Cos’è cambiato nell’Inter in pochi mesi? Il gioco latita e il tecnico sembra aver perso la fiducia dei giocatori. Ma facciamo un passo indietro.
Stagione 2021/22: l’Inter “strappa” il sì di Inzaghi che diventa il nuovo allenatore dei nerazzurri dopo l’addio di Antonio Conte. Gli obiettivi sono chiari dopo la partenza di alcuni big e il tecnico piacentino li centra in pieno andando oltre le più rosee aspettative. Se il secondo posto in campionato lascia un po’ di amaro in bocca per alcuni match point falliti dai nerazzurri, il percorso in Champions League e le vittorie della Coppa Italia e Supercoppa italiana hanno convinto la società nerazzurra a rinnovare il contratto, entusiasti di aver trovato un manager che potesse garantire un progetto a lungo termine. Ma l’inizio di questa nuova stagione ha suscitato in tutto l’ambiente forti perplessità sulla personalità e sulle qualità di gestore dell’allenatore, lasciando molti dubbi sul suo futuro in panchina.
Capitolo mercato
Rispetto alla passata stagione il mercato in entrata dell’Inter ha portato nuove idee e forze fresche in grado di far rifiatare chi l’anno scorso non aveva un suo alter ego. Nonostante i colpi sfumati (quanto sarebbe servito un giocatore come Dybala in questo momento) la rosa sembra all’altezza di poter competere fino alla fine per portare sul proprio petto la seconda stella. Se per Lukaku (out per infortunio) il mister non ha colpe, la situazione di Asllani e Bellanova è alquanto paradossale: una manciata di minuti per entrambi senza capire il perché. Il primo, dopo un precampionato di alto livello, sembrava già pronto al grande salto e molti tifosi e addetti ai lavori si aspettavano di vederlo in campo più spesso. Il secondo, nonostante qualche problema fisico iniziale, ha tutte le qualità per portare dinamismo e corsa in una squadra che sembra spenta. Eppure, vengono preferiti regolarmente giocatori più statici e che, in questo momento, posso dare poco ad una squadra che sembra aver bisogno semplicemente di una scossa.
Gestione cambi e cartellini
Maledetta fu quell’espulsione di Lulic che costò il 4° posto alla Lazio proprio in favore dell’Inter (guidata da Spalletti all’epoca). Da quel momento, gli incubi di Inzaghi di vedere la propria squadra in 10 uomini sono aumentati e sistematicamente dopo un cartellino giallo (che sia un centravanti oppure un difensore) il cambio è automatico. Nell’ultima gara però, si è toccato il fondo: due cambi al 30° minuto del primo tempo non si erano mai visti. Oltretutto, sono pochissime le situazioni in cui le sostituzioni apportate dal tecnico nerazzurro hanno dato un vantaggio alla propria squadra: a volte troppo tardive, a volte poco incisive.
Serve il pugno duro
Manca grinta, carattere e senso di appartenenza. Manca un leader in grado di guidare la squadra, di tenere duro in questi momenti di difficoltà e trasmettere tranquillità ad un gruppo che sembra aver perso le proprie certezze. La squadra è forte, i singoli sono di livello, il gruppo è di qualità ed ora sta al tecnico trovare la quadra perché gli alibi (come detto anche dalla Curva Nord) sono finiti e al rientro dalla sosta si giocherà ogni tre giorni per più di un mese prima del Mondiale.
Inzaghi crede di avere ancora la situazione in mano, il gruppo lo segue ma non riesce ad esprimere al meglio le proprie potenzialità.
Serve tempo per trovare la strada giusta, ma la lancetta scorre veloce e le insidie sul futuro della sua panchina si fanno sempre più insistenti.