessuno ha dimenticato Pipe, come affettuosamente viene chiamato.

Che mi è rimasto un foglio in mano e mezza sigaretta. Restiamo un po’ di tempo ancora, tanto non c’è fretta. La sigaretta è quella di Maurizio Sarri, che avrà il compito di far ritrovare la strada alla sua Marlena. Un talento, quello di Felipe Anderson, a tratti devastante ma sempre troppo poco continuo. La sua avventura alla Lazio è sempre stata croce e delizia. Le stagioni con Pioli, le sgroppate sulla fascia, i gol da cineteca, le rabone. Poi l’arrivo di Simone Inzaghi, il 3-5-2, un ruolo da ala mai del tutto digerito, un carattere spesso fragile e incapace di reagire. Tutto questo il neo tecnico laziale lo ha già messo nel calderone e starà a lui far uscire la ricetta perfetta. Perché con alcuni accorgimenti, il talento di Felipe Anderson potrebbe veramente riaccendere il cuore del tifo biancoceleste.

Quindi Felipe torna a casa, che il freddo qua si fa sentire. Quindi Felipe torna a casa, che non voglio più aspettare.

Di Dante Chichiarelli

Nato a Roma, il 26 agosto del 1984, inizia ad appassionarsi al calcio a non ancora 6 anni, durante i Mondiali di Italia '90, quelli delle Notti Magiche e di Totò Schillaci. L'amore per questo sport è nel DNA della famiglia: il suo bisnonno, Silvio Blasetti, mosse i suoi primi passi nel calcio nei primi decenni del '900 con la maglia della Lazio. Oltre a questo affianca un'altra grande passione, quella per la scrittura e per il giornalismo. Dopo le scuole, frequenta la facoltà di Scienze della Comunicazione presso "La Sapienza" di Roma e nel 2009, dopo aver collaborato per oltre due anni con "Sportlocale", settimanale sul calcio dilettantistico e giovanile, diventa giornalista pubblicista. Sempre in quegli anni inizia a frequentare il corso di giornalismo sportivo curato da Guido De Angelis e di lì a breve diventerà uno dei redattori della rivista "Lazialità". Nel corso del tempo numerose sono le collaborazioni con periodici on-line e cartacei. Nel 2011, per circa un anno, diventa Direttore Responsabile del mensile "Futuro Giovani Magazine". Da aprile 2020 collabora con la redazione di "Noi Biancocelesti". Ad oggi, nonostante gli impegni lavorativi, continua a coltivare le sue due grandi passioni che lo accompagnano sin dai primi passi della vita.