Mi resta poco tempo per scrivere e poi sono troppo stanco. L’aereo da Napoli a Roma, poi trafelato fino al gate 14 direzione Krasnodar. Il viaggio è andato bene se non fosse che, appena sceso, mi ha accolto un vento gelido, mai sentito. Nemmeno in pieno inverno. Oggi è appena il 14 settembre, tecnicamente saremmo ancora in estate ma……. ho perfino paura di aver portato indumenti troppo leggeri. Maledetto secondo turno di Super Lega! Ci avevano promesso partite scintillanti e invece…… Certo che, a livello di costi, è un vero salasso. Quanto rimpiango le comode trasferte di Firenze, Genova, Bologna. Due pagine di fumetto, qualche whatsapp agli amici e oplà, giunti a destinazione. Poi allo stadio, dopo 40anni di militanza, si arrivava a memoria, nessun bisogno di chiedere informazioni ogni cento metri. Qua invece è tutto in cirillico. Nessuno parla inglese, ma nemmeno noi. Tranne il volo non c’è certezza di nulla, infatti il pullman per l’albergo tarda ad arrivare. La gente ti degna appena di uno sguardo e tira via dritto. Ti senti imbarazzato, si vede lontano un kilometro che vieni da un altro mondo. Le guance rosse, la sciarpa colorata, i piedi che battono il selciato martoriando i piedi già ghiacciati. Le borse gonfie di cose inutili per un viaggio così breve. Ti senti uno straniero. In effetti siamo i nuovi stranieri, in questa terra che chiamiamo Europa. Ma l’Europa ci è stata scippata nel momento in cui stasera, invece di andare ad Empoli per la decima giornata, abbiamo dovuto sopportare questo esodo sacrificando casa, patria e lavoro. Che poi esodo non è, saremo meno di quaranta. Eeehhhhh, la fanno facile gli ideatori della Super Lega. Credono che abbiamo i super soldi, con i super poteri, per poterci sobbarcare tutte queste trasferte da 6mila kilometri a botta. Vuoi mettere una seconda classe direzione Verona? Magari ci si accontenta di un panino e tutto finisce con meno di 100euro, biglietto compreso. E poi stasera ho sensazioni strane, non so, forse perché non credo molto in questa formula. Ma stasera non vinciamo. Certo loro non sono fenomeni, però in casa si fanno rispettare. E’ andata peggio alla Lazio che stasera ospita lo Sturm Graz. Il calcio austriaco è una mina vagante. Certo che la Juve, con la solita fortuna alle urne, ha anticipato e già vinto la sua partita. Ma se a Torino prima ti promettono il Liverpool o il PSG e poi arriva il Sarajevo, allora non vale. Non vale la pena di aver abiurato il campionato italiano per codesti paraggi. E visto che del bus nemmeno l’ombra, mentre salgo su un marsrutka della Gaz (che poi è un servizio collettivo di piccoli bus che fungono da taxi), cerco di immedesimarmi negli altri tifosi. Avevano promesso enormi bacini d’utenza. Ma chi vuoi che guardi Krasnodar-Napoli o la Lazio? E poi in Italia fanno ancora più di 27 gradi. Meglio un gelato sul lungomare o al Pincio. Maledetta passione per il calcio. Comprendo i tifosi del Lecce, Torino, Spezia che, non partecipando a questa invenzione, se ne fregano, cancellando a raffica tutti gli abbonamenti ai pacchetti che di calcio hanno poco per coinvolgere gli altri. Già gli altri. Chi ha mai pensato a loro? Mi viene in mente l’omonimo film di Pandolfi (girato con attori non professionisti), anno 1963, visto, chessò, in un cineforum. Nella realtà contadina friulana l’eterna tentazione tra l’emigrazione e la certezza della miseria. E’ un poco come mi sento io stasera: un emigrante. Perso in mille riflessioni, si staglia davanti a me un edificio neoclassico. Siamo finalmente arrivati in Ulitsa Maia, all’hotel Troy. Emana un fascino discreto e decadente, quello tipico d’oltre cortina. Certo che domani sera ci vorrebbe un cavallo (non continuo la scontatissima battuta) per uscire indenni da quel catino. Mi hanno raccontato che qui hanno uno stadio molto bello, inaugurato appena nel 2016, privo della pista d’atletica, coperto in tutti settori. Ma come? Siamo nella Russia meridionale e ci sbattono in faccia stadi così? E noi in Italia, patria del calcio? Quanto vento preso a Cagliari, quanto freddo patito sui gradoni di Bologna. E’ in Italia che sembra di stare oltre gli Urali, cosa effettivamente vera se guardiamo l’Europa al contrario. Ed anche qui ci hanno ingannato, nei racconti mai veramente verificati che, da quelle parti, si è ancora agli anni 50’. Forse è stato qualcuno che non è mai andato al Picchi di Livorno! Oppure sono gli stessi che hanno magnificato questa Super League. Ma hanno mai detto, a questi pensatori, che il calcio è un’industria basata sul talento con una catena di produzione e di approvvigionamento? Le grandi squadre vivono del lavoro delle più piccole, non sono autosufficienti. Se strangoliamo quelli che stanno sotto non è una strategia è un suicidio. La FIFA poi, potrebbe escludere le squadre di questo “nuovo sistema autonomo” dall’acquistare i calciatori. Non tutti sanno che le transazioni dei giocatori avvengono su una piattaforma che è gestita dalla FIFA: transfer matching system. Esiste il divieto di acquistare giocatori da parte di chi non è iscritto alla FIFA. In proposito, l’Organismo mondiale del calcio ha appena vinto una lunga battaglia legale contro Fondo Doyan, che ha perso tutti i ricorsi, persino quello alla Corte di Strasburgo. Ma che ci importa, questa è un’altra noiosa questione politica. Noi siamo tifosi, dovremmo essere importanti, invece nessuno si cura di noi. E infatti, per colpa di queste lunghe e costose trasferte, siamo sempre i soliti quattro gatti. Finite le ondate oceaniche, le autostrade tinte d’azzurro, i 25mila di Monaco di Baviera. Ma quella era una vita fa, quando la Coppa Uefa era un torneo che, per numero e qualità di squadre, valeva due coppe campioni. Vincerla era una tortura che cominciava a settembre e finiva a maggio. Senza gli attuali mini tornei che addolciscono una serata storta. A quei tempi era vero calcio, o dentro o fuori. Troppi pensieri nella testa, mi accorgo appena che il Napoli ha pareggiato dopo una mischia su calcio d’angolo. Mi ridesta il fischio finale. L’1-1 non è un granchè, è lo specchio di questa manifestazione voluta con forza e, come tutte le cose forzate, passato l’abbrivo si spegne la passione.
Nella camera dell’hotel Troy prendo una decisione. Basta con la Super Lega.
Domenica vado a Cassino, arrivano i sardi del Carbonia.
E poi non c’era quel detto………..…la Serie D è meglio ‘e Pelè?
No, forse era un’altra cosa, come credevamo fosse pure la Super Lega.