Gianluigi DonnarummaFonte: profilo ufficiale Instagram Gianluigi Donnarumma

Gli esordi e la maturità.

Uno degli eroi italiani dell’Euro2020 appena concluso è stato sicuramente Gianluigi Donnarumma. Un ragazzo che a 13 anni è andato via di casa per inseguire il suo sogno: diventare un grande portiere. Giocare con i campioni, come i suoi idoli Dida e Buffon. Nelle sue mani c’è una tale sicurezza che sembra scaturire da anni e anni di esperienza, ma Donnarumma di anni ne ha appena 22. A 5 anni ha indossato la sua prima divisa di calcio, a 16 ha fatto il suo debutto in Serie A grazie al Milan, che l’ha cresciuto e ha fatto di lui un grande portiere ma anche un uomo: “In maglia rossonera ho tagliato anche traguardi personali importanti, come l’esordio a 16 anni in serie A. Ho vissuto anni straordinari che non dimenticherò mai“.

Donnarumma: eroe degli europei.

È stato premiato come miglior giocatore di Euro 2020. Ha parato rigori decisivi regalando all’Italia prima l’accesso in finale, parando il tiro dagli 11 metri di Morata contro la Spagna, e poi la conquista della coppa europea, schermando la porta contro Sancho e Saka. Proprio sulla respinta del tiro di quest’ultimo ha ammesso: “Non ho esultato perché non avevo capito che avevamo vinto. Ero già a terra al rigore di Jorginho, pensavo che era finita e invece ho dovuto continuare. Poi ho visto i miei compagni che venivano verso di me e da lì è partito tutto, non ho capito più niente“. Partito da Castellammare, è ora arrivato sul gradino più alto del podio calcistico e ha portato con sé l’intera nazionale italiana.

Una bussola per l’intero gruppo.

La calma Donnarumma ha dichiarato più volte di trovarla nel suo carattere e di trasmetterla quanto più possibile ai suoi compagni. Anche quando tutto sembrava essere perduto, la sua calma serafica era lì, pronta a mettere in atto l’ulteriore miracolo. Definito fin da subito come l’erede di Buffon, Gigio non ha però mai perso il suo equilibrio. La sua famiglia è stata il suo punto di riferimento fisso: “A mio padre devo tutto perché mi ha insegnato l’umiltà e il sacrificio. Mio zio è stato importante, a 5 anni mi allenava e da lì è nata la mia passione per il ruolo da portiere”. L’Italia intera oggi ringrazierebbe personalmente, se fosse possibile, quello zio che ha fatto appassionare il suo nipotino di 5 anni al mondo del calcio. Quello zio che ha permesso, grazie ai suoi insegnamenti calcistici e al percorso tracciato, che quel bambino potesse trovare la sua vocazione. Vocazione che l’avrebbe portato, un giorno, a ricondurre il mondo del calcio italiano lì dove è il suo posto: sul tetto d’Europa, dopo 53 anni.