Cos’hanno in comune il Tottenham, il West Ham, il Crystal Palace, il Brentford, il Brighton ed il Norwich City? Semplice, sono le uniche sei società di Premier League che attualmente sono ancora di proprietà inglese, le ultime rimaste dopo l’acquisizione, da parte di un consorzio dell’Arabia Saudita, del Newcastle United FC, a seguito dell’interminabile trattativa con l’ormai ex-proprietario Mike Ashley.
Fondati nel 1892 e noni nella classifica storica dei club inglesi per trofei vinti, i Magpies (Le Gazze), come vengono soprannominati i calciatori ed i tifosi del club, riconducono il proprio periodo di gloria a circa settanta fa e più ormai, quando cioè tra i primi del ‘900 e gli anni ’50 dello stesso secolo, misero in bacheca complessivamente 4 Campionati inglesi, 6 FA Cup ed 1 Charity Shield.
In una storia tipicizzata da alti e bassi, gli ultimi anni, con Ashley proprietario, sono stati sicuramente tra i più duri per i tifosi bianconeri, spesso autori di critiche, anche forti, nei confronti di una dirigenza che in più occasioni ha adottato comportamenti definiti non all’altezza della storia del club o ancor più se paragonati alla passione dei supporters di uno tra i club storici d’oltremanica. Due retrocessioni, investimenti quasi nulli, mancanza totale di comunicazione con i tifosi, un centro sportivo considerato tra i peggiori della Premier e due stelle del club come Shearer e Gutierrez trattate decisamente in maniera non adeguata, tutto questo assieme a delusioni concentrate nell’arco di 14 anni hanno fatto letteralmente esplodere di gioia i tifosi bianconeri riversatisi in strada, come per festeggiare un titolo vinto, lo scorso 7 ottobre alla notizia del passaggio di proprietà del club bianconero.
Ma da chi è formato questo consorzio saudita proprietario del club? Le componenti societarie principali, che sembrerebbe abbiano sborsato circa 300 milioni di sterline per l’acquisizione del team bianconero, sono tre: PCP Capital Partners, ovvero l’impresa della donna d’affari Amanda Staveley, la compagnia RB Sports & Media ed infine il PIF, ovvero il Fondo Investimenti Pubblici dell’Arabia Saudita, più noto come fondo sovrano del principe saudita Bin Salman, che peraltro deterrà l’80% del club inglese.
Se da un lato quindi c’è la gioia dei tifosi, non sono venute di certo a mancare polemiche durante la lunga trattativa, in primis della Premier League stessa che ha preteso, prima dell’ufficialità del passaggio del club ai nuovi investitori, la certezza che il Newcastle non venisse controllato direttamente dal governo saudita, esortata ad indagare anche da Amnesty International in materia di diritti umani: “Amnesty International ha esortato la Premier League a modificare il test dei proprietari e dei direttori “per affrontare le questioni relative ai diritti umani”, mentre il Newcastle United si avvicina a un’acquisizione guidata dall’Arabia Saudita”.
Chi è quindi Bin Salman, nuovo patron bianconero? Figlio dell’attuale re saudita Salman, principe ereditario, vice primo ministro e ministro della difesa dell’Arabia Saudita, il trentaseienne Mohammad Bin Salman Al Sa’ud, è la nuova figura in cui i tifosi dei Magpies ripongono le loro speranze sportive, specie in relazione al patrimonio personale del principe saudita, oltre a quello dell’intero gruppo dei nuovi investitori che sembrerebbe aggirarsi attorno ai 430 miliardi di dollari, il più alto in assoluto tra i proprietari dei club di calcio. Una cifra che farebbe sgranare gli occhi a chiunque e che, rapportata al mondo del calcio, potrebbe (potenzialmente) proiettare il club inglese ai livelli massimi di questo sport.
Per i fan quindi, è lecito e forse anche doveroso sognare a questo punto, ma è anche bene non dimenticare mai di essere loro la parte più autentica e l’unica davvero indispensabile di questo sport, la ricchezza più grande che il pianeta-calcio ha, ma che a volte dimentica, discostandosi dalla realtà, specie quando subentra l’ambito economico. Quegli stessi tifosi che si sono abbandonati ora a sogni proibiti mentre festeggiavano fuori il St. James Park proprio per la vendita del club però, hanno dimostrato di ricordarselo bene il concetto di autenticità di cui sopra, esprimendo l’amore per la propria squadra, e soprattutto per il gioco in sé, con un semplice quanto onorevole striscione che recitava così: “Non chiediamo un club che vince, chiediamo un club che ci provi!”.