Fonte immagine: profilo Twitter Cremonese

La Cremonese merita di più dalla sua classifica. Numeri alla mano, la squadra tornata dopo in Serie A dopo 25 anni di assenza ha raccolto 1 punto in 5 partite. Penultimo posto e un gioco che però tra le neopromosse si è rivelato il più coinvolgente. Attacco alto l’avversario e imposizione del proprio gioco, a prescindere che si tratti di una big o meno.

Cremonese, il lavoro di Alvini

I lombardi apprendono il lavoro di Massimiliano Alvini, emblema per eccellenza dell’apprendistato. Dai campi dilettantistici del Signa fino alla grande stagione col Perugia in cadetteria. Il tecnico di Fucecchio ha condotto il Grifo, neopromosso, a un’inaspettata cavalcata fino ai playoff, conclusasi poi contro il Brescia (non senza polemiche arbitrali). Una massima serie sognata e accarezzata, vissuta ora a pieno con i grigi.

La società di Ariedo Braida è stata quella che si è mossa maggiormente, ancor di più dell’ambizioso Monza. Dal capocannoniere della scorsa Conference League Dessers e l’ex Venezia Okereke, fino a scommesse come il granitico Lochoshvili o lo sgusciante Aiwu, uno dei migliori della retroguardia. Un centrocampo che parla un linguaggio internazionale: Ascacibar, Pickel ed Escalante sono colpi che garantiscono versatilità. In mezzo ad alcune certezze della promozione: la conferma di Valeri, Zanimacchia e Carnesecchi è una chiara volontà di intenti.

In fin dei conti, se la Cremonese avesse avuto qualche punticino in più non sarebbe stato un crimine. A Firenze una sconfitta rimediata solo al 95′ grazie a una topica di Radu, che vede ancora i suoi fantasmi. Sette giorni dopo, un 1-0 di misura contro la Roma di Mourinho, ma con un certo numero di occasioni importanti. Un 1-2 interno col Torino e uno 3-0 in casa dell’Inter a San Siro, seppur con un elevato possesso palla e l’intenzione di creare: le reti nerazzurre sono scaturite da contropiedi. Per concludere, uno 0-0 casalingo contro il Sassuolo, compagine indubbiamente ostica (il pareggio del Milan lo ha dimostrato).

Noi abbiamo un’identità chiara, ma abbiamo perso alcune partite perché gli avversari avevano più qualità“. Queste le parole di Alvini nel post-partita contro i neroverdi. La qualità arriverà, giocare senza timore al primo respiro di Serie A non può mai essere poco.

Di Luca Ripari

Sono Luca Ripari, ho 26 anni e provengo da Perugia. Nel giugno 2019 mi sono laureato in Mediazione Linguistica, in inglese e spagnolo. Ho una grande passione per il calcio, tanto da aver dedicato la mia tesi finale a questo argomento, lo sport interconnesso con società e cultura. Ho iniziato a collaborare con alcune testate e anche la radiocronaca mi appassiona. Mi piace scrivere, raccontare di calcio, viaggiare e leggere.